29 décembre 2010

Le tribolazioni...ma non di una cassiera

Ho sentito dire una volta che esiste un libro famoso, o un blog, che si intitola "Le tribolazioni di una cassiera" e che narra in modo comico il mondo visto dall'altra parte della cassa. Ovviamente sfata i miti legati alla professione spesso denigrata della cassiera e ne rivela le difficoltà, pari a ma diverse da quelle di un qualsiasi impiegato d'ufficio.

Ebbene io è il quinto anno di fila che penso di dovermi mettere a scrivere un libro, o un blog, o qualcosa, intitolato "Le tribolazioni di una cameriera" perché ogni anno a natale e capodanno me ne succedono di ogni e alcuni aneddoti meritano di venir raccolti per iscritto. Sì, perchè oltre a studiare e a fare la cassiera d'estate, lavoro durante le vacanze nel ristorante/albergo di famiglia da, appunto, ben 4 anni interi.

Peccato che non abbia mai scritto nulla finora, primo perché col tempo ci si dimentica di tutto tranne delle proprie figuracce e dei clienti peggiori - come una cinese portataci in taxi una sera d'inverno; il tassista disse "Buona fortuna" e scoprimmo a nostre spese che aveva ragione -, secondo perchè la scrittura è terapeutica e mi aiuterebbe a sfogarmi dopo lunghe serate da 60 coperti di cui 45 merde umane.

Sì, merde umane vi sembrerà esagerato, ma non so come descrivere meglio quegli idioti che gioiscono all'idea di trovare un difetto nel piatto per rimandarlo in cucina il più spesso possibile quando il ristorante è palesemente pieno, affollato e sovraffollato - a volte sembra facciano a gara a chi è più complicato "Sì è che io non mangio la cipolla e in questa salsa c'è della cipolla me lo può rifare? E vorrei anche che non si mettesse il paprika sul bordo del piatto per decorazione perché mi fa starnutire; oh e mi raccomando, che il piatto sia caldo", o a gara di chi rimanda il piatto più spesso in cucina (quando arrivano a 3 capisci dal loro malcelato sorrisino soddisfatto che hanno esultato e sono giunti all'orgasmo)(Sì, c'è gente che gode così).

Gente così disperata che l'unico modo che ha di divertirsi (in vacanza) è rompere i coglioni al prossimo, e farlo con cattiveria, perchè non crediate che mi vengano risparmiate frecciatine, soprattutto dalle mogli, che sono sempre le più oche, indispettite dalla presenza di un'innocente seppur agguerrita cameriera al cospetto dei mariti, ubriachi e molesti. Ciccia, non m'interessa quell'orso, al limite mi interessa la mancia che può sganciare, per il resto te lo lascio, vai scialla.

Ma ci sarebbero molte parole da spendere anche su quelli che in vacanza si annoiano, vecchie coppie di ricconi che non hanno più nulla da dirsi, e che quindi rompono i coglioni al prossimo (ve lo dicevo, è un trend che non passa mai di moda nella ristorazione e negli alberghi). Ad esempio quella coppia che prendeva l'iniziativa di decidere la cottura della carne anche per carni di cui è solo il cuoco a decidere la cottura, salvo poi rimandare tutto in cucina perchè "è troppo poco cotto" senza sapere, chiaramente, che 5 minuti di più e quella carne diventa un pezzo di legno; quella stessa coppia che prendeva una bottiglia di rosso e stava seduta tutta sera fino a mezzanotte a tavola a guardare nel vuoto e finire il vino, senza parlare, con aria indispettita, all'erta per cogliere qualsiasi misfatto o errore del personale, impedendoci di preparare la sala per la colazione perché ne occupavano un tavolo; che è la stessa coppia che in camera faceva apposta di lasciare dei soldi in giro per vedere se la donna delle pulizia li "prendeva" (!), facendo poi finta che si era trattato di mancia - ovviamente la mancia si da' l'ultimo giorno, e non in pieno soggiorno.

Quindi due tipologie di clienti sono mine vaganti, quelli che si annoiano e quelli che si divertono solo spaccando i maroni al prossimo.

Vi sono ben altre 3 tipologie di clienti pericolosi!

I finti snob: non ci credereste, ma spesso non sono i più ricchi ad essere insopportabili, anzi. Spesso coloro che hanno denaro si sono potuti permettere un'educazione e un'istruzione e risultano quindi essere persone civili, che alla peggio ti perdonano le tue mancanze perché loro sono magnanimi - e lasciamo che credano di esserlo. I peggiori sono i frustrati, quelle coppie sulla quarantina con figli, che avrebbero voluto essere ricchi ma che non lo sono e si comportano come pensano che i borghesi si comportino: con la puzza sotto al naso. Come si fa a riconoscerli? Prendono il rosso più scrauso chiedendoti di tenere la bottiglia di sera in sera e ci mettono una settimana a finirla, e fanno finta di intendersene di cucina, rimandando indietro il cibo con pretesti assurdi. E ovviamente sono sempre di Parigi. Mezza Francia è di Parigi centro città. Curioso.

Un'altra categoria insopportabile: i malcontenti. Queste povere creature hanno deciso di non poter essere felici nella vita: sono scazzati e scontenti per definizione e per difetto. Quelli li riconosci già al momento della prenotazione del tavolo.
"Vorremo mangiare qui stasera avete posto?"
-"Ho giusto del posto per 4 vicino al camino!"
-"Ma è un bel tavolo?"

...


- (Fra te e te) "NO FA CAGARE, MA SECONDO TE?!?!!" (al cliente, con una punta di freddezza) "E' l'unico rimasto" (fra te e te) "Se proprio ci tieni a mangiare qui stasera te lo fai andare bene, scassamaroni".
Ovviamente non finisce qui. Siccome sono sempre scontenti non fai a tempo a dargli il menu' che 4 secondi dopo, che tu ti sei voltato ad aprire una bottiglia a quelli del tavolo di fianco, ti fanno un cenno indispettito con la mano, il sopracciglio alzato, una smorfia di sdegno sulla bocca, "Scusi, noi avremmo scelto, possiamo ordinare?".
5 minuti dopo l'ordinazione non fai in tempo a portar loro da bere che già ti reclamano il pane come se li avessi fatti morire di fame. E non appena porti il cibo in tavola lo guardano dall'alto della loro postura ritta ritta, le mani sul tavolo una da una parte del piatto ciascuna, le spalle rigide, come se fosse il più grande schifo che avessero mai visto e non ci fosse da fidarsi. Hai appena fatto in tempo ad augurare loro buon appetito che qualcuno mormora, ma abbastanza forte da farsi sentire "Questo è freddo". Al che alzi i tacchi e ti rassegni: non ci sono più dubbi, farà tutto schifo anche se finiranno il piatto fino all'ultima briciola.

Dulcis in fundo,il gruppo. Mai sottovalutare la portata e la forza di un gruppo. Il gruppo si sposta in branco, ordina in branco e all'inizio fa il simpatico. All'inizio sono tutti amici con tutti (incluso il personale) e tutti hanno una gran voglia di passare una bella serata. Il gruppo si finge tuo complice per meglio segarti le gambe non appena si sentirà "di casa", a suo agio, autorizzato a tutto - e questo succede solitamente già dopo l'antipasto. Il gruppo avrà ordinato litri e fiotti di alcool. Non so se l'alcool sia un pretesto, ma il gruppo inizierà a sbraitarti ordini, anziché chiedere gentilmente qualcosa, come se tu fossi una persona priva del diritto al rispetto, al loro servizio. Il gruppo se ne approfitterà del suo numero per comportarsi in modo prepotente con te, povera cameriera femmina sola. Solitamente è dai gruppi che giungono le prese per il culo pubbliche più sgradevoli - sono così tanti che sono completamente sfacciati, è come se la responsabilità individuale dei propri atti e delle proprie parole svanisse e cedesse il posto a una specie di responsabilità collettiva non assunta da nessuno. Il prossimo? Chissenefrega! Maltrattiamola, la cameriera femmina sola, anche se è gentile e s'impegna, tanto non si può difendere e noi siamo tanti e abbiamo ragione. Il gruppo risveglia istinti preistorici contro cui è difficile combattere, perchè a questi istinti si associa l'effetto dell'alcool e l'effetto del branco di maschi che fanno i galletti per impressionare le femmine. Commoventi. Infine, il gruppo ti terrà mezzora al tavolo per pagare ognuno il suo.

Terrei in una categoria a parte, quasi superiore, i clienti che non sono turisti, sono del posto, del nostro villaggio, ma che mi trattano male perché pensano che io sia una "stupida e semplice cameriera". E che, quando mia madre va al tavolo per chiedere se tutto va bene e se gli è stata presentata la cameriera, sua figlia, cambiano completamente modi nei miei confronti. Interessante no?

Tutti i tipi di clienti che ho appena enumerato sono clienti che ti rovinano la serata - fino ad un certo punto perchè in questo mestiere per sopravvivere è fondamentale riuscire a lasciarsi scivolare di dosso le cose - e la cui portata negativa non può essere annullata che da un tavolo di persone civili e di buon umore: una rarità in questo periodo di feste, non si sa bene perché.

Ma del resto, di fronte a un tavolo di 6 adulti il cui portavoce, un cretino di prima categoria, ti dichiara candidamente "é che noi siamo molto difficili in fatto di cibo", cosa vuoi mai fare?

26 décembre 2010

Héritage nippon - Retaggio giapponese

"NEIGE - Attention à la vitesse" Une des images plus sympathiques du Japon- "NEVE - Attenzione alla velocità". Una delle mie foto preferite del Giappone.


Il parait que mon professeur de traduction s'est offusqué de mon manque d'enthousiasme au moment de la remise du travail de séminaire, pour lequel il m'a publiquement félicitée. Un manque purement imaginaire.
Je n'ai pas eu l'occasion de lui expliquer que je n'exulte pas de mes victoires devant les autres. Ce n'est pas élégant. Et je l'ai appris au Japon. (C'est un peu le code d'honneur des sumos...un sumo qui sait gagner n'exulte pas de sa victoire).

J'ai eu des différends avec ma colocataire. Une de mes copines m'a conseillé de mettre les choses à plat une fois en en discutant face à face. Mais moi je ne veux pas discuter face à face. Comme le dit Amélie Nothomb dans son "Stupeur et Tremblements", "discuter c'est prendre le risque d'envenimer les choses". Et ça aussi ça me vient du Japon.

***

Stando a quanto mi è stato riferito, il mio professore di traduzione non ha apprezzato (o capito) la mia apparente mancanza di entusiasmo al ricevere tanti complimenti per il lavoro di seminario che avevo svolto.
Non ho avuto modo di spiegargli la mia apparente indifferenza. Non si esulta dei propri buoni risultati davanti agli altri: non è elegante. Abitudine nipponica che accolgo in pieno.

C'è stato qualche problema ultimamente con una mia coinquilina. Una mia amica mi ha consigliato di parlarne una volta con lei direttamente, dal vivo. Io invece non ho per nulla voglia di parlarne con la diretta interessata. Sono d'accordo con Amélie Nothomb che nel suo libro autobiografico sulla vita in Giappone dice che "discutere è rischiare di peggiorare la situazione". Altra intima convinzione in diretta dal Paese del Sol Levante.

15 décembre 2010

Fatigue de fin de semestre

Dans une semaine et un jour, j'aurai fini le premier semestre de Master de traduction à l'ETI.
Ce semestre a été particulièrement long - vous savez qu'à Genève, ville chauviniste par définition, il n'y a pas beaucoup de vacances - et je sens vraiment une grosse fatigue en ce moment. J'en ai un peu perdu de ma motivation...quand j'ai une heure creuse, je n'en profite pas pour traduire ou travailler à la salle info, mais pour rentrer à la maison. Généralement je finis par m'endormir en plein après-midi...mais rien de bien grave.
Mentalement je suis déjà en vacances: j'attends d'avoir fait une pause pour me réinvestir dans mon travail; donc je peux déjà vous donner mes impressions et conclusions car je ne pense pas qu'une semaine de cours ou les examens vont me faire changer d'avis.

En traduction, je crois avoir fait des progrès. Je mets de moins en moins de temps à traduire - 2 heures suffisent d'habitude pour un texte de 400 mots en moyenne (si il me plaît :P) et surtout j'ai un peu moins de difficultés à trouver mes mots ou du moins, si la variété de mon expression n'est pas encore mon point fort, à trouver des expressions idiomatiques en langue cible. En d'autres termes j'évite mieux le "mot à mot". A défaut de savoir bien traduire, donc, je me débrouille pour ne pas traduire comme il ne faut pas traduire. C'était, je crois, un des objectifs de nos cours de traduction argumentée. Et voici pour mon évaluation personnelle. Pour ce qui est de l'avis des professeurs j'ai eu du feedback très positif sur mon travail de séminaire et mes examens blancs étaient "plus que suffisants". Sur mes copies plus récentes (de la semaine passée et de hier) j'ai remarqué qu'il y avait nettement moins de corrections.
Et surtout, j'ai prouvé à mon professeur que je sais écrire en italien sans faire de gallicismes.

Je prends de plus en plus de plaisir à traduire...

Pour ce qui est de la TAO j'ai pu apprécier la difficulté d'évaluer une MT toute seule et la grande différence avec les logiciels plus fameux. Je suis très curieuse de tester plusieurs MT pour Macintosh et pour la combinaison JP-FR/IT, mais je ne sais pas quand j'aurai effectivement le temps de le faire. C'est aussi très fatiguant de passer sa journée sur l'écran du portable...

En TA les choses se sont quelque peu débloquées et je trouve notre prof. très sympa et disponible. Elle est venue m'assister en salle info personnellement pour un exercice que je n'arrivais pas à faire - et dans son mail me disait "si j'oublie l'heure, n'hésite pas de venir me chercher ;-)". J'adore les attitudes décomplexées face aux nouveaux moyens d'expression écrite :) Pour le travail final, à rendre début février, nous allons comparer la TA faite par 3 systèmes différents d'un texte réel. Ca promet de mettre des heures...mais c'est vrai que c'est la seule manière de se familiariser réellement avec ces outils. Et je ne partage pas les critiques véhémentes que les traducteurs "traditionnels" ("mal informés" serait plus approprié à mon avis) font de la TA. Car elle n'a pas pour ambition de traduire automatiquement et parfaitement du Molière du français au groenlandais, et ça, beaucoup de gens ont du mal à le comprendre. La véhémence de leur critique trahit leur ignorance, car si ils savaient, ils n'auraient pas peur...

Qui sait, peut-être qu'un jour les traducteurs humains ne traduiront plus que de la littérature et seront finalement bien payés et reconnus pour cela, alors que les machines s'occuperont de la traduction automatique de domaines techniques et les traducteurs feront de la post-édition...La post-édition est déjà une réalité, si l'essor de la TA et des outils de TAO permettait à la traduction littéraire de reprendre sa place tout irait bien dans un monde où les choses ne sont pas à l'envers.

09 décembre 2010

Blague de TA / Indovinello

Si un logiciel de traduction automatique SAUF Google Translate qui traduit de l'anglais vers le français vous donne un texte cible (en français) qui parle de "la Fenêtres" et de "la Pomme", de quoi parle le texte source (en anglais)?

Non, la bonne réponse n'est pas "de la tarte au pomme ratée qui est passée par la fenêtre" mais bien Windows Microsoft et Apple. :)

TRUE STORY. (Me translating with MT software Reverso and Comprendium this morning)
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Se un programma di traduzione automatica (tranne Google) che lavora dall'inglese all'italiano produce un testo di arrivo in italiano in cui si parla di "la Finestra" e di "la Mela", di cosa parla il testo originale?

La risposta corretta non è "parla di quella torta alle mele che faceva cosi schifo che è stata buttata fuori dalla finestra", bensi di Microsoft Windows e Apple. :)

TRATTO DA UNA STORIA VERA (quella di io stamattina che traduco un manuale informatico con programmi di TA (Reverso e Lucy-Comprendium)).

08 décembre 2010

Des progrès en japonais...sans aller au Japon?

Après l'amertume d'avoir constaté qu'en Suisse aussi, les yamatologues sont insupportables*, voici que j'ai découvert un site que j'aurais aimé découvrir plus tôt: kokokoza sur NHK.jp! Je vous laisse apprécier par vous mêmes...Il s'agit de cours sur internet sur les matières enseignées au lycée (d'après les intitulés)...le support? Des vidéos! Chouette! C'est comme de se retrouver en cours, sans vraiment y être. Merci Internet! (Et merci esprit de pédagogie au Japon...)

* Je vous en dirai plus bientôt; en fait je suis allée au Nouryoku shiken dimanche...

07 décembre 2010

Premiers résultats en traduction.

Après quasiment 3 semaines d'absence, me voici à nouveau, pour une grande nouvelle en mini format.
J'ai obtenu une note de 5,4/6 pour la fameuse traduction de l'essai sur Visconti (travail de séminaire). Avec les félicitations du prof devant toute la classe. La correction sera faite la semaine prochaine, juste à 3, le prof., mon collègue qui a aussi travaillé sur le texte, et moi. Je me réjouis de ce moment privilégié. En attendant, en jetant un coup d'oeil aux corrections du prof. j'ai tout de suite remarqué quelques solutions à lui meilleures des miennes. Et quelques points sur lesquels il y aura sûrement désaccord. Mais dans l'ensemble mon texte "se lisait bien", voilà. Remarque c'est normal, j'avais envie de lui dire, car j'ai passé une bonne partie de mon temps de travail à décider parmi les solutions potentielles quelles étaient celles qui sonnaient le mieux avec les autres...rien n'a été laissé au hasard. Parfois j'ai même choisi en fonction du son que tel ou telle chaîne de mot produisait.

Ca fait vraiment plaisir. Tout d'abord parce qu'il n'y a rien de tel pour m'encourager. Et ensuite parce que c'était un défi avec mon ego e mon prof. Moi et eux, on allait pas vraiment d'accord sur le sujet "suis-je capable de devenir une traductrice? (Et qui ne fait pas de gallicismes?)". Aujourd'hui on va un peu plus d'accord.
On verra demain :)

19 novembre 2010

Esperimento /Expérience

Ho provato a mettere 五月病 (go gatsu byou) in Google Translate.
Verso l'italiano dice: Maggio malattia. Primate.
Verso il francese dice: La maladie peut. Farneticazioni.
Verso l'inglese: May disease. Giusto per sbaglio?

Significa letteralmente "malattia del mese di maggio" e indica la tipica depressione post inizio dell'anno lavorativo/scolastico.

J'ai essayé de mettre 五月病 (go gatsu byou) dans Google Translate.
Traductions:
vers l'italien -> Maggio malattia. Heureusement que nous, les humains, on a une vraie capacité du langage.
vers le français: La maladie peut. Ha bon, elle peut?
vers l'anglais: May disease. Juste, mais par hasard?

En fait ça se traduit littéralement par "malaise du mois de mai" et indique la dépression qu'on a après le début d'une année de travail ou d'école, car au début tout semblait bien, tout était enthousiasmant, mais par la suite...

Interesting.

16 novembre 2010

Festina lente

Faire des progrès dans la traduction, apprendre à bien traduire, cela demande beaucoup de patience envers soi-même et une bonne dose de courage pour pouvoir s'auto-critiquer.

Pour mon travail de séminaire (traduction d'un essai littéraire sur un cinéaste italien, 1000 mots 2 semaines), j'oscille alternativement entre élan et perte de confiance. Un jour j'ai l'impression d'être née pour cela, l'autre je ne me sens pas du tout à la hauteur...

Heureusement que j'ai un excellent professeur pour me guider...

14 novembre 2010

Genève de nuit

Le soleil se couche, place Molard s'illumine.

La nuit est tombée, les lumières sur la route qui mène aux Acacias

Un chat, malin. Jamais seuls à Genève.

11 novembre 2010

"Aiutiamo gli insegnanti a svolgere meglio il loro lavoro"

"Ultimamente si vedono spesso ai telegiornali presidi che chinano il capo. Insegnanti del liceo che all'esame di metà semestre hanno assegnato un problema posto così: “Chi ha ucciso il Preside?”. Maestre delle elementari che hanno fatto scrivere ai loro allievi frasi di minacce nel contesto del corso di morale.

Se sommiamo quelli delle elementari, delle medie e del liceo, ci sono in Giappone 100 mila insegnanti. Quelli che pongono ora problema sono solo una manciata. Di questi, ci saranno state persone che già di loro non sono adatte all'insegnamento.

Tuttavia, ciò che emerge da diverse fonti è l'ombra di un corpo insegnante talmente esausto da non riuscire neppure ad ammonire o consigliare i colleghi che hanno comportamenti tali per cui feriscono i bambini o perdono di vista il buon senso.

Capita, quando si entra in aula docenti per raccogliere documentazione, di sentrisi come se si stesse in un Internet Café. Anche dopo il tramonto, si vedono qua e là professori che stanno in silenzio di fronte ai loro schermi di computer accesi. Sono impegnati in lavori d'ufficio quali mandare rapporti al Consiglio Scolastico Provinciale e calcolare le spese di mensa.

Secondo un'inchiesta del Ministero dell'Educazione del 2006, gli straordinari ammontano a 42 ore mensili, 5 volte quanto quelli di 40 anni fa. C'è poi anche un aumento di problemi di bullismo tra bambini, di pretese da parte dei genitori, e di allievi stranieri. Nonostante il carico di lavoro degli insegnanti stia aumentando, a causa di difficoltà incontrate dalla finanza pubblica il numero di professori viene controllato. Al solo pensiero di aumentarlo, gli enti locali [le scuole N.d.T.] decidono di passare all'assunzione di insegnanti non professionisti che si accontentano di uno stipendio basso.

Sono aumentati i congedi – talvolta sconvolgenti nella vita di un professore - e così anche gli insegnanti che hanno perso le speranze. Sono in 12 mila in tutto il paese, scuole private e pubbliche di ogni livello incluse, ad abbandonare la professione prematuramente, e l'anno scorso si è registrato un nuovo record di neoassunti autolicenziatisi entro un anno dall'assunzione (317 in tutto).

Di conseguenza c'è poco da stupirsi se i giovani brillanti che ambiscono alla carriera di professore diminuiscono. Lo smezzamento di candidature all'esame di Stato nelle province è sintomatico. Trovo sia grave anche il problema della “crisi degli insegnanti”, tra i tanti problemi che circondano l'educazione.

Quello che si sta perdendo, secondo le parole di un veterano dell'insegnamento è, oltre allo yutori – la libertà e flessibilità, lo spazio vitale per esercitare la professione al meglio* - , la pratica che fa parte della “cultura degli insegnanti” di emulare il migliore per fare progressi. I veterani parlano della loro esperienza, e i giovani fanno le loro richieste di consigli. Si studia insieme il modo di far lezione, e si trova una soluzione, uno stratagemma. In passato, anche in tali condizioni, si trovava sempre un professore che aveva problemi [con una classe, N.d.T.]. Ma ora la comunicazione tra i membri del corpo insegnante si sta sempre più impoverendo.

Oltre a prendre i dovuti provvedimenti nei confronti dei professori che hanno causato l'attuale problema, bisognerebbe rivedere la cooperazione tra ricercatori e insegnanti. Oltre a questo, bisognerebbe fare della scuola un luogo dove si educa. Sarebbe opportuno farsi aiutare molto di più dalle persone in sito che possono dare una mano.

Occorre accellerare la messa in atto del piano per il “Miglioramento del numero e della qualità degli insegnanti”. Ma il Ministero delle Finanze disapprova il piano del Ministero dell'Educazione. Anche le discussioni in merito a come modificare la formazione, l'assunzione e i corsi di aggiornamento degli insegnanti sta prendendo molto tempo. Ancora non è chiaro in che direzione andrà l'idea della revisione del sistema dell'Esame di Stato, nata con la proposta di escludere i professori problematici.

A criticare gli insegnanti e mettere loro pressione e basta non si arriverà a nessuna soluzione."


*Mia aggiunta tra i trattini, per yutori che non è direttamente traducibile ed è la parola chiave, che fa peraltro riferimento alla dicotomia tra insegnamento tradizionale – rigido e severo – e insegnamento più transigente, yutori kyoiku per l'appunto – di recente introduzione in Giappone.


Mia traduzione dal giapponese di un articolo intitolatoどうした先生?ゆとりを取り戻せる改革を un commento alle recenti problematiche scolastiche giapponesi pubblicato sull'Asahi, sezione 社説 il primo novembre 2010. Scusate ma non ritrovo il link diretto.

Quant'è piccolo il mondo!/ Que le monde est petit..!

Come avevo già avuto modo di dirvi devo fare una piccola ricerca per il corso di LPP (Politiques linguistiques), ricerca che ho deciso di svolgere sulla lingua giapponese nel disperato tentativo di rendere la mia laurea utile.
Nel corso del lavoro di documentazione che sto svolgendo per questa ricerca ho trovato un libro di...udite udite: un certo GALAN, che mi ricordava qualcosa...guardo meglio e vedo che l'opera raccoglie i contributi di vari autori a un ciclo di conferenze sull'istruzione in Giappone tenutosi a Toulouse le Mirail! L'università dove ho fatto il primo anno e i primi passi in giapponese! E tutto mi è tornato in un baleno: sì, Christian Galan era il mio professore principale, in gambissima, noto specialista (e difatti mi trovo ora con un suo libro tra le mani). Com'è piccolo il mondo...!
Mi ha fatto anche piacere notare che anche lui sostiene la teoria secondo la quale i giapponesi hanno un complesso di superiorità nei confronti del mondo intero...e qualche minuto fa, mettendo il suo nome in Google sono capitata su un video dal titolo "Il giapponese: una lingua che si può imparare". Stima e rispetto.
***
Comme vous le savez je fais actuellement un petit travail de recherche sur la langue japonaise pour le cours de politiques linguistiques. Pendant mes recherches j'ai trouvé un livre qui me paraissait intéressant, et l'ai emprunté sans m'attarder plus que cela à l'examen de son contenu. Arrivée à la maison j'ai mieux considéré l'ouvrage et trouvé que le nom d'un de ses réalisateurs, Galan, me disait quelque chose...je retourne le livre et qu'est-ce que je trouve? Avec le soutien de la région Midi-Pyrénées et le logo de l'Université de Toulouse le Mirail! C'est la fac où j'étais en première année et où j'ai commencé l'étude du japonais! Tout m'est revenu en un clin d'oeil: Galan, Christian de son nom, c'était mon prof. principal, un français à l'air sympa, abordable, avec un fort accent du sud et un savoir infini. "Que le monde est petit!" ai-je pensé. De plus son article m'a vraiment fait remarquer à quel point c'est une personne cultivée dans le domaine dont il est le spécialiste. Admiration. Vibrant amour aussi, puisqu'il pense lui aussi que le Japon fait un complexe de supériorité face aux autres puissances économiques mondiales, et pas qu'elles, mais enfin bref. J'ai même cherché son nom sur Google et trouvé une vidéo qui s'appelle "Le japonais, c'est possible". Quelle entente. J'ai vraiment de la chance d'avoir pu commencer le japonais avec lui.

10 novembre 2010

Corsi di traduzione: mock exam e lavoro di seminario

Ci sono novità, e molto gustose, anche sul versante dei corsi di traduzione. La processione è lineare, un po' più lenta in inglese che in francese, e siamo ormai a metà corso. I nostri insegnanti ci hanno proposto il "lavoro di seminario" - facoltativo - che consiste nella traduzione di un brano più lungo e diverso del solito, con una scadenza fiscale ma più in la' di quanto ci viene concesso generalmente, a fini di valutazione che fa media per il voto finale. Ma voto a parte si tratta di una vera e propria sfida.
Per la traduzione dal francese abbiamo 3 settimane per 1000 parole. Il testo è un saggio letterario su Luchino Visconti opera di una scrittrice italiana che scrive in francese. E' ovvio che non posso rinunciare - perchè di rinunciare si tratterebbe, questa è l'occasione dei miei sogni per misurarmi con me stessa e un testo bellissimo che non aspetta che di venire tradotto. Il testo è anche molto difficile, un francese sostenuto e ricco di metafore e allusioni. Un testo letterario insomma.
Che goduria. L'adrenalina che sale solo a leggerlo, pensando "dovrò tradurlo"...! Sarò masochista, ma l'abbiamo iniziato in classe e a me sembra una delizia. Una delizia perché l'originale è scritto benissimo, e perché capire in fondo implica tradurre. E io su Luchino Visconti voglio imparare. Questa è un'occasione per documentarmi - non che gli altri testi, di attualità, politica o economica, non lo siano stati, anzi! - su un argomento suscettibile di accrescere la mia cultura generale, oltre che di piacermi. Difatti, e benché non mi sembri strettamente necessario ai fini della traduzione, oggi ho stilato una lista dei principali film di Visconti, con titolo italiano e francese e nota sul romanzo di cui sono un'adattamento cinematografico; e mi sono recata in biblioteca per riuscirne, sotto la pioggia scrosciante ma soddisfatta, con due raccolte di saggi a cura di Lino Micciché - uno studioso a quanto pare, di cinema e neorealismo. Questo per fare mio l'argomento (facoltativo) e appropriarmi di un modo di scrivere e di termini profondamente italiani su Visconti.
Tutto questo senza perdere d'occhio la necessità di capire a fondo l'originale: la prima tappa è stato un aparté a tu per tu con Robert, le petit. Chiariti i termini ambigui e fiduciosa che le vere ambiguità salteranno fuori dopo, non posso che lanciarmi nella sfida - con me stessa e il professore, due persone importanti per me a cui devo provare di essere in grado minimamente, e di avere anche un po' una vena letteraria.

Per la traduzione dall'inglese, il testo è sulla pesca. E' un saggio pure quello, e abbiamo solo 2 settimane. Che dire? La pesca non mi piace, l'inglese mi è ostico, due settimane decisamente insufficienti. Niente consegna.

Oltre al lavoro di seminario, che è facoltativo e può risultare in un suicidio accademico se fatto appena appena un po' male, c'è anche il mock exam o simulazione d'esame, sempre per entrambe le lingue. Prendere parte alla simulazione, che avviene durante le ore di lezione ma in biblioteca, è obbligatorio e tutte le copie verranno corrette e valutate. Questa valutazione però ci serve da indicazione generale sul nostro andamento in quel preciso momento, s'intende, e per capire come veniamo corretti in sede di esame. Se, qualora dovessimo essere particolarmente contenti delle nostre felici soluzioni traduttive, esiste la possibilità di aggiungere la sigla "LS" sulla copia per farlo valutare in quanto lavoro di seminario - ossia per far valere il voto come voto di esame che fa media per il voto finale.
E' chiaro che non mi azzarderò a tale imprudenza in inglese, perché non mi sento ancora matura - e se vengo bocciata all'esame pace amen, significa che dovrò rifare il corso, e che probabilmente lascerò perdere anche per il francese. Perché rischiare di consegnare una copia piena di gallicismi quando c'è il lavoro di seminario per scavarmi la fossa più comodamente dopo 3 settimane di notti in bianco?
Scherzi a parte penso di prendere le simulazioni per quel che sono:un indicatore della severità e del metodo di correzione dei nostri professori.

09 novembre 2010

Nuovi software / De nouveaux logiciels

Ormai il lavoro con SDL Trados 2009, per la CAT*, e Reverso per la TA* è finito e questa settimana abbiamo iniziato a guardare nuovi software, per permetterci alla fine di ogni corso di essere in grado di paragonare sistemi e fare scelte adeguate in funzione dei propri bisogni di traduzione.

In CAT sarà Multitrans il nostro prossimo compagno di sventure. Questo programma ha le stesse funzionalità di Trados, tranne l'editore per tradurre direttamente nella stessa schermata: bisogna aprire word per tradurre con Multitrans (come, del resto, si faceva, pare, con la versione 2007 di Trados). I componenti del programma si chiamano in modo diverso rispetto a trados anche se espletano la stessa funzione. L'unica differenza fondante - de taille, come si dice in francese - è che per vari motivi che non sto a dettagliare, il contesto delle frasi è più visibile. Un atout - de taille, anche lui - per la traduzione, che in Trados soffre un po' col fatto che non si capisce cosa venga prima e cosa venga dopo nel caso di segmenti ottenuti con la recherche contextuelle. Sono entrata nel tecnico senza volerlo; l'idea principale comunque è che Multitrans è così chiaro in quanto a contesto di parole e frasi nel testo, che spesso viene usato dagli utenti come corpus per la ricerca di collocazioni, piuttosto che come strumento di traduzione. E' il vantaggio più immediato; ne esiste un altro, particolarmente noto alle grosse aziende che hanno maree di testi da tradurre: la creazione di memorie di traduzione anche grandi (poniamo, di 1000 testi) è rapida e non necessita di previo allineamento a mano, contrariamente a quanto accade in Trados.
Per ora non ho ancora familiarizzato molto con questa "perla" del CAT, ma grazie al tutorial professionale fornitoci dovrei farmi un'idea entro settimana prossima.

In TA siamo finalmente passati ad altro, compiendo il grande salto di qualità promessoci: dai sistemi cosiddetti diretti (che traducono parola per parola senza analizzare la frase, con l'aiuto di un banale dizionario) a sistemi indiretti per "trasferimento"**, che invece un'analisi della frase fanno, e non solo.
Reverso, il sistema usato finora, ci aveva infastiditi parecchio, e tutto il primo lavoro correlatovi non serviva che a farci retoricamente rendere conto della sua inadeguatezza. Mi viene però da sorridere se penso che la CAT e la TA vengono confuse e che la maggior parte della gente pensa che la TA sia da buttare via perché ha usato solo traduttori online, che funzionano come Reverso...ma questo è un altro argomento che spero avrò modo di approfondire in separata sede, perché merita.
D'ora in poi scopriremo le meravigliose gesta di Lucy/Comprendium - non ho capito se ci sia una diatriba sul nome del software o se si tratti di un'idiosincrasia della prof. del corso. Lucy usa 3 dizionari, 2 monolingue e uno bilingue, e Lucy analizza la frase e ne crea una rappresentazione, astratta per così dire, che viene poi adeguatamente resa in lingua di arrivo. Il trasferimento sta proprio nel passo supplementare della creazione di una rappresentazione della farse. La rappresentazione, per essere chiari, sono i "concetti" espressi dalle parole, rielaborati in simboli che parole non sono, di modo che poi il sistema debba tradurre non parole - il che spesso induce in errore! - ma concetti. Ideale: è ciò che facciamo noi traduttori umani (si suppone/pensa/ipotizza/spera). Credo sia chiaro: se ci lasciassimo fuorviare dalle parole in quanto tali, scriveremmo una marea di castronerie, cadremmo in mille tranelli, saremmo vittime di tutti i modo di dire, delle espressioni idiomatiche e dei giochi di parole. ERGO ritiro il mio giudizio negativo sulla TA perché ho constatato che esistono sistemi che riproducono il processo della mente umana nel tradurre.
A parte questo, nemmeno Lucy fa tutto giusto e subito; bisogna programmare e parametrare un minimo, però la grande libertà in questo campo fa sì che non si possa considerarlo uno svantaggio.
Anche con Lucy dovrei essermi familiarizzata entro la settimana prossima. Vi terrò aggiornati sugli sviluppi!

***
Nous sommes passés à autre chose en TAO et TA: Multitrans et Lucy/Comprendium respectivement.
Le premier est un logiciel semblable à Trados, avec les mêmes fonctionnalités, mais une différence de taille qui réside dans le fait que les résultats de recherche sont toujours liés à leur contexte, de manière à pouvoir éviter le problème de "tunnel view" que l'on rencontre avec Trados. L'autre différence est que Multitrans met très peu de temps à créer des bases énormes, sans besoin d'aligner au préalable, ce qui est un avantage non négligeable dans les cas de très nombreux fichiers à traduire. Ils nous a été présenté de façon tellement positive que j'ai l'impression qu'il va devenir mon chou-chou, alors qu'en fait le choix entre les 2 logiciels vus jusque-là (il y en aurait une vingtaine sur le marché) ne se base que sur les besoins réels de traductions - la préférence personnelle ne doit donc rien au hasard. En tout cas je n'en suis qu'à un niveau très base de familiarisation avec Multitrans pour l'instant et je devrais me faire une idée plus précise avant la semaine prochaine, grâce à du travail personnel en laboratoire informatique à l'aide d'un tutoriel qui nous a été fourni.

Pour ce qui concerne, en revanche, la TA, je suis heureuse de vous annoncer que le changement de logiciel m'a fait changer d'idée sur la matière toute entière...! Reverso, le système indirect (voir aussi: stupide) qui traduit mot à mot en faisant une quantité de fautes sans que le traducteur puisse y faire grand chose, m'avait franchement déçue et surtout frustrée. D'ailleurs, faut pas s'étonner si les gens pensent que la TA c'est de la m... si ils n'ont à faire qu'avec ce genre de logiciel!! (La grande majorité de programmes de traductions online, sauf google translate peut-être qui est statistique et qui du coup fonctionne mieux). Mais bon, c'est un autre sujet que j'aborderai de façon plus complète une autre fois. Pour en revenir à mon sujet, nous sommes donc passés à Lucy/Comprendium qui est un système indirect par transfert. En gros, il analyse la phrase (rien que ça, c'est déjà pas mal!) et, qui plus est, en crée une représentation, qui sera traduite par la suite en phrase cible à l'aide de dictionnaires mono e bi-lingues. Le plus, c'est cette représentation, une représentation des concepts exprimés par la phrase source, si vous voulez, qui évite à la machine de faire de la très désagréable et nuisante traduction mot à mot. C'est prouvé, quand on traduit un concept, on traduit mieux que si on traduit les mots. L'autre nouveauté par rapport à Reverso, c'est qu'il y a 3 dicos, 2 unilingues et 1 bilingue, ce qui signifie qu'à l'étape voulue on tient compte de connaissances de la langue et à une autre, on pense de façon comparative (ce concept là comment s'exprime-t'il mieux en langue X?). Voici en tout cas ce dont je me souviens, j'espère ne pas avoir dit trop d'âneries - le cours s'est passé jeudi passé, finalement!
D'ici la fin de la semaine prochaine je devrais avoir appris à utiliser les fonctionnalités principales de ces nouveaux logiciels et être en mesure de vous en dire plus si besoin/envie s'en manifeste!

* CAT= Computer Assisted Translation, TA = Traduzione automatica
**Systèmes Indirects par Transfert in francese; non conosco l'esatta terminologia italiana.

08 novembre 2010

"Was heisst fertig?"

La mia partner tedesca di tandem mi ha ricordato cosa volessi dire l'altro giorno.

In lingue (straniere) esiste soltanto la perfezione: una lingua o la si parla, o non la si parla.

Questa dicotomia, che corrisponde alla visione che il parlante madrelingua ha del non madrelingua è una forma spietata e crudele di discriminazione tra gruppi di parlanti, forse la discriminazione più naturale che esista al mondo, naturale quanto il linguaggio.

***

En langues, il n'existe que la maîtrise parfaite; tout ce qui s'en rapproche sans vraiment y correspondre est considéré comme maîtrise imparfaite (donc impardonnable).


言語能力には母語のレベルと母語ではないレベルしかない。母語に近いレベルは存在しないと思われてしまうもんだ。

04 novembre 2010

Leopardi écrivait ainsi.

J'avais quelque chose d'intelligent à écrire; mais je l'ai oublié.

Alors tant pis, je remplirai le vide.
J'ai acheté "L'étranger" de Camus et "Chagrin d'école" de Pennac.
Histoire de me compliquer ces histoires d'influence française dans ma prose italienne...(?).
Je dévore ce qui est bien écrit, voilà tout. Et j'ai déjà lu ce qui est bien écrit en italien.

Ce seront mes lectures de vacances.

Bon début avec Pennac:
"Statistiquement tout s'explique, personnellement tout se complique".

Si je n'étais pas une stupide amante d'aphorismes et de jeux plus ou moins savants de mots, je ne serai pas une traductrice-wannabe.

Tout est prédéfini; non je n'aime pas le déterminisme. Je pense juste que je suis en train de suivre le chemin que ma vie a tracé pour moi, et qu'il est tant facile de suivre. Donc moi, qui ai écrit genre 24 journaux intimes entre 11 et 16 ans, et qui ai vécu sur 3 continents dans 6 pays différents, était prédestinée à vouloir devenir une traductrice.

02 novembre 2010

Influenze indesiderate

"Lei lasci che la invidino!"

Tutto il dramma emblematico del mio bilinguismo raccolto in questa frase.
Il bilinguismo è una fregatura. Chissà perché toccano sempre a me i ruoli di Cassandra.

01 novembre 2010

会って良かった人

久しぶりに日本語で書いてみようかなと思う。
何主題にするかという決定は何が外国語でも簡単に書けるかによる。
それだけによるかな。
結局知っている人に読めて欲しくないものにするんじゃないですかね(笑)
とりあえず堅苦しいものを避ける。だって、翻訳の勉強を初めてから、「書く」という活動にものすごく意識を持たされていて、もう自由に書けないという感じだ。というか、一番相応しい言葉が出るまで諦めないという姿勢か。あんな姿勢は私らしくて、プロらしくて良かったんだけど、たまに「思い付いたまま」に書きたいの。

さて、主題に入ると、会って良かった人に出会った。
翻訳の大学院生になってもう一ヶ月なのに、やっぱり通訳やりたかったのでまだ悔しい...。
それなのにこつこつと働いてきた。
授業で翻訳の「同僚」C。が友達になった。で、C。の一緒に住んでいる友達が通訳を専門にしている人だ。Iという人だ。二人ともいい女性で、もう毎週何回も会っている。これも私の人生に初めてかな?今までそんな友達はいなかった...。
それである週末はCとIのところでパーテイすることになって、そこ通訳の学生の何人もに紹介された。皆本当に素敵で全然自慢しない人で、勝手なうらやましさもう感じられなくなった。(そうではなかった人ならもっとうらやましくなっただろう)。
そのうえ、ある格好いい男学生が私に言った: 『君、翻訳か?いいな!僕今までずっと翻訳だった。ロンドンとパリで翻訳者として働いた。実は、大学院も翻訳にしたかったけど、結局ある友達の影響で通訳にした」。
:「マジで翻訳勉強してきたんだ?でも翻訳やりたい通訳者なんて...信じられないし、通訳続けたほうがいいと思うし。なぜかというと、通訳やる人には必ず翻訳もできると言えるが、その反対は絶対無理だからだ」と答えた。
が、彼:「それについてだけど、皆そう思い込む傾向があるが、僕はそう思わない。すごい翻訳者はすごい翻訳者だ。かならずしも通訳者にもできるわけないと思う。素敵な翻訳者いると、本当に尊敬するよ」と言った。

解放されたかのようだった。
翻訳はあんなに重んじられない職業だから...いよいよ尊敬してくれる人にこう言われてすごく嬉しかった。当人にまだ言ってないな。感謝します。

"Tanto basta fare del mot-à-mot!"

L'autre jour, l'un de mes professeurs a énoncé une vérité qui nous concerne, sous une forme ironique qui me plaît tellement, qu'au risque de faire du plagiat d'idées je vais la citer ici:
"La traduction souffre de problèmes d'image: on pense encore que c'est du secrétariat bilingue amélioré."
***

L'altro giorno uno dei miei professori ha detto una cosa talmente vera, sotto forma di enunciato talmente ironico che non posso non riproporlo qui, tentando di tradurlo meglio che posso:
"La traduzione soffre di problemi di immagine: la si confonde ancora col lavoro d'ufficio in 2 lingue di qualità superiore".

22 octobre 2010

Le point après 1 mois de cours – Primo mese di specialistica: resoconto

Me voici à la maison avec 2 éléments propices à la rédaction d'un compte-rendu de mon premier mois de traduction: la crève, et du recul.

Le rythme s'est quelque peu intensifié mais il reste abordable avec une bonne dose d'envie et énergie.

Pour ce qui concerne la traduction pure et dure, finalement avec 6 heures de cours par semaine pour 2 paires de langues je ne peux pas me plaindre du trop. Mais pour ceux qui auraient la tendence à penser qu'on ne peut pas progresser avec si peu, je dirais que j'ai remarqué que je mets moins de temps à traduire – déjà. Les progrès en anglais vers italien sont flagrants: cette semaine je me suis auto-imposée de traduire les 300 mots de devoirs en pas plus que 2 heures, d'une part parce que j'avais pas trop envie ni le temps, d'autre part parce que ce sont les conditions d'examen. J'y ai mis donc 2 heures et, d'après la correction en classe, le résultat n'était pas plus catastrophique de quand j'avais mis 6 heures une autre fois...

En traduction à partir du français, rien à signaler. Après un texte sur la menace terroriste, assez simple mais qui nous a donné l'occasion de voir comment il faut prendre position par rapport à la façon dont sont écrits les articles des journalistes et par rapport à tout ce qui est sur les journaux en général, nous sommes passés à un texte un peu plus technique qui s'intitule “Hormone de Croissance: des parties civiles demandent la saisine du Conseil constitutionnel”. La leçon que j'ai apprise est qu'après avoir compris l'original il faut s'en détacher pour trouver la collocation italienne. Ben tiens. Plus facile à dire qu'à faire. Une de mes camarades, qui avait sans doute tout simplement envie d'écrire en bon italien, s'en est pris plein la figure parce qu'elle avait fini par trop s'éloigner de l'original – à savoir, elle aurait trompé le lecteur qui ,lui, ne possédant pas l'original ne peut que s'en remettre à ce qu'il lit et à ce à quoi les mots qu'il lit lui font penser. Un exemple concret? Prenons la phrase “Le terrorisme est à 100% évitable et tout incident qui n'est pas empêché est une erreur coupable du gouvernement”. Si on veut traduire “incident qui n'est pas empêché” correctement, il vaut mieux ne pas se servir du verbe italien “impedire” (empêcher), car quoique tout à fait correct et équivalent, au participe passé “impedito” ça devient un mot qui nous (nous italophones) fait penser à un individu maladroit. Rien à voir avec la notion d'empêcher un attentat. Ca c'était un exemple pour vous faire sourire; il y en a des plus sérieux. Je vais vous citer une de mes erreurs: j'ai traduit “arrêté aux mois de juillet en Afghanistan, l'homme avait voyagé au Waziristan pakistanais, où il avait reçu une formation au maniement des armes” par “l'individuo aveva viaggiato nel Waziristan” etc. C'est pas grammaticalement faux, mais en italien en tout cas, ça donne l'idée que l'individu se baladait en vacances lorsqu'il a été arrêté...

Il faut donc prendre du recul et se demander: si j'étais le lecteur type, qu'est-ce que je penserais de ce texte? Qu'elle est l'idée que je me ferais du sujet? Et ensuite: Est-ce qu'elle correspond à l'idée de l'original? C'est souvent au niveau microscopique des mots que ça se joue. Pour le macro – le style de tout le texte cible – on verra au semestre de printemps.

Bref, il n'y a certainement pas de fil conducteur dans ces cours, nous sommes confrontés à des traductions de textes variés et difficiles (selon les professeurs). C'est avec le temps et l'entrainement qu'on s'améliore et que, faute de mieux, on apprend à ne pas se faire avoir par les pièges plus récurrents.

Je vais maintenant passer aux matières où j'ai (l'impression d'avoir) le plus appris.

En terminographie, rien à ajouter puisque plusieurs cours ont été annulés/déplacés/posticipés et nous ne sommes pas encore véritablement entrés en matière. Le seul truc, et ça m'embète, c'est qu'on fait de la terminologie aussi en traduction assistée par ordinateur (par la suite: TAO), mais de façon différente. J'ai les idées un peu confuses: il semblerait qu'il existe de la terminologie pour les entreprises qui créent de nouveaux objets (donc concepts), ou qui doivent mettre par écrit de façon systématique leur conventions sur la dénominations de leurs concepts, et de la terminologie pour la TAO qui permet dans le cadre de la traduction semi-automatique de reconnaître des termes qui sont dans une base terminologique pour en proposer la traduction, enregistrée elle aussi dans la base. C'est radicalement différent comme approche et comme résultats. La différence la plus grande étant que dans le premier cas on doit travailler sur la définition des termes dans chaque langue (sans traduire de l'une à l'autre!), et avec de la documentation variée qui sera synthétisée en un résultat nouveau; alors que dans le deuxième cas, peu importe si le mot est un terme ou pas; pourvu qu'il appartienne à un domaine, le domaine du texte, par exemple l'Union Européenne, et là la base termino servira à dire au traducteur que dans le domaine UE le mot solidarity fund se traduit par fondo di solidarietà et ainsi de suite. Dans le deuxième cas j'ai l'impression que la rigeur scientifique est moins importante, mais bon, tout cela reste à vérifier.

J'ai énormément appris en TAO: je sais me débrouiller avec les software Trados, WinAlign et Multiterm pour (1) créer des mémoires de traduction, (2) segmenter et aligner des documents traduits, (3) créer des bases de terminologie, (4) intégrer les mt, les bases termino et les documents alignés dans un projet dans trados dans le but de a. traduire un nouveau document de façon semi-automatique, b. gérer le projet, c. faire la facture. Oui! On nous apprend à facturer en fonction du nombre exact de mots qu'on traduit/révise. SDL trados, le software que nous utilisons, permet de faire une pré-analyse du document qui sort une statistique sur combien de mots sont à traduire ex novo, combien à réviser, combien à laisser tels quels, analyse sur laquelle se fonde la facturation avec les tarifs en vigueur. Nous avons aussi abordé quelques questions éthiques: est-ce correct de ne pas dire à son client qu'on dispose d'une MT, qui va faciliter notre travail, si celui-ci ne nous en fournit pas une? Et ainsi de suite. La prof. nous a donné son avis et expliqué la situation acutelle. Il se trouve qu'il n'y a pas encore de réglementation officielle (c'est à dire: de législation) sur la propriété d'une traduction* etc. Affaire à suivre, donc, pour nous futurs traducteurs.

Donc à ce jour, c'est le cours de TAO que je préfère et trouve le plus utile. Néamoins, la maîtrise de ces outils informatiques demande beaucoup de temps. Hier encore, j'ai passé 6 heures à m'entraîner sur ces softwares...Du coup, je trouve cela vraiment regrettable qu'il n'y ait pas un cours de TAO 2. Il est d'ores et déjà clair qu'il faudra vraiement que je profite de mon inscription à l'UniGe et donc de l'accès aux services informatiques pour utiliser ces produits dont la licence coute un oeil de la tête. Nous pouvons télécharger SDL trados en version démo pour 30 jours – mais, pas de chance – ça ne tourne pas sur Mac...hey Steve, et si au lieu de lancer un nouveau produit tous les 3 mois, tu pensais aux problèmes de compatibilité de ce qui est déjà sur le marché?!

En revanche, il y a un cours de traduction automatique (dorénavent: TA) 2, que je ne ferai surement pas! Je n'aime pas du tout la TA. En TA nous utilisons maintenant Réverso, un système minimaliste de traduction automatique. C'est un système stupide, et c'est pour ça que je n'aime pas le cours. En gros, on insère une phrase à faire traduire à la machine, et si le résultat n'est pas correct (la majorité des cas) on paramètre le software pour que ça sorte le plus juste possible. Ce paramètrage consiste à donner des indications grammaticales à la machine: considère ceci un verbe, considère qu'il se décline ainsi, considère la préposition qui suit qui en change la signification etc. etc. C'est une perte de temps IMMENSE. Surtout que 1. j'aime pas la grammaire, et cette approche si normative 2. je préfère la TAO parcequ'elle prévoit une collaboration étroite entre la machine – qui par définition est stupide – et l'homme – qui par définition est intelligent et, dans notre cas, un expert linguistique. Donc bon...voici pour mon avis.

Enfin, et pour terminer, je n'ai rien de nouveau à dire sur le cours de politiques linguistique, puisque nous en sommes encore à l'introduction.

Encore 2 mois entiers de cours pour ce premier semestre...

J'ai jeté un coup d'oeil aux offres de stages, mais il n'y a strictement rien pour les italophones...

Pour maintes raisons, ce passage de la francophonie à l'italophonie dans ma vie commence à me sembler une malédiction...

A plus pour encore des bonnes nouvelles, j'espère!

* Pourquoi est-ce important de se demander à qui appartient une traduction qui a été commandée et payée par un client? Parce que si le client ne précise pas qu'elle lui appartient -puisqu'il l'a achetée – le traducteur, qui l'a faite et à qui elle semble appartenir « naturellement », pourrait l'utiliser pour alimenter sa mémoire de traduction et acquérir un avantage compétitif...


Cari,

Sono a casa col mal di testa e siccome non riesco a studiare pensavo di aggiornare il mio blog raccontandovi di come vanno le cose qui a traduzione, dopo il primo mese di lezioni.

Per quanto riguarda i corsi di traduzione vera e propria riflettevo sul fatto che può sembrare non esserci una progressione dalle prime alle ultime lezioni nella difficoltà: in fondo i testi che dobbiamo tradurre sono tutti difficili, come hanno ammesso i professori, e di varia natura, per cui è solo allenandosi che, col tempo, si può giungere ad un miglioramento; o, per lo meno, a non cadere nei tranelli tipici della traduzione.

Questo però non vuol dire che non si faccia progressi. Per citarne uno, io già ci metto di meno a tradurre. Me ne sono accorta l'altro giorno quando, per mancanza di tempo e voglia, mi auto-imposi di fare le 300 parole di compito in sole due ore – che è poi il tempo che ci viene concesso all'esame. Ebbene, nonostante non fossi soddisfatta di tutte le mie soluzioni, il risultato non è stato poi così tremendo. A lezione poi va già decisamente meglio: la prof., una grande sostenitrice della maieutica, non mi spaventa più così tanto e riesco ad intervenire regolarmente, sentedo di avere un cervello funzionante e « italiano », che trova le parole giuste se aiutato.

Per la traduzione dal francese, nulla di particolare da aggiungere, se non che abbiamo avuto modo di vedere cosa è allontanarsi troppo e cosa è una collocazione giusta e che rispetta l'originale. Nella parte scritta in francese trovate alcuni esempi concreti.

Le materie in cui ho imparato più cose però sono quelle applicate e di TIM.

Di terminografia non ho da dirvi nulla, perchè non siamo ancora in medias res; ma siccome abbiamo fatto un po' di terminologia anche in traduzione assistita al computer (d'ora in poi CAT Computer Assisted Translation), è emerso che sembrano esserci due tipi diveri di terminologia, a seconda dell'uso che se ne fa. E questo mi confonde un po' le idee perché ci sono stati presentati come se si fosse trattato della stessa cosa. Ad ogni modo, sembra ci sia la terminologia -più vera, più »scientifica » per le aziende che creano oggetti e quindi concetti nuovi e che hanno bisogno di sistematizzare le denominazione riferite a tali nuovi concetti, e la terminologia per CAT dove gli elenchi bilingue di termini servono soltanto a farsi suggerire dal software, durante la traduzione semi-automatica, qual è la traduzione di un dato termine ricorrente nel testo preso in considerazione. To be continued.

La mia materia preferita comunque è CAT, perché è la più utile. Ho imparato a usicchiare Trados, WinAlign e Multiterm per 1) creare Translation Memories 2) segmentare e allineare testi tradotti 3) creare basi terminologiche, nonché a combinare tutte queste applicazioni in un progetto di SDL Trados per a. tradurre nuovi documenti più rapidamente b. gestire un progetto di traduzione c. fare la fattura. Ebbene sì! Ci insegnano a fare una fattura come Dio comanda, in funzione delle parole che abbiamo effettivamente tradotto ex novo o solo verificato. Difatti questo software consente di eseguire una pre-analisi dei documenti da tradurre con la quale stabilisce quante parole sono tradotte automaticamente, quante da verificare, e quante da rifare « a mano ». La fatturazione lo prende in considerazione visto che non sarebbe giusto far pagare il 100% della tariffa – poniamo 5 centesimi a parola – se in realtà quella parola è stata tradotta automaticamente e il traduttore non ha fatto che verificare che fosse giusto, senza, la maggior parte del tempo, dover intervenire. Utile e fico. Mi spiace difatti che non ci sia un seguito a questo corso di CAT, di cui stimo a pacchi l'insegnante.

Peccato che ci sia, invece, un seguito al corso di traduzione automatica (d'ora in poi: TA), che odio con tutta me stessa. Ok, allora immaginatevi, avete un programma in cui inserite frasi, che vengono tradotte del tutto automaticamente ma che per il 90% dei casi sono tradotte male. Dovete modificare i parametri, dando al software le informazioni necessarie – on a case by case basis- per tradurre correttamente. Indicazioni del tipo: in questo contesto considera questo come un verbo non un aggettivo, considera le preposizioni che modificano il significato in tale o tal altro modo, considera quello, considera quell'altro...e continua a tradurre male! E' una perdita di tempo immane! Ho deciso che non fa per me. Io sono per la CAT, che parte dal presupposto (giusto, e giustamente) che la macchina è stupida, o comunque non intelligente abbastanza, per fare quello che fa un uomo, e quindi fa collaborare i due per ottenere un risultato del tutto soddisfacente. CAT RULES.

Purtroppo non posso dire altrettanto di LPP (Language Policy and Planning) perché il professore è una persona talmente importante che non ci fa mai lezione. Bah. Quando saremo andati oltre l'introduzione spero di avere buone notizie da raccontarvi.

Per il resto ho fatto una capatina al cartellone delle proposte di tirocinio e lavoro e la situazione non è proprio rosea per gli italofoni. Anzi, non c'è proprio un ficco secco per noi. Pace amen, quando sarà il momento cercherò io.

Da Ginevra per oggi è tutto, vado ad affontare i due mesi rimanenti di semestre che ho!

20 octobre 2010

Scrivi che ti passa

Un'aggiunta breve ma significativa al post sull'autotraduzione, tratta pari pari dagli appunti che ho preso leggendo la tesi della dottoranda quel giorno:

E' il lettore che determina il risultato dell'autotraduzione; lo scrittore sente l'obbligo di far sopravvivere la propria creatura.

12 octobre 2010

Le gioie di WinAlign & altre disavventure ginevrine

Giornata di ordinaria pazzia e serendipità oggi.

Mi sono alzata all'alba (leggi: le 6h40) per poter essere in facoltà alle 8 e andare in aula di informatica prima della lezione delle 10. Questo perché per le lezioni pratiche bisogna, appunto, che facciam pratica con i programmi di cui ci insegnano il corretto uso - di cui noi certamente non abbiamo le licenze, ed ecco motivato l'improvviso amore per il laboratorio di informatica.

Peccato che codesto laboratorio fosse chiuso. Fino alle 9.
Dopo aver bestemmiato in turco, ed essendomi completamente passata la voglia di vedere un computer per i 120 minuti seguenti, ho ripiegato sulla biblioteca - aperta, almeno lei.

La mancanza di caffeina, a cui sto assuefacendomi - la caffeina, non la mancanza!- ha fatto sì che mi dirigessi verso la sezione "tesi" piuttosto che "tavolo-vuoto-che-ti-mette-di-fronte-alla-tua-solitudine-e-necessità-di-STUDIARE". In fondo farsi un'idea delle tesi che sono state discusse aiuta ad orientarsi, e avevo almeno due cose da appurare: 1) A cosa assomigliasse della terminologia ben fatta. Un mistero. 2) Che personaggio e di quale spessore fosse la dottoranda che oggi stesso ci avrebbe fatto lezione al posto del professore. Sono riuscita a soddisfare entrambe le voglie - voire plus.

Per la terminologia, c'era una tesi di un tale che aveva fatto uno stage di 4 mesi a Zurigo in una compagnia di assicurazioni svizzera. Ebbene sì: anche lì sembrano aver bisogno dei servigi di esperti linguistici. Iuppidu'. La tesi sembrava molto meno impegnativa dei minacciosi 25 CFU che dovrebbe valere; il che è sempre una buona cosa. Ma forse il lavoro vero e proprio da lui svolto - la terminologia e l'albero di dominio di circa una sessantina di termini nell'ambito del risk management, se non sbaglio - è stato impegnativo più di quanto uno immagini. Quattro mesi di tirocinio...non sono pochi. Il risultato però è chiaro, sicuro di sé: la terminologia, pur presentando delle difficoltà obiettive, è un argomento che si può trattare e di cui si può finire di parlare.

Per la dottoranda, devo ammettere di averla ampiamente sottovalutata, alla luce della sua tesi e di come, poi nel pomeriggio, ci ha fatto lezione. La vidi per la prima volta agli esami di ammissione. Una bionda dai tratti duri. Brutta roba, pensai (per non dire altro). La sua tesi però mi interessa particolarmente e personalmente: riguarda la traduzione e l'autotraduzione. Che non è la traduzione automatica - come pensavo io, ignorante; bensì è la traduzione fatta da un autore del suo testo, e riguarda i bilingui. Credo di avervi rotto le scatole in abbondanza con le mie seghe mentali sul (mio) bilinguismo, presente con autotraduzioni in questo blog stesso, quindi non mi dilungherò. Sia detto che mi affascina di essere un potenziale argomento di tesi di un candidato al dottorato hi hi. Tornando al discorso, cioè alla dimostrazione di quanto il personaggio sia degno di stima, costei a quanto pare ha tradotto i romanzi di Elvira Dones dall'albanese - e ha usato la sua traduzione, pubblicata in Italia e scusate del poco, come termine di raffronto con l'autotraduzione dell'autrice. Idea, trovo, bellissima e stimolante. Ora scommettiamo 50 euro che alla prossima ricerca su internet che farà di Elvira Dones scoverà questo post e mi farà bocciare all'esame perché non le sarà piaciuto e sarà risalita in qualche modo a chi sono. Rischi del mestiere.

Tutta contenta di questa scoperta e della lettura (superficiale) di queste due tesi sono andata alla lezione delle 10, CAT. Alle 11, ci siamo spostati nel laboratorio informatico. Arriverò subito al succo: dopo un'ora di lavoro di primi passi con WinAlign, che non permette di salvare nulla prima del completamento di 6 operazioni di base, il programma ha pensato bene di crashare alla sesta tappa appena iniziata. Prima del salvataggio.

Non rimanendomi tempo per ricominciare da capo entro l'inizio della lezione seguente mi sono rassegnata a fare gli straordinari in aula informatica più tardi e sono andata a traduction argumentée dal francese. Dove insegnava per l'appunto la dottoranda. Che, come accennavo poc'anzi, oltre ad essere un personaggio di tutto rispetto nell'ambito della traduzione - del resto altrimenti non sarebbe lì obiettereste voi, ma io sono abituata all'Italia, vi risponderei - è una gran figa (tanto per esser chiari somiglia alla Hunziker) e ne sa a pacchi. E spiega pure bene. Se vi piace il masochismo passate, siamo al sesto piano.

Dopo lezione sono tornata in biblioteca. Dopo un po' che studiavo e traducevo, non essendomi portata dietro il portatile ho deciso di usare i pc lì presenti.
Mica ho scoperto che ANCHE I PC IN BIBLIOTECA hanno le licenze dei software dei pc dell'aula informatica di cui avevo bisogno stamattina alle otto?

Dicesi sfiga, o chiamasi beffa.

Ad ogni modo ho messo a frutto questa scoperta per fare gli straordinari e recuperare l'ora persa a causa dei capricci di WinAlign.

A nuoto sono andata un po' timorosa: dopo tanta sfiga condensata in così poche ore, temevo come minimo un furto, e nel peggiore dei casi di scivolare e cadere rumorosamente davanti a tutti, o simili e affini. Mi è andata bene: ho solo avuto dei crampi al piede per l'ultima mezz'ora di lezione.