11 novembre 2010

"Aiutiamo gli insegnanti a svolgere meglio il loro lavoro"

"Ultimamente si vedono spesso ai telegiornali presidi che chinano il capo. Insegnanti del liceo che all'esame di metà semestre hanno assegnato un problema posto così: “Chi ha ucciso il Preside?”. Maestre delle elementari che hanno fatto scrivere ai loro allievi frasi di minacce nel contesto del corso di morale.

Se sommiamo quelli delle elementari, delle medie e del liceo, ci sono in Giappone 100 mila insegnanti. Quelli che pongono ora problema sono solo una manciata. Di questi, ci saranno state persone che già di loro non sono adatte all'insegnamento.

Tuttavia, ciò che emerge da diverse fonti è l'ombra di un corpo insegnante talmente esausto da non riuscire neppure ad ammonire o consigliare i colleghi che hanno comportamenti tali per cui feriscono i bambini o perdono di vista il buon senso.

Capita, quando si entra in aula docenti per raccogliere documentazione, di sentrisi come se si stesse in un Internet Café. Anche dopo il tramonto, si vedono qua e là professori che stanno in silenzio di fronte ai loro schermi di computer accesi. Sono impegnati in lavori d'ufficio quali mandare rapporti al Consiglio Scolastico Provinciale e calcolare le spese di mensa.

Secondo un'inchiesta del Ministero dell'Educazione del 2006, gli straordinari ammontano a 42 ore mensili, 5 volte quanto quelli di 40 anni fa. C'è poi anche un aumento di problemi di bullismo tra bambini, di pretese da parte dei genitori, e di allievi stranieri. Nonostante il carico di lavoro degli insegnanti stia aumentando, a causa di difficoltà incontrate dalla finanza pubblica il numero di professori viene controllato. Al solo pensiero di aumentarlo, gli enti locali [le scuole N.d.T.] decidono di passare all'assunzione di insegnanti non professionisti che si accontentano di uno stipendio basso.

Sono aumentati i congedi – talvolta sconvolgenti nella vita di un professore - e così anche gli insegnanti che hanno perso le speranze. Sono in 12 mila in tutto il paese, scuole private e pubbliche di ogni livello incluse, ad abbandonare la professione prematuramente, e l'anno scorso si è registrato un nuovo record di neoassunti autolicenziatisi entro un anno dall'assunzione (317 in tutto).

Di conseguenza c'è poco da stupirsi se i giovani brillanti che ambiscono alla carriera di professore diminuiscono. Lo smezzamento di candidature all'esame di Stato nelle province è sintomatico. Trovo sia grave anche il problema della “crisi degli insegnanti”, tra i tanti problemi che circondano l'educazione.

Quello che si sta perdendo, secondo le parole di un veterano dell'insegnamento è, oltre allo yutori – la libertà e flessibilità, lo spazio vitale per esercitare la professione al meglio* - , la pratica che fa parte della “cultura degli insegnanti” di emulare il migliore per fare progressi. I veterani parlano della loro esperienza, e i giovani fanno le loro richieste di consigli. Si studia insieme il modo di far lezione, e si trova una soluzione, uno stratagemma. In passato, anche in tali condizioni, si trovava sempre un professore che aveva problemi [con una classe, N.d.T.]. Ma ora la comunicazione tra i membri del corpo insegnante si sta sempre più impoverendo.

Oltre a prendre i dovuti provvedimenti nei confronti dei professori che hanno causato l'attuale problema, bisognerebbe rivedere la cooperazione tra ricercatori e insegnanti. Oltre a questo, bisognerebbe fare della scuola un luogo dove si educa. Sarebbe opportuno farsi aiutare molto di più dalle persone in sito che possono dare una mano.

Occorre accellerare la messa in atto del piano per il “Miglioramento del numero e della qualità degli insegnanti”. Ma il Ministero delle Finanze disapprova il piano del Ministero dell'Educazione. Anche le discussioni in merito a come modificare la formazione, l'assunzione e i corsi di aggiornamento degli insegnanti sta prendendo molto tempo. Ancora non è chiaro in che direzione andrà l'idea della revisione del sistema dell'Esame di Stato, nata con la proposta di escludere i professori problematici.

A criticare gli insegnanti e mettere loro pressione e basta non si arriverà a nessuna soluzione."


*Mia aggiunta tra i trattini, per yutori che non è direttamente traducibile ed è la parola chiave, che fa peraltro riferimento alla dicotomia tra insegnamento tradizionale – rigido e severo – e insegnamento più transigente, yutori kyoiku per l'appunto – di recente introduzione in Giappone.


Mia traduzione dal giapponese di un articolo intitolatoどうした先生?ゆとりを取り戻せる改革を un commento alle recenti problematiche scolastiche giapponesi pubblicato sull'Asahi, sezione 社説 il primo novembre 2010. Scusate ma non ritrovo il link diretto.

Aucun commentaire:

Enregistrer un commentaire