30 avril 2010

Un altro countdown.


Questo è il mio ultimo mese a Bologna.
Tra poco un'altra partenza, tra poco una nuova vita di nuovo.

Vi terrò aggiornati. A breve un sunto degli eventi di attualità della prima metà del 2010 in Giappone.

ボローニヤにいるのはこの最後の一ヶ月。
まもなくまた出発だ。また新しい生活のスタート。

新情報あったらすぐお知らせします。そして日本の時事問題についても書くつもりです。

22 avril 2010

Ironia del destino

Ultimamente, essendo abbastanza intrippata con la prossima tappa della mia vita che, mi auguro, sarà l'apprendimento del mestiere di interprete, mi sono un po' documentata sulle possibilità di lavoro.
Ne risulta che il mio profilo, con qualche aggiustamento da arrecarvi negli anni (tipo recuperando il mio tedesco, che appresi da bimba e che è sepolto da qualche parte nel mio cervello), è quello del candidato a trovare lavoro sul mercato privato come freelance e nelle istituzioni europee piuttosto che all'ONU. Per lavorare come "staff member" all'ONU infatti, bisogna avere nella propria combinazione linguistica ben 3 delle lingue ufficiali - Francese, Inglese, Arabo, Russo, Cinese, Spagnolo - e io ne ho soltanto due.
Preso coscienza di dove mi potrebbe portare il mio lavoro, è riemerso il problema della nazionalità, che per lunghi anni è stato un tema per me di grande importanza. E che avevo sepolto per il troppo dolore di avere un passaporto di un paese di cui non so nulla e dove non ho mai vissuto (la Svizzera) e l'identità e il senso di appartenenza ad un altro (l'Italia). Come mai ho riesumato questo argomento doloroso? No, non sono masochista. Perché a quanto pare, nelle istituzioni europee si può lavorare come staff member (cioè avere un contratto di lavoro vero e proprio e non vivere di missioni come fanno i freelance) solo e soltanto se si ha la nazionalità di uno dei 27 paesi membri. Si presume che prima o poi uno nella vita prenda dimora fissa ed eserciti un'attività remunerata stabile che gli possa garantire sicurezza, cosa di cui io, vagabonda, prevedo di aver bisogno più di chi mi invidia una vita passata a scorrazzare tra un continente e l'altro.
Voi capite che io in quanto svizzera che ha sempre anelato a e avuto diritto alla cittadinanza italiana, mi mangio le mani ma appena un pochino.
Quando avevo tentato una domanda di naturalizzazione in virtù del fatto che riempo BEN 2 delle condizioni necessarie e sufficienti per diventare italiana - parentela con una nonna italiana e residenza ininterrotta di oltre 10 anni sul territorio italiano - con mio grande sdegno e disappunto me la si negò perché mi mancava il requisito di essere una lavoratrice che paga le tasse da 3 anni prima della domanda o avere i genitori in tale situazione se si è studenti.
Ironia della sorte: mio padre ha lavorato in Italia e pagato le tasse per tipo 20 anni ma è rimpatriato in Svizzera esattamente 3 anni prima del mio primo ingenuo tentativo di ottenere il passaporto italiano. Io non mi ero mai informata prima, i miei genitori neanche, nessuno poteva sospettarlo. La mia domanda non è stata accolta. Parlo di circa 3, 4 anni fa.
Me ne sono fatta una ragione pensando che non appena sarebbe stato possibile mi sarei messa a lavorare in Italia e dopo i regolamentari 3 anni avrei fatto domanda e poi ottenuto questo benedetto passaporto. Non prendo in considerazione, per una questione di principio e convinzioni mie, l'ipotesi di ottenere la cittadinanza attraverso il matrimonio, e comunque anche lì ci vogliono dai 2 ai 3 anni dalla cerimonia prima di far domanda.

Oggi compro il giornale e vado a leggerlo ai giardini.
E' una bella giornata di sole, si sta bene.
Scopro un articolo sulla naturalizzazione di circa 40'000 stranieri in Italia per il 2009. Scopro 3 fatti rivoltanti.
Innanzitutto in Europa l'Italia è fanalino di coda per questo fenomeno. Su 60'000 domande ne sono state accolte 40'000, mentre in Francia si viaggia sui 140'000 l'anno.
Secondo, per chi pensa di fare il furbo e sposarsi solo per ottenere la cittadinanza è stato varato un "pacchetto sicurezza" che impone di aspettare 2 anni se si vive in Italia 3 se si è all'estero prima di poter fare la richiesta. E' una posizione che condivido, tutto sommato. Peccato che ci sia un lato schifoso a tutto questo: per sposarsi bisogna presentare il permesso di soggiorno.
E in tutto questo ho scoperto che il tempo medio necessario allo stato italiano per analizzare e approvare le domande è di...4 anni, sia nel caso di naturalizzazione per matrimonio che per residenza.

Facendo un paio di conti cosa ne posso dedurre?
Ho ora 24 anni di cui 12 in Italia e una nonna italiana. Prima di diventare italiana, se la legge non cambia, dovrei aspettare, se tutto va bene:
-2 anni prima di laurearmi
-più altri 3 anni dalla laurea ponendo che riesca a trovare subito lavoro e ad esercitarlo in Italia come freelance, il che è molto più facile da scrivere che da fare
-più 4 anni perché la richiesta mi venga approvata
totale: 9 anni. Cioè, in altre parole, se io sono la candidata ideale per un dato tipo di impiego per svolgere il quale mi laureo a 26 anni, potrò pensare di occupare quel posto a partire dai 34 anni circa. E nel frattempo sarò virtualmente costretta/bloccata in Italia nonostante potenzialmente ci potrebbero essere proposte di lavoro più interessanti all'estero.

Non so se sperare in un'adesione della Svizzera all'UE oppure ad un cambio di condizioni di reclutamento in seno alle istituzioni dell'UE stessa, perché la questione della naturalizzazione è decisamente cavillosa, frustrante ed ingiusta.
Del resto, il fatto che gli svizzeri possano lavorare all'UE in quanto freelance sottolinea la loro sostanziale idoneità: se uno fa bene il suo lavoro, ha superato gli esami di accreditamento, ha residenza fissa e paga le imposte in un paese dell'UE e per giunta ha avuto una educazione più europea che svizzera, perché non deve poter lavorare nelle sue istituzioni?

Non avendo più fiducia né speranza nell'Italia spero nell'Europa come luogo dove le cose si fanno intelligentemente.

Ironia del destino? Il mio cognome è italiano.

12 avril 2010

6050

Un chiffre qui n'est plus anodin, pour moi et pour d'autres aspirants interprètes. Car c'est la salle d'interprétation à l'ETI!
Je suis en effet en ce moment à Genève pour les examens d'admission au Master en Interprétation de Conférence et c'est dans la salle 6050 que j'ai passé l'une de mes épreuves. De forme ovale, outre à une table centrale avec micros et des places pour le public avec micro et casques, elle dispose bien évidemment de cabines d'interprétation, exactement 10, illuminées de façon différente selon où leur baies vitrées donnent.
D'y entrer - en plus je ne m'y attendais pas car aucun signe extérieur laissait comprendre de quelle type de salle il s'agissait- ça m'a donné les frissons...

Un numero che ha un significato ormai, per me così come per altri aspiranti interpreti...è l'aula adibita a sala di interpretariato della Scuola Interpreti di Ginevra!
Mi trovo a Ginevra in questo momento infatti per dare gli esami di ammissione al Master di Interpretariato di Conferenza e una delle prove di oggi si è svolta in questa sala numero 6050. Di forma ovale, oltre ad un tavolo al centro con microfoni e ai posti per il pubblico forniti tutti di microfono e cuffie, dispone anche delle cabine per gli interpreti, 10 per l'esattezza, tutte diversamente illuminate a seconda della loro posizione.
Entrarvi - per di più senza aspettarmelo in quanto era impossibile indovinare da fuori di che tipo di aula si trattasse - mi ha fatto venire i brividi...