26 septembre 2009

Piu' di mille

Mi sono accorta quasi per caso di aver superato le 1000 visite. E allora colgo l'occasione per ringraziare tutti i miei lettori! Un grazie di cuore con una raccolta di foto...a cuor leggero :-)

I cartelli della metropolitana di Tokyo.


"Fatelo a casa"

"Fatelo a casa".

"Fatelo di fuori".

"Fatelo in palestra".

20 septembre 2009

Qui lo dico e qui lo nego.

Vorrei parlarvi di una cosa, molto randomly: cioè cosi' come mi viene. Confusamente in mente.
Ora esiste questo fantastico aggegio che si chiama Facebook e che ci da' uno spaccato della vita degli altri, bombardandoci di immagini e foto delle vite altrui. La conseguenza è che vedo spesso le foto del mio successore, un mio amico di facoltà che sta studiando alla Waseda come ho fatto io, e che ora si trova esattamente dove ero io un anno fa.
Ho sempre pensato che chi ha già avuto dovrebbe essere contento per gli altri. Beh, decisamente si tratterebbe di una gran dote. Non avrei pensato mai che fosse cosi doloroso vedere quelle foto. I posti in cui sono stata tutti i giorni per 10 mesi mi sembrano cosi' fantastici e unici, come se non ci fossi mai stata. E le foto di posti in cui invece, non sono mai stata oppure in cui sarei voluto andare senza riuscirci - salire in cima al metropolitan building di shinjuku, fare una foto con da sfondo la statua LOVE che per me rappresentava cosi' tanto simbolicamente perchè proveniva dal primo film giapponese moderno che abbia mai guardato- vedere ste foto e pensare che in 10 mesi sono riuscita a non fare delle cose, mi fa venire addosso una gran depressione.
Tutto questo pero', sento essere profondamente ingannevole. Sembra attaccamento, che non è: 3 mesi fa non vedevo l'ora di tornare in Italia e provavo molto piu' dolore nel vedere le foto dei miei amici che si divertivano ed erano col mio ragazzo, e il corso della vita normale che andava avanti senza di me.
Pensavo cosi, randomly, stasera, e domani forse mi sentiro' diversamente chissa'. Ho una gran paura di dire quello che provo veramente riguardo a tutta questa storia del giappone, prima durante e dopo, per paura di venire fraintesa. Fraintesa perchè persino chi è stato li con me per la stessa durata di tempo ha sentimenti e modi diversi dai miei, figurarci chi non c'è stato...
Ma sto divagando e tutto questo è ben troppo personale per essere di un benchè minimo valore.
Domani, la rimpatriata.

19 septembre 2009

Altro spunto di riflessione


Barbarismo civilizzato (Nietzsche): La società moderna al massimo della sua evoluzione razionale e tecnologica è sull'orlo della distruzione e di un inevitabile e paradossale regresso ad uno stato primitivo tutto fuorché spontaneo.

A parte i riferimenti al primitivo, la prima parte della frase mi fa tanto pensare a Tokyo, metropoli, e i suoi abitanti, disperati, prigionieri in una realtà tecnologicamente e razionalmente perfetta e avanzata ma alienante.

15 septembre 2009

Giapponese ad alti...altissimi livelli!

(Si proprio)

Sapete, lo studio del giapponese è come lo studio di uno strumento: meno di
un tot ore al giorno non serve a niente - non si fanno progressi- e smettere solo un giorno fa perdere la mano.

Per inciso, la mia coinquilina che studia pure lei giapponese, ha il nintendo DS e *meraviglia delle meraviglie* mille giochi di lingua giapponese e ideogrammi. Perchè ovviamente il giapponese non è facile nemmeno per i suoi parlanti.
A parte che uno quando è immerso nelle cose non vede prorpio quello che gli sta sotto gli occhi- leggi: quando abitavo a Tokyo avrei potuto procurarmi comodamente sia il DS che i giochi giapponesi di lingua giapponese - disponibili solo sul mercato giapponese- così appropriandomi di un valido, ludico e alternativo strumento di studio.
Comunque questo giochino qui,
kokugo, la denominazione ufficiale dell'insegnamento di lingua giapponese nelle scuole, dopo un test di ingresso volto a giudicare le mie competenze in grammatica, ideogrammi, linguaggio onorifico, modi di dire e significato delle parole, mi ha inserita in un bel livello 5 su 6 dove 6 è base e 1 il piu' difficile. Commento aggiuntivo: あなたの日本語能力は小学校卒業レベルです。Il tuo livello di giapponese è da licenza elementare. Questo mi riconforta!
Sono passata al giochino successivo, ignorando kokugo che dai, è fatto per i giappi, sono capitata su un gioco per allenarsi con gli ideogrammi
che pero' misteriosamente non ti fa sostenere il livello successivo nonostante tu abbia passato l'esamino di quello precendente. Cosi sono ancora al livello 10 su 10 (elementare-base ovviamente!) che mi chiede come si scrive "pioggia" e come si legge "2" quando io fino a due mesi fa studiavo i problemi ambientali, il protocollo di Kyoto e la deforestazione in giapponese, e mi vedo comparire la scritta ステファニーさん、後2回の合格で昇級ができます ossia Sig.Stephanie, dopo aver superato altre 2 volte il test puoi salire di livello. Ho spento.
Insomma molto accomodanti questi giochi.
Ho deciso che li integrero' allo studio del proficiency di giapponese, così, giusto da non dimenticare le basi, visto che pare non le abbia...XD

p.s. non so perchè blogger mi carica le prime due foto storte : (

12 septembre 2009

Letteratura di viaggio

I testi di viaggio ereditano da Erodoto il metodo della comparazione per cui quello che lo sguardo europeo incontra nel Nuovo Mondo è soprattutto cio' che puo' essere confrontato con quello che già si conosce e cio' che viene escluso o taciuto si deve percepire come inesistente. E' per questo che tali testi si delineano anche come manuali che insegnano a guardare, ma anche ad osservarsi, immaginarsi, identificarsi e differenziarsi dall'"altro", fornendo materiale informativo e creando pero' al contempo un'illusione che deve risultare credibile proprio perchè si fonda sulla certezza di un confronto: un confronto che è sempre funzionale al consolidamento dell'identità di chi osserva. La maggior parte di queste opere ha la pretesa di diffondere il nuovo tra un pubblico di lettori che, paradossalmente, desidera essere sedotto da una novità che, il piu' delle volte, si aspetta.

(Grassetto e corsivo miei, tratto dal saggio "Orrore e meraviglia: percezioni europee del selvaggio antropofago" di G. Golinelli)

[Quante volte ho scritto per ridefinire la mia identità?
Quante volte avete inconsciamente voluto capire quello che già conoscevate, e ignorato quello che vi era del tutto ignoto?
Il confronto con l'altro è una delle pratiche piu antiche dell'uomo eppure una nelle quali è piu negato in assoluto: secoli di colonizzazione, ferite di decolonizzazione, alleanze e comunità linguistiche e culturali non hanno insegnato ancora a nessuno ad accettare l'altro per com'è e a non vederlo con gli occhi con cui vogliamo vederlo.
Il risultato? Razzismo e xenofobia ancora esistenti ovunque nel mondo]

09 septembre 2009

Sradicamento

"Come ci si poteva definire originari di Tokyo? Inoltre, l'odierna Tokyo non è posto in cui si possa metter radici. E' un campo sterile che ha perso il profumo della terra. Non c'è pioggia e non c'è aratro che possa renderlo di nuovo fertile.
L'unica cosa che non manca sono le comodità della vita moderna. Tokyo assomiglia a un'automobile di lusso: per quanto possa essere di livello eccelso e con tutti i comfort, le persone non possono vivere solo al suo interno. Ognin tanto ci salgono, la usano perchè è molto comoda, ogni tanto la lavano e ci vanno in giro. Ma poi quando arriva il suo momento, o quando se ne stancano, ne comprano una nuova.
Ecco, Tokyo è questo genere di città. Ogni tanto la gente sale sulla macchina che si chiama Tokyo, e ci salgono in tanti, perchè ha tanti optional che altre automobili non hanno, anche se certo non ha molta personalità. Pensano che comunque, appena ne avranno l'occasione, la cambieranno. Ma
spesso, pur continuando a pensarlo, ci restano tutta la vita.
Ma la gente non pianta radici in un posto che vuole lasciare. La gente non chiama casa in un luogo da cui progetta, prima o poi, di andarsene. Per questo motivo, la maggioranza di quelli che vivono a Tokyo si sente sradicata, e si attacca al luogo d'origine dei genitori, o persino dei nonni, e lo fa proprio. Com'è inevitabile pero', questo tipo di legami è fragile, ed è destinato a divenire semper piu' debole col passare del tempo. Di conseguenza, sono sempre di piu' gli individui che si sentono come erba falciata, precari, senza radici. E Honma si sentiva proprio cosi'.
Quando per lavoro gli capitava di incontrare qualcuno che, per le strade della metropoli, parlava con cadenze e accenti che suggerivano origini lontane, Honma si sentiva all'improvviso un po' solo."

Tratto da "Il passato di Shoko" di Miyabe Miyuki, tradotto da Vanessa Zuccoli, Fannucci Editore pagg.161-162

Pur riflettendo che si, è una illusione pensare di sentirsi cittadino di e appartenente a Tokyo, non posso scordarmi l'effetto che mi faceva vederla dall'alto. La distesa a vista d'occhio di Tokyo mi ha sempre dato una stretta al cuore, un po' di angoscia e un'infinita tristezza, dovute a solitudine...perchè è impossibile non sentirsi soli, davanti a quel paesaggio...eppure quando riguardo lo stesso paesaggio oggi, tramite le foto che avevo fatto, c'è qualcos altro oltre al rinnovato sentimento di immensa solitudine. Qualcosa che a tutt'oggi non so spiegare. Certo non si puo' definire "senso di appartenenza, seppur minimo". Dev'essere il fascino, il fascino che le metropoli, grandi città come Roma, Parigi e, appunto, Tokyo esercitano sulle persone.