29 décembre 2010

Le tribolazioni...ma non di una cassiera

Ho sentito dire una volta che esiste un libro famoso, o un blog, che si intitola "Le tribolazioni di una cassiera" e che narra in modo comico il mondo visto dall'altra parte della cassa. Ovviamente sfata i miti legati alla professione spesso denigrata della cassiera e ne rivela le difficoltà, pari a ma diverse da quelle di un qualsiasi impiegato d'ufficio.

Ebbene io è il quinto anno di fila che penso di dovermi mettere a scrivere un libro, o un blog, o qualcosa, intitolato "Le tribolazioni di una cameriera" perché ogni anno a natale e capodanno me ne succedono di ogni e alcuni aneddoti meritano di venir raccolti per iscritto. Sì, perchè oltre a studiare e a fare la cassiera d'estate, lavoro durante le vacanze nel ristorante/albergo di famiglia da, appunto, ben 4 anni interi.

Peccato che non abbia mai scritto nulla finora, primo perché col tempo ci si dimentica di tutto tranne delle proprie figuracce e dei clienti peggiori - come una cinese portataci in taxi una sera d'inverno; il tassista disse "Buona fortuna" e scoprimmo a nostre spese che aveva ragione -, secondo perchè la scrittura è terapeutica e mi aiuterebbe a sfogarmi dopo lunghe serate da 60 coperti di cui 45 merde umane.

Sì, merde umane vi sembrerà esagerato, ma non so come descrivere meglio quegli idioti che gioiscono all'idea di trovare un difetto nel piatto per rimandarlo in cucina il più spesso possibile quando il ristorante è palesemente pieno, affollato e sovraffollato - a volte sembra facciano a gara a chi è più complicato "Sì è che io non mangio la cipolla e in questa salsa c'è della cipolla me lo può rifare? E vorrei anche che non si mettesse il paprika sul bordo del piatto per decorazione perché mi fa starnutire; oh e mi raccomando, che il piatto sia caldo", o a gara di chi rimanda il piatto più spesso in cucina (quando arrivano a 3 capisci dal loro malcelato sorrisino soddisfatto che hanno esultato e sono giunti all'orgasmo)(Sì, c'è gente che gode così).

Gente così disperata che l'unico modo che ha di divertirsi (in vacanza) è rompere i coglioni al prossimo, e farlo con cattiveria, perchè non crediate che mi vengano risparmiate frecciatine, soprattutto dalle mogli, che sono sempre le più oche, indispettite dalla presenza di un'innocente seppur agguerrita cameriera al cospetto dei mariti, ubriachi e molesti. Ciccia, non m'interessa quell'orso, al limite mi interessa la mancia che può sganciare, per il resto te lo lascio, vai scialla.

Ma ci sarebbero molte parole da spendere anche su quelli che in vacanza si annoiano, vecchie coppie di ricconi che non hanno più nulla da dirsi, e che quindi rompono i coglioni al prossimo (ve lo dicevo, è un trend che non passa mai di moda nella ristorazione e negli alberghi). Ad esempio quella coppia che prendeva l'iniziativa di decidere la cottura della carne anche per carni di cui è solo il cuoco a decidere la cottura, salvo poi rimandare tutto in cucina perchè "è troppo poco cotto" senza sapere, chiaramente, che 5 minuti di più e quella carne diventa un pezzo di legno; quella stessa coppia che prendeva una bottiglia di rosso e stava seduta tutta sera fino a mezzanotte a tavola a guardare nel vuoto e finire il vino, senza parlare, con aria indispettita, all'erta per cogliere qualsiasi misfatto o errore del personale, impedendoci di preparare la sala per la colazione perché ne occupavano un tavolo; che è la stessa coppia che in camera faceva apposta di lasciare dei soldi in giro per vedere se la donna delle pulizia li "prendeva" (!), facendo poi finta che si era trattato di mancia - ovviamente la mancia si da' l'ultimo giorno, e non in pieno soggiorno.

Quindi due tipologie di clienti sono mine vaganti, quelli che si annoiano e quelli che si divertono solo spaccando i maroni al prossimo.

Vi sono ben altre 3 tipologie di clienti pericolosi!

I finti snob: non ci credereste, ma spesso non sono i più ricchi ad essere insopportabili, anzi. Spesso coloro che hanno denaro si sono potuti permettere un'educazione e un'istruzione e risultano quindi essere persone civili, che alla peggio ti perdonano le tue mancanze perché loro sono magnanimi - e lasciamo che credano di esserlo. I peggiori sono i frustrati, quelle coppie sulla quarantina con figli, che avrebbero voluto essere ricchi ma che non lo sono e si comportano come pensano che i borghesi si comportino: con la puzza sotto al naso. Come si fa a riconoscerli? Prendono il rosso più scrauso chiedendoti di tenere la bottiglia di sera in sera e ci mettono una settimana a finirla, e fanno finta di intendersene di cucina, rimandando indietro il cibo con pretesti assurdi. E ovviamente sono sempre di Parigi. Mezza Francia è di Parigi centro città. Curioso.

Un'altra categoria insopportabile: i malcontenti. Queste povere creature hanno deciso di non poter essere felici nella vita: sono scazzati e scontenti per definizione e per difetto. Quelli li riconosci già al momento della prenotazione del tavolo.
"Vorremo mangiare qui stasera avete posto?"
-"Ho giusto del posto per 4 vicino al camino!"
-"Ma è un bel tavolo?"

...


- (Fra te e te) "NO FA CAGARE, MA SECONDO TE?!?!!" (al cliente, con una punta di freddezza) "E' l'unico rimasto" (fra te e te) "Se proprio ci tieni a mangiare qui stasera te lo fai andare bene, scassamaroni".
Ovviamente non finisce qui. Siccome sono sempre scontenti non fai a tempo a dargli il menu' che 4 secondi dopo, che tu ti sei voltato ad aprire una bottiglia a quelli del tavolo di fianco, ti fanno un cenno indispettito con la mano, il sopracciglio alzato, una smorfia di sdegno sulla bocca, "Scusi, noi avremmo scelto, possiamo ordinare?".
5 minuti dopo l'ordinazione non fai in tempo a portar loro da bere che già ti reclamano il pane come se li avessi fatti morire di fame. E non appena porti il cibo in tavola lo guardano dall'alto della loro postura ritta ritta, le mani sul tavolo una da una parte del piatto ciascuna, le spalle rigide, come se fosse il più grande schifo che avessero mai visto e non ci fosse da fidarsi. Hai appena fatto in tempo ad augurare loro buon appetito che qualcuno mormora, ma abbastanza forte da farsi sentire "Questo è freddo". Al che alzi i tacchi e ti rassegni: non ci sono più dubbi, farà tutto schifo anche se finiranno il piatto fino all'ultima briciola.

Dulcis in fundo,il gruppo. Mai sottovalutare la portata e la forza di un gruppo. Il gruppo si sposta in branco, ordina in branco e all'inizio fa il simpatico. All'inizio sono tutti amici con tutti (incluso il personale) e tutti hanno una gran voglia di passare una bella serata. Il gruppo si finge tuo complice per meglio segarti le gambe non appena si sentirà "di casa", a suo agio, autorizzato a tutto - e questo succede solitamente già dopo l'antipasto. Il gruppo avrà ordinato litri e fiotti di alcool. Non so se l'alcool sia un pretesto, ma il gruppo inizierà a sbraitarti ordini, anziché chiedere gentilmente qualcosa, come se tu fossi una persona priva del diritto al rispetto, al loro servizio. Il gruppo se ne approfitterà del suo numero per comportarsi in modo prepotente con te, povera cameriera femmina sola. Solitamente è dai gruppi che giungono le prese per il culo pubbliche più sgradevoli - sono così tanti che sono completamente sfacciati, è come se la responsabilità individuale dei propri atti e delle proprie parole svanisse e cedesse il posto a una specie di responsabilità collettiva non assunta da nessuno. Il prossimo? Chissenefrega! Maltrattiamola, la cameriera femmina sola, anche se è gentile e s'impegna, tanto non si può difendere e noi siamo tanti e abbiamo ragione. Il gruppo risveglia istinti preistorici contro cui è difficile combattere, perchè a questi istinti si associa l'effetto dell'alcool e l'effetto del branco di maschi che fanno i galletti per impressionare le femmine. Commoventi. Infine, il gruppo ti terrà mezzora al tavolo per pagare ognuno il suo.

Terrei in una categoria a parte, quasi superiore, i clienti che non sono turisti, sono del posto, del nostro villaggio, ma che mi trattano male perché pensano che io sia una "stupida e semplice cameriera". E che, quando mia madre va al tavolo per chiedere se tutto va bene e se gli è stata presentata la cameriera, sua figlia, cambiano completamente modi nei miei confronti. Interessante no?

Tutti i tipi di clienti che ho appena enumerato sono clienti che ti rovinano la serata - fino ad un certo punto perchè in questo mestiere per sopravvivere è fondamentale riuscire a lasciarsi scivolare di dosso le cose - e la cui portata negativa non può essere annullata che da un tavolo di persone civili e di buon umore: una rarità in questo periodo di feste, non si sa bene perché.

Ma del resto, di fronte a un tavolo di 6 adulti il cui portavoce, un cretino di prima categoria, ti dichiara candidamente "é che noi siamo molto difficili in fatto di cibo", cosa vuoi mai fare?

26 décembre 2010

Héritage nippon - Retaggio giapponese

"NEIGE - Attention à la vitesse" Une des images plus sympathiques du Japon- "NEVE - Attenzione alla velocità". Una delle mie foto preferite del Giappone.


Il parait que mon professeur de traduction s'est offusqué de mon manque d'enthousiasme au moment de la remise du travail de séminaire, pour lequel il m'a publiquement félicitée. Un manque purement imaginaire.
Je n'ai pas eu l'occasion de lui expliquer que je n'exulte pas de mes victoires devant les autres. Ce n'est pas élégant. Et je l'ai appris au Japon. (C'est un peu le code d'honneur des sumos...un sumo qui sait gagner n'exulte pas de sa victoire).

J'ai eu des différends avec ma colocataire. Une de mes copines m'a conseillé de mettre les choses à plat une fois en en discutant face à face. Mais moi je ne veux pas discuter face à face. Comme le dit Amélie Nothomb dans son "Stupeur et Tremblements", "discuter c'est prendre le risque d'envenimer les choses". Et ça aussi ça me vient du Japon.

***

Stando a quanto mi è stato riferito, il mio professore di traduzione non ha apprezzato (o capito) la mia apparente mancanza di entusiasmo al ricevere tanti complimenti per il lavoro di seminario che avevo svolto.
Non ho avuto modo di spiegargli la mia apparente indifferenza. Non si esulta dei propri buoni risultati davanti agli altri: non è elegante. Abitudine nipponica che accolgo in pieno.

C'è stato qualche problema ultimamente con una mia coinquilina. Una mia amica mi ha consigliato di parlarne una volta con lei direttamente, dal vivo. Io invece non ho per nulla voglia di parlarne con la diretta interessata. Sono d'accordo con Amélie Nothomb che nel suo libro autobiografico sulla vita in Giappone dice che "discutere è rischiare di peggiorare la situazione". Altra intima convinzione in diretta dal Paese del Sol Levante.

15 décembre 2010

Fatigue de fin de semestre

Dans une semaine et un jour, j'aurai fini le premier semestre de Master de traduction à l'ETI.
Ce semestre a été particulièrement long - vous savez qu'à Genève, ville chauviniste par définition, il n'y a pas beaucoup de vacances - et je sens vraiment une grosse fatigue en ce moment. J'en ai un peu perdu de ma motivation...quand j'ai une heure creuse, je n'en profite pas pour traduire ou travailler à la salle info, mais pour rentrer à la maison. Généralement je finis par m'endormir en plein après-midi...mais rien de bien grave.
Mentalement je suis déjà en vacances: j'attends d'avoir fait une pause pour me réinvestir dans mon travail; donc je peux déjà vous donner mes impressions et conclusions car je ne pense pas qu'une semaine de cours ou les examens vont me faire changer d'avis.

En traduction, je crois avoir fait des progrès. Je mets de moins en moins de temps à traduire - 2 heures suffisent d'habitude pour un texte de 400 mots en moyenne (si il me plaît :P) et surtout j'ai un peu moins de difficultés à trouver mes mots ou du moins, si la variété de mon expression n'est pas encore mon point fort, à trouver des expressions idiomatiques en langue cible. En d'autres termes j'évite mieux le "mot à mot". A défaut de savoir bien traduire, donc, je me débrouille pour ne pas traduire comme il ne faut pas traduire. C'était, je crois, un des objectifs de nos cours de traduction argumentée. Et voici pour mon évaluation personnelle. Pour ce qui est de l'avis des professeurs j'ai eu du feedback très positif sur mon travail de séminaire et mes examens blancs étaient "plus que suffisants". Sur mes copies plus récentes (de la semaine passée et de hier) j'ai remarqué qu'il y avait nettement moins de corrections.
Et surtout, j'ai prouvé à mon professeur que je sais écrire en italien sans faire de gallicismes.

Je prends de plus en plus de plaisir à traduire...

Pour ce qui est de la TAO j'ai pu apprécier la difficulté d'évaluer une MT toute seule et la grande différence avec les logiciels plus fameux. Je suis très curieuse de tester plusieurs MT pour Macintosh et pour la combinaison JP-FR/IT, mais je ne sais pas quand j'aurai effectivement le temps de le faire. C'est aussi très fatiguant de passer sa journée sur l'écran du portable...

En TA les choses se sont quelque peu débloquées et je trouve notre prof. très sympa et disponible. Elle est venue m'assister en salle info personnellement pour un exercice que je n'arrivais pas à faire - et dans son mail me disait "si j'oublie l'heure, n'hésite pas de venir me chercher ;-)". J'adore les attitudes décomplexées face aux nouveaux moyens d'expression écrite :) Pour le travail final, à rendre début février, nous allons comparer la TA faite par 3 systèmes différents d'un texte réel. Ca promet de mettre des heures...mais c'est vrai que c'est la seule manière de se familiariser réellement avec ces outils. Et je ne partage pas les critiques véhémentes que les traducteurs "traditionnels" ("mal informés" serait plus approprié à mon avis) font de la TA. Car elle n'a pas pour ambition de traduire automatiquement et parfaitement du Molière du français au groenlandais, et ça, beaucoup de gens ont du mal à le comprendre. La véhémence de leur critique trahit leur ignorance, car si ils savaient, ils n'auraient pas peur...

Qui sait, peut-être qu'un jour les traducteurs humains ne traduiront plus que de la littérature et seront finalement bien payés et reconnus pour cela, alors que les machines s'occuperont de la traduction automatique de domaines techniques et les traducteurs feront de la post-édition...La post-édition est déjà une réalité, si l'essor de la TA et des outils de TAO permettait à la traduction littéraire de reprendre sa place tout irait bien dans un monde où les choses ne sont pas à l'envers.

09 décembre 2010

Blague de TA / Indovinello

Si un logiciel de traduction automatique SAUF Google Translate qui traduit de l'anglais vers le français vous donne un texte cible (en français) qui parle de "la Fenêtres" et de "la Pomme", de quoi parle le texte source (en anglais)?

Non, la bonne réponse n'est pas "de la tarte au pomme ratée qui est passée par la fenêtre" mais bien Windows Microsoft et Apple. :)

TRUE STORY. (Me translating with MT software Reverso and Comprendium this morning)
_______________________________________________________________________
Se un programma di traduzione automatica (tranne Google) che lavora dall'inglese all'italiano produce un testo di arrivo in italiano in cui si parla di "la Finestra" e di "la Mela", di cosa parla il testo originale?

La risposta corretta non è "parla di quella torta alle mele che faceva cosi schifo che è stata buttata fuori dalla finestra", bensi di Microsoft Windows e Apple. :)

TRATTO DA UNA STORIA VERA (quella di io stamattina che traduco un manuale informatico con programmi di TA (Reverso e Lucy-Comprendium)).

08 décembre 2010

Des progrès en japonais...sans aller au Japon?

Après l'amertume d'avoir constaté qu'en Suisse aussi, les yamatologues sont insupportables*, voici que j'ai découvert un site que j'aurais aimé découvrir plus tôt: kokokoza sur NHK.jp! Je vous laisse apprécier par vous mêmes...Il s'agit de cours sur internet sur les matières enseignées au lycée (d'après les intitulés)...le support? Des vidéos! Chouette! C'est comme de se retrouver en cours, sans vraiment y être. Merci Internet! (Et merci esprit de pédagogie au Japon...)

* Je vous en dirai plus bientôt; en fait je suis allée au Nouryoku shiken dimanche...

07 décembre 2010

Premiers résultats en traduction.

Après quasiment 3 semaines d'absence, me voici à nouveau, pour une grande nouvelle en mini format.
J'ai obtenu une note de 5,4/6 pour la fameuse traduction de l'essai sur Visconti (travail de séminaire). Avec les félicitations du prof devant toute la classe. La correction sera faite la semaine prochaine, juste à 3, le prof., mon collègue qui a aussi travaillé sur le texte, et moi. Je me réjouis de ce moment privilégié. En attendant, en jetant un coup d'oeil aux corrections du prof. j'ai tout de suite remarqué quelques solutions à lui meilleures des miennes. Et quelques points sur lesquels il y aura sûrement désaccord. Mais dans l'ensemble mon texte "se lisait bien", voilà. Remarque c'est normal, j'avais envie de lui dire, car j'ai passé une bonne partie de mon temps de travail à décider parmi les solutions potentielles quelles étaient celles qui sonnaient le mieux avec les autres...rien n'a été laissé au hasard. Parfois j'ai même choisi en fonction du son que tel ou telle chaîne de mot produisait.

Ca fait vraiment plaisir. Tout d'abord parce qu'il n'y a rien de tel pour m'encourager. Et ensuite parce que c'était un défi avec mon ego e mon prof. Moi et eux, on allait pas vraiment d'accord sur le sujet "suis-je capable de devenir une traductrice? (Et qui ne fait pas de gallicismes?)". Aujourd'hui on va un peu plus d'accord.
On verra demain :)