06 mars 2017
L'invitation à souper en 2017
Une copine nous a invités, mon homme et moi, à manger chez elle un samedi soir. On serait 3 couples qui se connaissent depuis quelques années. Comme elle voulait éventuellement sortir après le repas, elle a proposé de se retrouver à 18h30, ce qui nous convenait parfaitement et est un horaire normal pour souper, en Suisse (et oui).
Le jour j, voyant que mon homme et moi étions très en retard sur le programme (et coincés dans les bouchons, entre-autres), j'ai écrit à ma copine vers 17h pour lui annoncer que, probablement, on arriverait vers 19h. Jusque-là rien d'anormal. Je déteste arriver en retard - d'ailleurs, quand elle invite nous on arrive toujours en avance.
Contre toute attente (ou la mienne, en tout cas), ma copine répond froidement que "c'est OK" et qu'elle espère "arriver à retenir son copain" de manger entre-temps. Et moi qui croyais que seuls les enfants et les femmes en manque de sucre étaient dangereux quand ils ont faim... Bref, déjà légèrement énervée par cette réponse pas spécialement généreuse, je me dépêche pour limiter au max le retard et lui réponds, par politesse, que si ils veulent, ils peuvent commencer sans nous. Je n'imaginais pas une seconde qu'elle me prendrait à la lettre - et pourtant c'est exactement ce qu'elle a fait! Je ne vous raconte pas ma tête lorsque nous sommes arrivés (vers 19h, justement) et que les 2 couples étaient déjà à table, en train de manger...!
J'en ai reparlé à mon homme et à d'autres copines, histoire de voir si c'est seulement moi que ça dérange; sauf mon homme, tout le monde trouvait ça limite. Je me suis demandée aussi ce qu'en pensait l'autre couple invité, mais puisqu'ils ont participé, je suppose que ça ne les choquait pas non plus. Finalement, pour l'hôte, c'est la bouffe ou la compagnie qui était importante, ce soir là?
Et vous, commencez-vous à manger avant que les invités ne soient arrivés?
15 janvier 2011
Ha, que c'est beau, la vie en colocation...!
15 septembre 2010
The places I live in - part 2
14 septembre 2010
The places I live in - part 1
11 août 2010
Teatro... / Du théâtre et du cinéma, la bonne idée de la rentrée?

22 mars 2010
独り言
この間はイタリア語でも述べたんですが、今年の受験勉強のおかげですくなくとも私は新聞を読む、ニュースを聞く人になった。隣の人のことも分からない昔の私にとってはかなりの上達で、入学試験を落ちてしまうとしてもこれからもう失わない生活のスタイルというか、生活の習慣が身に付けたような感じしていいことだと思う。ヨッシ!誇りだ。
20 décembre 2009
Quando (anche) l'imitazione fallisce
A Tokyo andavo ogni tanto con i miei amici in un irish pub che si chiamava Hub...è una catena, e ce n'era uno anche a Takadanobaba, dove abitavo.
Regolarmente, all'entrata, un cameriere chiedeva 三名様ですか san mei sama desu ka? cioè "siete in 3"?
Allora rispondevamo di volta in volta "si, siamo in xxx". Mi ricordo di aver risposto spesso io, avendo cura di togliere il "sama" che è un onorifico, e che quindi non si puo' applicare a se stessi. E dicevo はい、三名です hai, san mei desu "si, siamo in 3".
ERRORE.
L'ho capito solo tardissimo, credo l'ultima volta che ci sono stata tipo, 2 sere prima di tornare in Italia. Anche "mei" è onorifico, come contatore per le persone. La risposta giusta era はい、三人です hai, san nin desu "si, siamo in 3"...col contatore "normale", quindi umile, per le persone.
Cioè quello che non avevo imparato studiando sui libri mi ha indotto in errore perchè per quanto il meccanismo di rispondere ripetendo la frase tale e quale togliendo solo l'onorifico e volgendola in una affermazione fosse giusto, mancava l'intuizione di pensare che forse anche il contatore poteva essere in forma onorifica...
Mi viene da sorridere. Ho sbagliato per tutto quel tempo, in buona fede, e mai sul cameriere l'ombra di un sorriso o di una smorfia.
(E poi penso ai bambini giapponesi che imparano la lingua per imitazione...e mi ricordo che l'onorifico difatti non lo imparano da piccoli - mi dicevano- ma tra la fine del liceo e l'entrata all'università, cioè all'alba dell' "entrata nella società", un passo marcato dalla necessità di sapervicisi comportare).
30 octobre 2009
Il mondo è piccolo e Taguchi Randy
E poi l'altro fatto che carica l'evento di suggestività è che oggi ho finito di leggere Mosaico, mi sono ridocumentata sull'autrice, e ricordandomi che era famosa per un blog che tiene da anni, sono andata a scovarlo e...in data 27 ottobre c'è un post che dice che verrà in Italia. Non so è stranissimo. Mi sembra di essere in un mondo piccolissimo. Questa rete che permette di comunicare. Io so che Taguchi Randy, che ascolterò in conferenza stasera, ha scritto sul suo blog che era stata in Italia un anno fa, le era piaciuto, aveva visto l'edizione italiana di un suo romanzo, mentre ora-spiega- è uscita l'edizione italiana di Mosaico, appunto, e le foto sue, e la didascalia alle foto quello é il mio interprete Giorgio...http://runday.exblog.jp/12758912/
Sto in fibrillazione.
Volevo dire: ho incontrato qui a Bologna, tramite annuncio in una bacheca, T., una ragazza giapponese che è venuta a studiare un anno in Italia. Ho scoperto che conosce un mio compagno della Waseda, M., e che era studentessa di italiano nella scuola dove insegnavo io a Shibuya; ho conosciuto anche una ragazza mezza italiana mezza giapponese, Y., tramite Facebook. Lei mi aveva notata per un post in una bacheca di una nostra conoscenza comune (forse perché ho il nome anche in katakana, che è da veri nerd effettivamente), e andando sul mio profilo aveva scoperto che ero io che scrivevo lapeppapolide, blog che conosceva e seguiva da tanto. E è stata a Tokyo quest'estate e studia qui a Bologna come me.
Una rete globale molto avanzata assumerà un giorno una propria autonomia. Gli uomini, in completa armonia, potranno allora cominciare a sintonizzarsi con il mondo grazie a quest'immensa rete. Gli abitanti della Terra risuoneranno finalmente insieme e saranno dunque questi uomini nuovi a purificare il mondo.
Tratto da Mosaico, Fazi Editore, p.309.
24 octobre 2009
Parole per il matrimonio&co
Certo c'è il vocabolo corretto, the proper word mi verrebbe da dire in inglese, che è 離婚 rikon composto dagli ideogrammi di allontanarsi + il secondo ideogramma di 結婚 kekkon matrimonio. Ma c'è anche バツいち batsu ichi, che ad immagini potrebbe venire rappresentato tranquillamente da una croce seguita da un numero 1. Croce 1. Cioè sbaglio 1? Errore 1? Cosa andata a male 1?In giappone si segna la risposta giusta con un tondo, e quella sbagliata con una croce. E Vero e Falso si dice, appunto Maru e Batsu. Tondo e croce.
Per chi è divorziato per la seconda volta バツに batsu ni, cioè croce 2. E via dicendo.
Poi c'è il 結婚活動 kekkon katsudo abbreviato in 婚活 konkatsu. Consiste in diverse forme di dating finalizzate al matrimonio. Le agenzie prepostevi organizzano incontri a pagamento per trovare l'anima gemella. Un po' come lo speed dating. Simile è il 合コン go kon, che pero' a dedurre dal nome non è finalizzato al matrimonio ma solo a trovare qualcuno. Di solito il go kon è sotto forma di incontri informali di un numero pari di persone di entrambi i sessi in piccoli gruppi. Io una volta sono stata costretta a partecipare...Fu una cosa simile a quella che vedete all'inizio di questo video: un go kon di cucina http://dailymotion.virgilio.it/video/x9a4ok_1329002a_shortfilms ma forse alcuni di voi lo ricorderanno http://lapeppapolide.blogspot.com/2009/04/note-di-viaggio-parte-quinta.html
Per concludere con qualcosa di piu' tradizionale invece vi ricordo l'esistenza dell'Omiai お見合い che è invece l'incontro di due persone, spesso ad opera dei loro genitori, per un matrimonio combinato.
Interessante no? C'avrei potuto fare la tesi. Ma le buone idee vengono sempre troppo tardi.
Al momento sto guardando un dorama (serie televisiva) che ha per oggetto un konkatsu. Il titolo gioca sulla somiglianza di questa parola con とんかつ tonkatsu, cioè la carne impanata alla giapponese per intenderci. Il protagonista guarda caso deve fare konkatsu, e ha un padre che gestisce un negozio di tonkatsu. Ecco la "locandina", dove tutti i partecipanti al konkatsu mangiano tonkatsu.

Non faro' "l'analisi sociologica", perchè l'argomento richiede un po' di ricerche, ma questo è quello che ho imparato là sui termini e su certe pratiche inerenti al matrimonio.
09 août 2009
Ecologia alla giapponese
Sapete che cos'è?
In Giapponese si chiama ハンカチ (hankachi) dall'inglese handkerchief. Un fazzoletto di tessuto.
Ma i giapponesi non si soffiano il naso, almeno non in pubblico...quindi qual è l'uso di un fazzoletto di tessuto in Giappone?
Io ho ricevuto questo hankachi prima di andare in Giappone, e mi era stato presentato come un oggetto di uso quotidiano...indispensabile!
L'ho capito in effetti solo là, quando ho visto che, per motivi di salvaguardia dell'ambiente, nei bagni dell'Università non c'era niente per asciugarsi le mani: tutti hanno un hankachi loro personale, e si asciugano le mani con quello.
Ne esistono di tutti i tipi e colori, e qualità. Ne ho pure preso uno perchè era in regalo con la bottiglietta d'acqua che vendono nella metro. E' molto sottile, rosso con le nuvolette bianche, troppo carino. Anche se devo dire che il modello di cui vi riporto la foto è migliore come tessuto e presenta il vantaggio di essere anche una cartina ^^
Questa cosa pero' mi ha colpita sul volo del ritorno. Una volta che hai il tuo hankachi e che ti sei abituata a usarlo quotidianamente, lo vedi come il sistema migliore e più ecologico. Perchè sprecare tanta carta?
01 août 2009
Pro e contro
Sul posto in sé non riesco ad andare oltre al banale “all’inizio anche andare al supermercato è un’avventura, perché tutto è diverso, a partire dal paesaggio urbano.” Voglio dire, se sono queste le info che vi servono, compratevi una guida. Io preferisco rimandare ad una bella sessione di esibizione guidata dei miei 30 giga di foto.
Sul resto, invece, si puo’ discutere.
Alla pole position di “mi è piaciuto e sarebbe da importare in italia” senz’altro l’immancabile educazione, cortesia nei modi e rispetto per interlocutore. L’efficienza degli uffici, di tutta l’amministrazione, e la professionalità e cordialità degli addetti. Mai, nella posizione di avente diritto, mi si è mancato di rispetto. Non ho neanche passato piu’ di 15 minuti ad uno sportello anche per fare documenti molto importanti. Del resto il problema in Italia è che l’addetto che hai di fronte non rispetta te e le tue richieste (viste come irragionevoli e arroganti pretese) perché è il primo che, i tuoi diritti, non li conosce (ogni riferimento alle procedure per il permesso di soggiorno è puramente voluto). In Giappone invece si ha sempre a che fare- almeno questa la mia impressione- con gente che sa quello che ti è dovuto e collabora con te, non ti rema contro. Poi per mettere i puntini sulle i mi sento in dovere di puntualizzare che se sei nel torto, invece, “cause toujours tu m’interesses” non sarai ascoltato, non faranno eccezioni, non ti faranno un favore, non avranno nessun lato umano e comprensione per la tua situazione.
Alla pole position del “non mi è piaciuto, difatti per questo sono contenta di essere tornata” l’altro lato della medaglia. Cortesia? Sempre, certamente. Ma distanza. Per le relazioni personali, troppi sforzi non remunerati. Gente che non si apre, che rimane sul superficiale, che sembra non aver bisogno di amici, di confidenze, di rapporti umani insomma. Non sapro’ mai se è perché sono straniera io o se anche tra di loro è così. Mai perché i giapponesi, in questo ambito, del mistero fanno uno sport nazionale. (Non credo che amino essere capiti, perché questo li svelerebbe.)
18 juillet 2009
Ultimo week end in Giappone...
Se non che...ho pensato bene di cadere dall'altezza di ben 2 gradini di scale venerdi mattina uscendo dal dormitorio per andare a lezione. Risultato: storta alla caviglia. Cortisone e bendaggi. Il mio piede sinistro sembra una mummia, e non posso andare da nessuna parte se non zoppicando.
Fine soggiorno un po' sottotono. Ma almeno le valigie le ho gia' finite e ho una buona scusa per spendere 40 euro e spedirle il giorno prima in aeroporto...:P
06 juin 2009
Authorité naturelle

Lezione di italiano ai bambini italo-giapponesi, sabato scorso.
"Ok bambini..iniziamo? Tiriamo fuori i compiti....li avete fatti? Ah, Eri, si brava. Anche tu ce li hai, Eimi?..bravi....ok....si i compiti...correggiamoli insieme....venite qua ci sediamo vicini e li correggiamo insieme".
Fabio rimane in fondo alla classe, all'estremità del lungo tavolo a 12 posti. Io e le bambine siamo all'altro capo, e Fabio mi guarda e sorride con un aria biricchina.
"Fabio? Hai fatto i compiti?"
Annuisce, sempre sorridendo con aria tra l'imbarazzato e il biricchino.
"Ok, dai, allora vieni qui che li correggiamo!"
Fa di no con la testa, vigorosamente, ma sembre guardandomi negli occhi e sorridendo, decisamente divertito.
"Fabio.." dico con tono di finto rimprovero. "Dai vieni qua. Sei lontano! Dai che correggiamo i compiti!"
E Fabio esclama: "Non c'è!"
Mmm. Sarà che non ha fatto i compiti e ha paura di venir sgridato.
Allora faccio:"Non hai fatto i compiti?!" sgranando teatralmente gli occhi.
Ma Fabio annuisce. Per essere sicura di capire bene ripeto la domanda. "Si, compiti si", mi risponde, sembre sorridendo con aria diverita.
"Ah ok hai i compiti, e allora vieni qui!"
-"Fabio non c'è!" esclama con soddisfazione e scuotendo la testa.
"Cosa non c'è? i compiti??"
-"no, FABIO NON C'È!!"
e ride guardandomi (mentre si scompisciano anche le bimbe ovviamente!)
Fabio non c'è. Quindi non chiediamogli di venire davanti perchè Fabio non c'è.
Adoro questo bimbo.
26 mai 2009
La Cerimonia del Té
E stavo pensando che non solo in Inghilterra, Cina e Giappone c'è l'usanza di bere il té...certo anche qui ho degustato il té verde con qualche bocconcino di dolce, soprattutto in viaggio, quindi in qualche posto apposito...ma "la mia cerimonia del té in Italia", vogliamo parlarne?
In Italia ho raramente preso il té da sola. Di solito era col mio moroso. Penso si possa chiamare "Tè di fine giornata", in contrapposizione all'afternoon tea degli inglesi. Tè di fine giornata, solitamente dopo le 21, 22, quando fuori è gia' buio (in inverno), o il cielo si tinge di rosso per il sole che si riflette sulle nuvole (in estate), accasciati e sprofondati sul divano vicino alla portafinestra, insieme, a rinvigorirci il corpo con la bevanda calda, assecondare il palato perchè ognuno si prendeva il gusto preferito, intrattenerci e intrattenere la relazione perchè ci raccontavamo la giornata, o cos'altro avevamo di interessante da raccontarci.
La cosa che mi manca di piu'.
E io sono piu' sophisticated di te, sfigato!
L'altro giorno sono andata ad una cena con gli amici del dormitorio, per un compleanno. Tra gli invitati c'era anche qualche raro giapponese che ci ha degnati della sua presenza nonostante la maggioranza fosse bianca - strano. I giappi quando non sono in gruppo tra di loro non si sentono a loro agio a quanto pare perchè non ti cagano mai a meno di averlo deciso loro e di essere in netta maggioranza. Questo di solito, ma non sempre- e dunque dicevo, tra gli invitati, un esemplare di rarà molestiade.
Il fenomeno si chiama Masahiro o qualcosa, forse Masaka, che sarebbe del tutto appropriato (Masaka in giapponese significa innanzitutto "ma va la! impossibile! stai scherzando?!"). Sorvolero' sul suo gusto inimitabile nell'abbinamento dei colori, perchè purtroppo per lui c'è di ben piu' grave. Eravamo "in piazza" (la rotary di Takadanobaba, BABA per gli intimi) ad aspettare che tutti arrivassero. Io ero stanca, e indifferente. Seduta su una panchina accanto al festeggiato, che si era gia' tracannato 3 birre prima di venire ma questo è un altro discorso. Inizia ad arrivare un po' di gente tra cui sto Masaqualcosa. Masaqualcosa mi si avvicina e se ne sboccia con:
"Excuse me Miss, may I have the permission to allow myself to ask you whether it is possible to know your name?"
O_o
Io: "Are you serious?"
Il fenomeno purtroppo non scoppia a ridere. Oddio. Era serio.
Eeeeeem mi chiamo Stephanie, e te?
"Oh, I am Masa(qualcosa)".
Mh, si PIACERE.
Poco piu' avanti:
"Would it be possible to know where you are from?"
..na voglia di dirgli なんじゃそりやあ!!英語ってどこで学んだの?!che suona piu' o meno come nanja soriyaaa (che ca**o è?!!) eigotte doko de manandano (e soprattutto, l'inglese dove ca**o l'hai imparato?) ma ero nel mood e ho optato per un piu' raffinato "mmmh, I'm not sure whether it's possible, actually...let me see...." col tizio accanto a me che giocava il gioco e rinforzava con dei "yeah, probably not possible, right.."...Ma Masaqualcosa non desisteva e mi guardava con quella faccia da ca**o (scusate, ce l'ho con lui), con le soppracciglia rialzate e gli occhi spalancati come se la fine del mondo dipendesse dalle mie parole. Gli ho rivelato la mia nazionalità e si è andati avanti a ciarlare di tutto, in gruppo. Io continuavo ad essere stanca, anche un po' innervosita, e molto indifferente. Ad un certo punto non so perchè per come ma ovviamente si parlava di chi si era ubriacato l'altra volta o storie del genere (io non so, non è un gruppo con cui me la giro di solito..). Al che proprio non si sa perchè, ma Masaqualcosa fa un balzo, si rivolge di nuovo nella mia direzione, e alzando le sopracciglia e facendo una mossa da perfetto gay che si scansa i capelli prima di parlare aggiunge, con voce altolocata "Miiss, please don't misunderstand me. I am always a super-sophisticated person, so I don't ever get drunk". Non ti preoccupare, tesoro. Ci penso io. "Where did you learn english?"- (alza le sopracciglia)"Here in Japan"-"So you never went abroad to learn it?"- (Le sopracciglia sono gia' alzate, fa una smorfietta con la bocca "Ehm, no". EHM IT SHOWS SFIGATO!!!!!!!!!!! MA TI SENTI?!?!?
Questa non gliel'ho detta, ma ecco il tipico esempio di persona NEGATA per le lingue. (mo' mi sfogo, e non perchè è un incapace, ma perchè se la mena). E chi lo conosce mi dira' come cavolo faccio ad avere un opinione del genere, visto che nonostante non sia mai uscito dal Giappone sia capace a sostenere una conversazione con madrelingua e non in inglese senza la benchè minima difficoltà...beh il punto è proprio questo. Che lui nonostante sia attorniato da amici stranieri che parlano inglese, e nonstante ci esca e ci passi del tempo, se ne esce comunque con frasi tipo may I allow myself etc che nessuno attorno a lui avra' mai usato. Anche perchè Shakespeare, scusate eh, ma è un po' sorpassato e noi siamo i giovani del 21esimo secolo che quando si devono presentare lo fanno nel polleggio. Hei Masaqualcosa, sveglia! Imparare una lingua significa che dopo il tuo libro di grammatica viene la conversazione col parlante, e li, quello che senti lo devi i--mi--ta--re! E soprattutto, le traduzioni dal giappo, le devi lasciare per--de--re! Therefore, do not ever allow yourself to permit yourself to address me in such a way again! LOL.
E in questa frenetica e a volte insensata vita tokyoita, qualche spazio sano ce lo siamo creati.
Ieri al karaoke ebbene si, signore e signori, abbiamo cantato Azzurro di Celentano (o era Paolo Conte?)
25 mai 2009
Brutta uscita
Buon umore, abbiamo appena finito di sgolarci. Il karaoke per 2 ore funziona per sfogarsi.
Arriviamo al primo piano.
Le porte si aprono.
Pronti ad entrare, un gruppo di giapponesi.
Appena ci vedono, sussultano e sbarrano gli occhi, la tipa che stava per entrare in ascensore fa un balzo indietro e si zittiscono tutti.
Le piccole cose che ti ricordano che sei diverso.
Dormire o non dormire?Capire o non capire?
Ad ogni modo, proprio in questi giorni, che mi trovo a rendermi conto che il mio stile di vita va definitivamente per il "molti impegni, poche ore di sonno", leggo nelle prove di lettura del Noryoku Shiken*: 睡眠時間を削ればいいと言う人もいるだろう。Ok ho tolto la frase dal contesto, ma è in quanto tale che mi ha colpita. Significa "probabilmente ci sono persone che dicono che sarebbe un bene ridurre le ore di sonno"....sottinteso perchè sono uno spreco, uno potrebbe fare tante cose utili al post di dormire!
(Questa l'ha pensata per forza un giapponese! )In realtà il testo poi non diceva esattamente questo, era un mio commento sarcastico.
L'altro giorno di questo si parlava con un amico giapponese, che al mio dire "dormo massimo 7 ore a notte ed è cosi da un po' di mesi", commento' "dormi un sacco!". Ed era serio.
Poi ci si chiede perchè la gente muore per troppo lavoro qua.
No ma davvero...non si puo' sostenere un ritmo cosi tutta la vita. L'amico mio in questione va a letto alle 3 e si alza verso le 8 del mattino. Ma che vitaccia è?!
Comunque in questi giorni mi sento molto ispirata a pubblicare sul blog quello che sto facendo a lezione di ascolto. Penso di proporvi links a video di youtube in giapponese, su fenomeni sociali in Giappone, celebrità giapponesi, programmi di varietà..con script in giappo e mia traduzione (abbreviata, abbiate pazienza, il tempo è poco). Perchè penso che una società per capirla bisogni anche guardarla dall'interno, potendo. Non è vero che quando si parla di se stessi non si ha un punto di vista oggettivo. Piu' che altro si possono dare su se stessi spiegazioni il cui "orientamento" è utile.
Un esempio che regna sovrano su tutti: comunicare coi giapponesi.
Per molti stranieri è una cosa che fa perdere la testa, perchè i giappi non parlano mai "chiaramente" , non ti dicono mai nè "si", nè "no", nè "è cosi", nè "non è cosi". Apparentemente. E quindi li si bolla di ipocriti e ambigui.
Ma a continuare di vedere le cose cosi non si arriva da nessuna parte, e io penso che il ruolo "piu' grande" degli studenti stranieri che hanno avuto l'opportunità di vedere questa società dall'interno, per un anno, sia quello di andare spiegando a chi conoscono che il Giappone va pensato in un certo modo. Questo "certo modo", comune a tutti i paesi all'estero, è "smettiamola di fare paragoni". Non puoi paragonare due cose che non c'entrano niente. Per capire A, non devi pensare "Z", devi pensare coi criteri e i modi di pensare di "A". Devi immergerti in A. Si ok avete capito.
Quindi? La comunicazione dicevamo. NO! Non è ambiguita'. Cito da uno dei video che vi proporro'. Spiegato da un giapponese, è "abilità di leggere tra le righe, cioè, anche se una cosa non viene detta chiaramente, la capisco lo stesso".
E voglio dire, non è che tutta una nazione puo' essere costruita su un fraintendimento o sull'ambiguità. Tra di loro i giappi si capiscono! E quindi il problema è di chi, a questo "modo di comunicare" non è abituato.
La questione, dunque, è porsi nella prospettiva di voler capire o meno. Tutto qua.
24 mai 2009
Teorie sul perchè l'influenza suina non si sviluppa a Tokyo
Un contagiato qualche giorno fa, era stato a Osaka. Beh, se l'era cercata. Un altro l'altro ieri, non mi ricordo piu' perchè, per dove era stato.
16 mai 2009
Nuova macchina fotografica
15 mai 2009
Outreach
Se vi ricordate avevo gia' fatto la stessa cosa in un liceo a Tokyo, ma la grande differenza con questa volta è che non solo eravamo in 14 - 7 studenti internazionali e 7 giapponesi- ma abbiamo visitato 3 scuole e passato 2 notti fuori Tokyo, a Matsudai.
E' stata un esperienza davvero fantastica...non so da dove cominciare.
Innanzitutto quello che concretamente dovevamo fare, in coppie, era organizzare una lezione di 90 minuti per tutte le 3 classi...il contenuto era libero, ma ovviamente doveva avere a che fare col nostro paese d'origine oppure con la nostra scelta di studiare in Giappone, in modo da "presentare" agli allievi qualcosa di nuovo. Infatti la campagna giapponese non ha nulla a vedere con città come Tokyo e i contatti con gli stranieri e quindi con pensieri "globalizzati" è raro. Il contatto con pensieri "non giapponesi" in generale è raro.
Per me è stato fantastico per 3 motivi, tutti equali in importanza, 1 perchè ho passato 3 giorni interi a parlare solo giapponese, fare meeting e organizzare lezioni, fare lezione, tutto in giapponese e lo scambio con i nostri accompagnatori -cosidetti local students della Waseda- è stato piu' che proficuo: in 3 giorni ho parlato di piu' cose interessanti con dei giapponesi che in 8 mesi...sara' che tutti erano gia' stati 1 anno o piu' all'estero o erano in procinto di partire a studiare all'estero? 2 i bambini giapponesi sono adorabili. Sono gli unici che in questa società sono sinceri. A un bimbo delle elementari cui il mio partner local student aveva chiesto, durante la lezione, "ti interessa l'Italia?" ha risposto "no, chenneso io dell'Italia" ahahah mito! E cosi ho capito, anche grazie a una coincidenza, che il tatemae e honne (facciata e vero sentimento) non hanno a che vedere con l'essere ipocriti, ma con l'essere "adulti" o meno, in Giappone. Ossia un adulto giapponese che non sa abilmente nascondere quello che pensa, è ritenuto infantile, non ipocrita. Nuance. I bambini pero' ovviamente ancora non hanno questa "capacità" e sono pertanto sinceri. E io dico che coi bimbi giapponesi ci "vado d'accordo". 3 mi sono divertita un sacco a fare lezione, e alle medie è andata talmente bene che per un istante mi è balenata in mente l'idea di diventare maestra (non in Italia che si fa la fame!!!), tanto è stato soddisfaccente. I bimbi ti danno qualcosa che gli adulti ti tolgono...
Nel dettaglio:
Alle elementari- Avevo 6 bimbi. Gli ho fatto trovare l'Italia sul mappamondo, indovinare quante ore d'aereo ci vogliono (la prima proposta: 2 giorni interi!! ahah), poi insegnato i saluti e a presentarsi in italiano, fatto farsi presentare, poi gioco del "contenuto della scatola": c'è una scatola con un buco per inserire la mano, e dentro ci sono tot oggetti da indovinare solo toccandoli. Gli oggetti erano peperoncino, 1 penna, 1 fusillo, aglio, 1 chicco di caffé e una conserva di pomodori. Di conseguenza ho spiegato un po' i pasti in Italia, e fatto vedere foto mie della pasta etc. Poi ho proseguito con le foto e il loro commento, cosa che ha richiesto parecchio tempo. Naturalmente ho portato di tutto, dai paesaggi, alle città, alle "cose giapponesi in Italia". Infine ho fatto vedere un pezzettino di"Una tomba per le Lucciole" in italiano. Dopo era la pausa pranzo e voi non potete capire che figata!


Al liceo- trauma. Ma eravamo cosi anche noi? Entriamo in classe silenzio pesantissimo. Sono 35 giapponesi/e che ci guardano come a dire "speriamo sia interesante". Il problema è che tipo dalle 12h15 alle 13 abbiamo mangiato alle elementari, poi ci siamo spostati in bus al liceo, e subito arrivati senza preliminari saluti nè niente ci hanno portato in classe e mollato li per la serie "vi diamo in pasto alle belve, buona fortuna" XD XD XD Terrorizzante. Quindi presi dal panico, e aggiungendoci che io avevo cambiato programma la sera prima perchè il primo programam era troppo difficile (fare una vera e propria lezione magistrale raccontando la mia esperienza con le lingue straniere, il perchè ero in Giappone, i stereotipi sul Giappone e quello che pensavo da quando ero qui) ci siamo impapinati. E' andata malino insomma...ma a tutti i gruppi pare sia andata male. Per quanto uno potesse impegnarsi a spiegare qualcosa le reazioni erano pari a nulla...silenzio, freddo, gelo! Chiedevi qualcosa e non rispondeva nessuno. Aiutooooo.
Quindi è stato un trauma, ma è servito a prepararci meglio per il giorno successivo, anche se in realtà non c'era bisogno di stare sulla difensiva perchè quelli delle medie sono stati di gran lunga quelli con la miglior attitudine!
Medie- Subito grande differenza rispetto al giorno precedente: in questa scuola ci hanno accolti a suon di "benvenuti waseda! vi stavamo aspettando!" su striscioni.


Questa è stata la mia esperienza a Matsudai, cittadella sperduta nella campagna.
Prima di tornare a Tokyo ho avuto altre 2 fortune: vedere il paesaggio magnifico delle risaie in pendenza, e parlare con un "kikokushijo", uno del nostro team che è stato 8 anni in Inghilterra ed è tornato in Giappone solo per le medie tipo...e che pensa cose molto interessanti!
