28 mai 2010

8 e mezzo


Conoscete il film di Fellini che si intitola "8 e mezzo"?
Se lo avete mai visto potete probabilmente capire il mio stato d'animo ora: frastornato e confuso.
Fellini ha fatto un altro affondo colpendo con quello di noi che c'è nei suoi film...
Come non condividere? Ciò che rende le cose infinite è la fedeltà che dimostriamo ad esse, diceva, anche se con altre parole. Oppure felicità è poter essere sinceri con tutti non ferendo nessuno. Ciò che è straordinario è che ognuno possa vivere l'esperienza di un film di Fellini in modo personalissimo e diverso da tutti gli altri senza che per questo l'esperienza di ognuno perda anche solo un po' del suo valore.

Sto per vivere un altro trasloco e lo vivo in modo impercettibilmente diverso dagli altri traslochi che ho fatto e, dopo aver visto 8 e mezzo mi chiedo come lo vivano gli altri che mi stanno attorno.

Mi sento come di fronte a 8 e mezzo. C'è troppo che sta compiendosi, ci sarebbe troppo da dire e alla fine, non dico nulla, smarrita di fronte a...al troppo di vita?

In tutto questo una nota sicuramente positiva è che ho finalmente uno squarcio concreto di un mio ipotetico futuro, una piccola certezza, il che non è mica nulla, oggigiorno..! In pratica sono stata ammessa alla specialistica di traduzione dell'università di Ginevra (ETI). Quindi se all'ESIT le cose non dovessero andare in porto potrei comunque iscrivermi lì...staremo a vedere.

Lunedì parto
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22 mai 2010

Admissibilité à l'ESIT réussie!

C'est pas que j'aie particulièrement envie d'en parler- étrange- mais il y a une nouveauté que je me dois de rapporter.
J'ai passé l'examen d'admissibilité à l'ESIT (Ecole Supérieure d'Interprètes et Traducteurs) à Paris. Donc, au mois de juillet, j'aurai le fameux oral pour lequel je suis en train de me préparer en faisant de mon mieux.
L'examen d'admissibilité était un QCM qui portait sur la compréhension de 4 textes, 2 en français et 2 en anglais. Les textes français étaient sur le microcrédit et la cultivation du quinoa et les anglais sur le problème du manque de ressources hydriques et la difficulté de se faire une place sur le marché informatique en tant qu'entreprise moyenne.
1h30, 75 questions. C'était exigeant mais faisable. D'ailleurs, environ 200 personnes ont été admises, sur environ 500.
J'ai été très impressionnée par le nombre de candidats. Il y a avait l'amphi 8 de Paris Dauphine complètement plein...à tel point qu'on était assis coude à coude, ce qui n'est pas très sérieux car il n'aurait pas été difficile de jeter un coup d'oeil à coté, devant, en travers et en diagonale. Et ça n'aidait pas la concentration non plus!
Nous avons reçu notre feuille pour marquer les réponses d'abord, et la feuille des questions ensuite. Sous peu les textes également. Un monsieur venait de se lever et de protester sous forme de question rhétorique à propos de la durée réduite du temps alloué, mais j'ai trouvé plus constructif de me pencher immédiatement sur les questions. Cela m'a permis de gagner un temps fou, car alors que je lisais des questions me revenaient, et notamment des expressions dont on demandait le sens n'étaient plus à chercher. Après l'examen j'étais un peu dans le coma à vrai dire...j'avais fait un tel effort de concentration! Mais je suis contente du résultat et dès lundi je commence avec les exercices oraux.
Bon, à vrai dire j'ai aussi des nouvelles pour l'ETI, mais je raffole pas à l'idée de me mettre à décrire les interminables examens qu'ils m'ont fait subir (8 épreuves étalées sur 5 jours) pour ensuite me déclarer non admissible à cause de 0,2 et 0,5 points au dessous de la moyenne...
Je n'ai pas l'air très gaie, c'est sans doute à cause de 3 raisons: j'ai le rhume des foins, il est minuit, et bien qu'admissible je suis loin d'être admise. Donc voici.

20 mai 2010

日本の諺 (その2)

明日は明日の風が吹く

Ashita ha ashita no kaze ga fuku

Rien ne sert de se tracasser pour le lendemain, car on ne peut prédire ce qui se passera.
Non serve a nulla dannarsi l'anima per il domani, perché ciò che succederà è imprevedibile.

19 mai 2010

日本の諺(その1)

足元から鳥が立つ

Ashimoto kara tori ga tatsu

[Comme si] un oiseau s'envolait à mes pieds.
[Come se] un uccello si fosse messo in volo davanti a me.

Rester médusé par un événement inattendu.
Rimanere di sasso per un evento inaspettato.

11 mai 2010

池上彰の学べるニュース

Volevo segnalare un programma televisivo giapponese che mi piace molto: Ikeami Manaberu Niuusu, una specie di talk-show in cui, settimanalmente, viene spiegato un argomento di attualità in modo che anche "i comuni mortali" (la mia prof. dice "gli stupidi e ignoranti") possano capire, quindi un programma particolarmente indicato per chi, se non quella del cervello, ha la barriera della lingua :-)
Qui il sito ufficiale.
Se lo cercate così 学べるニュース 池上彰+動画 in Google, dovrebbero saltarvi fuori link di siti dove vedere delle puntate; altrimenti se ne trovano anche su YouTube.
A me è servito per capire e imparare qualcosa di più su argomenti quali l'educazione/il sistema scolastico dal dopoguerra a oggi (con particolare attenzione al binomio ゆとり教育 e 詰め込み*) e il finanziamento della costruzione di autostrade (difatti il Partito Democratico si è proposto di rendere gratuite le autostrade di tutto il paese).
Interessante, divertente, pedagogico.

*ゆとり教育(yutori kyouiku)= educazione che pone al centro l'individuo - educazione introdotta per imitazione dell'America e del suo "pensiamo con la nostra testa"
詰め込み教育(tsumekomi kyouiku)= educazione basata sulla mera memorizzazione di dati - educazione di stampo tradizionale in Giappone

05 mai 2010

Espressioni figurate: souvent très colorées!

Oggi ho imparato come si dice "dare qualcosa per spacciato/abbandonare ogni speranza/essere irrecuperabile" in giapponese.
E' "さじを投げる". さじ (saji) è letteralmente "cucchiaio", e manco lo sapevo XD (Vabé, in un paese dove si mangia soprattutto con le bacchette sono quasi giustificata, dai...). なげる(nageru) comprensibilmente significa "gettare, buttare".

Immaginiamo tutti orde di giapponesi che lanciano cucchiaini in aria...

E' a questo che servono le espressioni figurate, dopo tutto! Altrimenti non si chiamerebbero così, e non sarebbero così facili da ricordare. Come "ho ben altro da fare" che in francese è "j'ai d'autres chats à fouetter" (letteralmente "ho altri gatti da frustare") e in inglese "I have other fish to fry"...da cui deduciamo che gli italiani sono pragmatici, i francesi sadomasochisti e gli inglesi gastronomi, se mi permettete.

L'occasione di questo arricchimento di vocabolario è stata una traduzione dall'italiano al giapponese che la mia prof. mi ha girata, per disperazione.

Non che io sia più adatta a farla, ma essere madrelingua del testo di partenza aiuta per capire i concetti, qualora (insisto sul termine: la gente che non sa scrivere al mondo sembra essere spaventevolmente tanta) essi siano espressi chiaramente che non è affatto the case in this case.

Ecco.

Buonanotte a tutti :-)

03 mai 2010

Fellini


Ultimamente ho avuto modo di conoscere (non posso certo dire "approfondire le conoscenze" perché erano quasi inesistenti) un po' meglio l'opera di uno dei maggiori registi italiani, Federico Fellini.
Normalmente non avrei dovuto fare eccezione a quel fenomeno per cui gli stranieri ne sanno di più sul nostro paese e la nostra cultura e allo stesso tempo noi ne sappiamo di più sui loro; ma con le arti visive, teatrali e cinematografiche invece non è così: di kabuki non so virtualmente nulla, non ho mai guardato un film di Ozu o Kurosawa per intero e non si può dire che io brilli per conoscenze su correnti artistiche e pittori. Ma allo stesso tempo, dopo aver visto "Le notti di Cabiria", ho iniziato ad alimentare seri dubbi sul fatto che un giapponese possa apprezzare appieno un film di Fellini...
Intendiamoci: lungi da me l'intenzione di alimentare sentimenti di superiorità - in un verso o nell'altro- secondo cui le culture sono inaccessibili ai fruitori non originari dal contesto che la cultura esemplifica/racconta/etc etc. Anzi! Le mie perplessità sono soltanto le seguenti. A fronte di una marea di giapponesi che dichiarano amare l'Italia a quanto pare anche per prodotti della sua cultura quali il canto lirico (lì sì che si applica la regola di cui dicevo all'inizio) e i film di Fellini non posso che meravigliarmi. Ho visto "Le notti di Cabiria", come accennavo, che è in perfetto stile e spirito "romanesco". Immagino che la versione giapponese sia sottotitolata. Se è così, per la velocità dei dialoghi ci starà solo metà di quel che viene detto; e se anche è stato doppiato, come si fa a tradurre rendendone lo spirito?
Ma nell'amare qualcosa senza conoscerne o capirne il vero spirito non c'è - in fondo- nulla di male in sé.
Io sono una totale neofita in fatto di registi italiani del dopoguerra. Domenica sono andata a una visita guidata di una mostra del MAMbo su Fellini per completare le mie lacune. Ho apprezzato moltissimo; l'allestimento era equilibrato, il materiale abbondante e stimolante; e ho imparato parecchie cose.

"La dolce vita", nonostante evochi sin dal titolo un modus vivendi che dovrebbe essermi noto - quello italiano di cui mi vanto di essere fedele conoscitrice- non mi è piaciuto la prima volta che lo vidi, un paio di estati fa. Sarà stato che si moriva dal caldo, sarà stato che eravamo scomodi perchè non c'era divani abbastanza per tutti, sarà che era troppo lungo il film...mi dicevo. Invece ho scoperto che conoscere il contesto mi avrebbe aiutata ad apprezzare questo capolavoro: sapere che ci sono riferimenti a fatti realmente accaduti* avrebbe creato quel legame che lega lo spettatore all'opera con qualcosa di personale e che fa della visione un'esperienza.

Queste che ho appena maldestramente cercato di liberare dalla matassa di pensieri contorti nel mio cervello, sono le riflessioni che mi ha suscitato Fellini con la sua opera in un film e una mostra. Pensate voi a guardare tutti i suoi film...

* Ad esempio il ritrovamento di un pesce gigante sulla spiaggia.
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Tra me, te, e Bologna.

MAMbo, una domenica piovosa, per me di dura consapevolezza che si fa strada, per te chissà - dopo anni ancora non riesco a discernere dove iniziano le tue preoccupazioni e dove lasciano lo spazio ad una voluta ed affettuosa serenità che cerchi di trasmettermi (ma io son cocciuta nella mia risolutezza).
Alle mostre non ci attirano le stesse cose e nonostante la guida illustri gli stessi noi ci spostiamo verso oggetti diversi. Sei così alto che è difficile non vederti; tu invece mi cerchi. Sono dietro di te e vedo che ti volti, prima a destra, poi a sinistra, con lo sguardo stupito, che ti stai chiedendo dov'è fefi? e poi ti volti completamente, mi hai trovata, io ti sorrido pazza dalla gioia ma discreta e tu mi lanci un mezzo sguardo di sollievo e un mezzo di rimprovero.
Io vivo di questi sguardi.

01 mai 2010

Vista da Roppongi Towers


Vista da Roppongi Towers. Una foto di un anno fa di mio padre quando la mia famiglia venne a trovarmi a Tokyo.