des souvenirs de mon aimée en images sonores, toujours. jamais du silence.
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03 mai 2011
29 avril 2011
Treni eurostar come quartieri in Giappone
Se avete mai avuto voglia e la possibilità di spendere 42 Euro per 55 min. di treno in Italia, come ad esempio la tratta Milano-Bologna, e avete già preso l'Eurostar, avete mai fatto caso alla totale arbitrarietà con cui sono numerati i posti a sedere?
Ci facevo caso ora. Sono sul corridoio, nel verso contrario a quello di marcia del treno. Sono il 48. A fianco a me, accanto al finestrino, il 42, così, a caso. Di fronte al 42, il 41. Accanto, quindi di fronte a me, il 43. Dall'altro lato del corridoio la follia continua, gli sguardi smarriti si incrociano: 47, 45, 46, 44. Forse uno deve provare a giocarli al lotto, o forse l'ingegnere era giapponese.
08 mars 2011
Bologna times, good times
Ho passato il fine settimana in Italia. Come sempre, prendo il treno fino a Milano, e poi da lì a Bologna.
Lo sapevate che in Milano Centrale hanno aperto una Feltrinelli di 4 piani?! Il nome "Feltrinelli Express", inganna. Benchè molti contenuti siano riproposti su ogni piano, tutti i reparti, anche di musica e editoria in lingua straniera sono proposti all'avido pubblico infreddolito e intorpidito in transito a Milano. La svolta del secolo! Non solo Feltrinelli farà un sacco di affari - immaginate quanta frustrazione contro le ferrovie dello Stato che può venire incanalata e sfogata nell'acquisto di qualche buon libro - ma le MIE ore di attesa al freddo o al caldo che sia si trasformeranno in un piacevole tuffo nell'universo editoriale italiano, infinitamente più stimolante di quello che si trova in Svizzera...(soprattutto per quanto riguarda i prezzi!). Tra l'altro, propriovenerdì c'era la promozione "3x2" e ne ho approfittato per procurarmi della lettura. Visto che insistono così tanto sul leggere...e che io ho (un po') l'impressione di essere i libri che leggo.
Beh insomma, ho comprato "Underground" di Haruki Murakami tradotto da Antonietta Pastore, "Lezioni americane" di Calvino e "Lettere a un aspirante romanziere" di Mario Vargas Llosa.
Quest'ultimo ha vinto il nobel per la letteratura nel 2010, ammetto che sono stata attirata dall'etichetta che lo diceva, quindi ho preso e letto per primo questo suo libro di 100 pagine, che in forma epistolare spiega le tecniche per scrivere romanzi. Molto carino. L'ho letto per metà nel treno da Milano a Bologna, completamente assorbita dalla lettura per un'ora e mezza di fila, un po' nel parco dietro S.Cristina (vedi foto), in una giornata primaverile, e infine sul treno del ritorno.
Quanto al saggio di Murakami, molto noto anche in Italia ormai, l'ho acquistato anzitutto per curiosità, e poi perché è stato tradotto da colei che scrisse "Leggero il passo sui tatami", un saggio che ho letto a gennaio mi pare, e che mi ha profondamente segnata. Se amate il Giappone è un must (per dirla in inglese), incontournable (per dirla in francese).
Pensate che ho rimesso in discussione tutto il mio approccio ai giapponesi grazie a lei.
Beh e poi il suo italiano è un modello.
Insomma sarà il mese delle letture, se possibile al sole al parco, clima permettendo...
28 mai 2010
8 e mezzo
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Conoscete il film di Fellini che si intitola "8 e mezzo"?
Se lo avete mai visto potete probabilmente capire il mio stato d'animo ora: frastornato e confuso.
Fellini ha fatto un altro affondo colpendo con quello di noi che c'è nei suoi film...
Come non condividere? Ciò che rende le cose infinite è la fedeltà che dimostriamo ad esse, diceva, anche se con altre parole. Oppure felicità è poter essere sinceri con tutti non ferendo nessuno. Ciò che è straordinario è che ognuno possa vivere l'esperienza di un film di Fellini in modo personalissimo e diverso da tutti gli altri senza che per questo l'esperienza di ognuno perda anche solo un po' del suo valore.
Sto per vivere un altro trasloco e lo vivo in modo impercettibilmente diverso dagli altri traslochi che ho fatto e, dopo aver visto 8 e mezzo mi chiedo come lo vivano gli altri che mi stanno attorno.
Mi sento come di fronte a 8 e mezzo. C'è troppo che sta compiendosi, ci sarebbe troppo da dire e alla fine, non dico nulla, smarrita di fronte a...al troppo di vita?
In tutto questo una nota sicuramente positiva è che ho finalmente uno squarcio concreto di un mio ipotetico futuro, una piccola certezza, il che non è mica nulla, oggigiorno..! In pratica sono stata ammessa alla specialistica di traduzione dell'università di Ginevra (ETI). Quindi se all'ESIT le cose non dovessero andare in porto potrei comunque iscrivermi lì...staremo a vedere.
Lunedì parto
.

30 avril 2010
Un altro countdown.
20 février 2010
15 février 2010
24 décembre 2009
L'impero dei segni
Qualche tempo fa ho comprato "L'impero dei segni" di Roland Barthes, e ce l'ho addirittura fatta a leggerlo una volta. Il vantaggio di (stare per)finire l'università è di poter godere della possibilità di leggere i libri che si sono presi con la recentemente acquisita capacità di scelta, infatti. Sottolineo l'una volta perchè è una raccolta di saggi decisamente impegnativa. Di una pesantezza tutta francese, direi. Una volta non basta. Barthes è in un mondo di pensiero tutto suo, che non appartiene nè all'Occidente nè all'Oriente, ed è li' tutto solo che fa i suoi ragionamenti..anzi enuncia conclusioni, e seguirlo non è facile, trovo. Ogni tanto è anche noioso, ma forse perchè io non mi interesso di haiku, di cui lui parla cosi' spesso e che, come lui stesso conclude, sono scritti solo per scrivere, non per dire qualcosa.
Ogni tanto ho avuto l'impressione che fosse colpa della traduzione. Certi modi di scrivere diventano pesanti se tradotti. Ogni tanto ho avuto l'impressione che fosse pesante lui. A cosa serve usare ossimori concettuali quali "iperestesia simbolica"? Oppure, giochi di parole del tipo "da noi il mobile ha una vocazione immobiliare, mentre in Giappone la casa, spesso smontata e rimontata, è appena qualcosa di piu' di un elemento mobile"? Insomma non è un testo che si rende accessibile, anche se probabilmente sono io lettrice del nuovo millennio a non essere abbastanza acculturata.
Tuttavia ha intuizioni geniali.
Personalmente ho adorato il saggio "Centro-città, centro vuoto" in cui spiega che contrariamente alle città occidentali che hanno un centro ed un centro che è pieno, la capitale del Giappone, una delle piu' grandi potenze al mondo, ruota attorno ad un centro vuoto: non lo dice esplicitamente, ma è il Palazzo Imperiale e il suo giardino. Andando sul posto ce ne si rende conto in effetti: non si vede il centro, e rispetto ai palazzi e grattacieli che gli stanno attorno è molto piu' basso e vuoto.
Ho amato molto anche "Senza indirizzi": La piu grande città del mondo è praticamente inclassificata, gli spazi che la compongono nei dettagli sono innominati. Questo annullamento domiciliare sembra scomodo a chi (come noi) è abituato a stabilire che la cosa piu' pratica è sempre la piu' razionale (principio in virtu' del quale la miglior toponomastica sarebbe quella delle vie-numero, come negli Stati Uniti o a Kyoto, città cinese). Tokyo ci ripete invece che il razionale non è che un sistema tra altri. Perchè ci sia padronanza del reale (in questo caso dell'indirizzo) è sufficiente che ci sia un sistema, anche se questo appare completamente illogico, inutilmente complicato, curiosamente diverso.
Questo sistema è disegnare schemini di orientamento, in cui compaiono punti di riferimento quali, anzitutto, la stazione piu' vicina e i negozi attinenti. Questo sistema è guidare il tassista, o farlo guidare dal nostro ospite, al telefono.
Tutto cio' fa dell'esperienza visiva un elemento decisivo dell'orientamento: affermazione banale se si trattasse della giungla o della boscaglia, ma che lo è molto meno se riguarda una grandissima città moderna, la cui conoscenza è quasi sempre assicurata dalla carta, dalla guida, dall'elenco telefonico, in una parola, dalla cultura stampata e non dalla pratica gestuale. [...] Questa città non puo' non essere conosciuta che grazie ad un'attività di tipo etnografico: bisogna orientarsi non con il libro, l'indirizzo, ma con lo stesso camminare a piedi, con la vista, l'abitudine, l'esperienza.
A parte che questo è precisamente il mio modo di viaggiare ed esplorare sono d'accordo con quanto scrive.
E per questo Tokyo è crudele: perchè andrebbe vista tutta. E questo ovviamente non è possibile.
18 juillet 2009
Ultimo week end in Giappone...
Ieri era l'ultimo giorno di lezione. Dopo mesi e mesi di duro lavoro...! Ultimo giorno di lezione con pranzo con compagni e prof. e party d'addio alla sera. Nel pomeriggio ovviamente ultimi acquisti. Non vedevo l'ora! E il tutto seguito da una bella dormita al sabato mattina, seguita dai fuochi d'artificio sabato sera. Domenica valigie e lunedi partenza. Tutto perfetto.
Se non che...ho pensato bene di cadere dall'altezza di ben 2 gradini di scale venerdi mattina uscendo dal dormitorio per andare a lezione. Risultato: storta alla caviglia. Cortisone e bendaggi. Il mio piede sinistro sembra una mummia, e non posso andare da nessuna parte se non zoppicando.
Fine soggiorno un po' sottotono. Ma almeno le valigie le ho gia' finite e ho una buona scusa per spendere 40 euro e spedirle il giorno prima in aeroporto...:P
Se non che...ho pensato bene di cadere dall'altezza di ben 2 gradini di scale venerdi mattina uscendo dal dormitorio per andare a lezione. Risultato: storta alla caviglia. Cortisone e bendaggi. Il mio piede sinistro sembra una mummia, e non posso andare da nessuna parte se non zoppicando.
Fine soggiorno un po' sottotono. Ma almeno le valigie le ho gia' finite e ho una buona scusa per spendere 40 euro e spedirle il giorno prima in aeroporto...:P
12 juillet 2009
Ultimi giorni qui
Domani inizia la mia ultima settimana a Tokyo e in Giappone.
Ho un po' d'ansia. Ma solo perchè ci sono tante cose da fare, tante cose importanti per il futuro a cui pensare con cura. Mio padre dice che è momento di non sbagliare troppo le mosse, e ha ragione.
Pero' sono psicologicamente pronta a fare le valigie. Psicologicamente pronta a buttare un sacco di roba per tornare in Europa leggera, con l'essenziale e basta. Psicologicamente pronta a finire questa esperienza e tornare piena dentro ma leggera, si, decisamente. A parte le super magliette strafighe che si trovano solo qui e di cui non mi priverò! :P
Ho un po' d'ansia. Ma solo perchè ci sono tante cose da fare, tante cose importanti per il futuro a cui pensare con cura. Mio padre dice che è momento di non sbagliare troppo le mosse, e ha ragione.
Pero' sono psicologicamente pronta a fare le valigie. Psicologicamente pronta a buttare un sacco di roba per tornare in Europa leggera, con l'essenziale e basta. Psicologicamente pronta a finire questa esperienza e tornare piena dentro ma leggera, si, decisamente. A parte le super magliette strafighe che si trovano solo qui e di cui non mi priverò! :P
15 mai 2009
Outreach
Da domenica scorsa a martedi sono stata via nella regione di Niigata per il cosiddetto "Outreach Program". In due parole si tratta di un'attività messa in piedi dalla mia uni che offre la possibilità di entrare in contatto con allievi delle elementari, medie e superiori nella campagna giapponese a scopo di scambio culturale.
Se vi ricordate avevo gia' fatto la stessa cosa in un liceo a Tokyo, ma la grande differenza con questa volta è che non solo eravamo in 14 - 7 studenti internazionali e 7 giapponesi- ma abbiamo visitato 3 scuole e passato 2 notti fuori Tokyo, a Matsudai.
E' stata un esperienza davvero fantastica...non so da dove cominciare.
Innanzitutto quello che concretamente dovevamo fare, in coppie, era organizzare una lezione di 90 minuti per tutte le 3 classi...il contenuto era libero, ma ovviamente doveva avere a che fare col nostro paese d'origine oppure con la nostra scelta di studiare in Giappone, in modo da "presentare" agli allievi qualcosa di nuovo. Infatti la campagna giapponese non ha nulla a vedere con città come Tokyo e i contatti con gli stranieri e quindi con pensieri "globalizzati" è raro. Il contatto con pensieri "non giapponesi" in generale è raro.
Per me è stato fantastico per 3 motivi, tutti equali in importanza, 1 perchè ho passato 3 giorni interi a parlare solo giapponese, fare meeting e organizzare lezioni, fare lezione, tutto in giapponese e lo scambio con i nostri accompagnatori -cosidetti local students della Waseda- è stato piu' che proficuo: in 3 giorni ho parlato di piu' cose interessanti con dei giapponesi che in 8 mesi...sara' che tutti erano gia' stati 1 anno o piu' all'estero o erano in procinto di partire a studiare all'estero? 2 i bambini giapponesi sono adorabili. Sono gli unici che in questa società sono sinceri. A un bimbo delle elementari cui il mio partner local student aveva chiesto, durante la lezione, "ti interessa l'Italia?" ha risposto "no, chenneso io dell'Italia" ahahah mito! E cosi ho capito, anche grazie a una coincidenza, che il tatemae e honne (facciata e vero sentimento) non hanno a che vedere con l'essere ipocriti, ma con l'essere "adulti" o meno, in Giappone. Ossia un adulto giapponese che non sa abilmente nascondere quello che pensa, è ritenuto infantile, non ipocrita. Nuance. I bambini pero' ovviamente ancora non hanno questa "capacità" e sono pertanto sinceri. E io dico che coi bimbi giapponesi ci "vado d'accordo". 3 mi sono divertita un sacco a fare lezione, e alle medie è andata talmente bene che per un istante mi è balenata in mente l'idea di diventare maestra (non in Italia che si fa la fame!!!), tanto è stato soddisfaccente. I bimbi ti danno qualcosa che gli adulti ti tolgono...
Nel dettaglio:
Alle elementari- Avevo 6 bimbi. Gli ho fatto trovare l'Italia sul mappamondo, indovinare quante ore d'aereo ci vogliono (la prima proposta: 2 giorni interi!! ahah), poi insegnato i saluti e a presentarsi in italiano, fatto farsi presentare, poi gioco del "contenuto della scatola": c'è una scatola con un buco per inserire la mano, e dentro ci sono tot oggetti da indovinare solo toccandoli. Gli oggetti erano peperoncino, 1 penna, 1 fusillo, aglio, 1 chicco di caffé e una conserva di pomodori. Di conseguenza ho spiegato un po' i pasti in Italia, e fatto vedere foto mie della pasta etc. Poi ho proseguito con le foto e il loro commento, cosa che ha richiesto parecchio tempo. Naturalmente ho portato di tutto, dai paesaggi, alle città, alle "cose giapponesi in Italia". Infine ho fatto vedere un pezzettino di"Una tomba per le Lucciole" in italiano. Dopo era la pausa pranzo e voi non potete capire che figata!
Praticamente sono gli allievi che si occupano di spostare in banchi in modo adeguato e distribuire il cibo sui piatti e darli a tutti. Abbiamo mangiato insieme. Il bimbo di fronte a me facceva cazzate con la cannuccia del latte in cartone e la bimba accanto a me non voleva finire il piatto di yaki-soba (pasta in padella). 
Al liceo- trauma. Ma eravamo cosi anche noi? Entriamo in classe silenzio pesantissimo. Sono 35 giapponesi/e che ci guardano come a dire "speriamo sia interesante". Il problema è che tipo dalle 12h15 alle 13 abbiamo mangiato alle elementari, poi ci siamo spostati in bus al liceo, e subito arrivati senza preliminari saluti nè niente ci hanno portato in classe e mollato li per la serie "vi diamo in pasto alle belve, buona fortuna" XD XD XD Terrorizzante. Quindi presi dal panico, e aggiungendoci che io avevo cambiato programma la sera prima perchè il primo programam era troppo difficile (fare una vera e propria lezione magistrale raccontando la mia esperienza con le lingue straniere, il perchè ero in Giappone, i stereotipi sul Giappone e quello che pensavo da quando ero qui) ci siamo impapinati. E' andata malino insomma...ma a tutti i gruppi pare sia andata male. Per quanto uno potesse impegnarsi a spiegare qualcosa le reazioni erano pari a nulla...silenzio, freddo, gelo! Chiedevi qualcosa e non rispondeva nessuno. Aiutooooo.
Quindi è stato un trauma, ma è servito a prepararci meglio per il giorno successivo, anche se in realtà non c'era bisogno di stare sulla difensiva perchè quelli delle medie sono stati di gran lunga quelli con la miglior attitudine!
Medie- Subito grande differenza rispetto al giorno precedente: in questa scuola ci hanno accolti a suon di "benvenuti waseda! vi stavamo aspettando!" su striscioni.
Ma non solo. Arriviamo in classe (stavolta la lezione era metà gruppo Italia, metà gruppo Vietnam) e sulla lavagna avevano scritto buongiorno in italiano e vietnamita, con tanti cuori e disegnini! Quindi ho raccolto forza e coraggio, fatto sedere tutti vicino alla cattedra, e fatto la mia bella introduzione del tipo" bene se sono qui c'è un motivo e sicuramente ve lo state chiedendo anche voi quindi prima di tutto voglio presentarmi un po' piu' in dettaglio e dirvi perchè sono qui" e sono stati davvero attenti quindi YES! Dopo di che l'atmosfera era proprio rilassatissima e divertendoci e facendo divertire abbiamo fatto un quiz sull'Italia a colpo di domande con scelta multipla su cartelloni (scritti la notte prima!). Tipo qual è la forma giusta dell'Italia, scegli tra i 3 disegni qui sotto, oppure quanti tipi di pasta ci sono in Italia secondo te, etc etc etc. Non so cosa me ne faro' ma ce li ho ancora questi cartelloni. Dopo di che ho fatto la presentazione e commento delle foto, che hanno riscosso un successo enorme, tant'è che tutto quello che avevo fatto stampare è stato dato a chi voleva e mi rimane pochissimo. E cosi gia' il tempo è finito, ma davvero e' stato un successone. Dopo era il turno del gruppo Vietnam e anche li ci siamo divertiti un sacco...
Questa è stata la mia esperienza a Matsudai, cittadella sperduta nella campagna.
Prima di tornare a Tokyo ho avuto altre 2 fortune: vedere il paesaggio magnifico delle risaie in pendenza, e parlare con un "kikokushijo", uno del nostro team che è stato 8 anni in Inghilterra ed è tornato in Giappone solo per le medie tipo...e che pensa cose molto interessanti!
Se vi ricordate avevo gia' fatto la stessa cosa in un liceo a Tokyo, ma la grande differenza con questa volta è che non solo eravamo in 14 - 7 studenti internazionali e 7 giapponesi- ma abbiamo visitato 3 scuole e passato 2 notti fuori Tokyo, a Matsudai.
E' stata un esperienza davvero fantastica...non so da dove cominciare.
Innanzitutto quello che concretamente dovevamo fare, in coppie, era organizzare una lezione di 90 minuti per tutte le 3 classi...il contenuto era libero, ma ovviamente doveva avere a che fare col nostro paese d'origine oppure con la nostra scelta di studiare in Giappone, in modo da "presentare" agli allievi qualcosa di nuovo. Infatti la campagna giapponese non ha nulla a vedere con città come Tokyo e i contatti con gli stranieri e quindi con pensieri "globalizzati" è raro. Il contatto con pensieri "non giapponesi" in generale è raro.
Per me è stato fantastico per 3 motivi, tutti equali in importanza, 1 perchè ho passato 3 giorni interi a parlare solo giapponese, fare meeting e organizzare lezioni, fare lezione, tutto in giapponese e lo scambio con i nostri accompagnatori -cosidetti local students della Waseda- è stato piu' che proficuo: in 3 giorni ho parlato di piu' cose interessanti con dei giapponesi che in 8 mesi...sara' che tutti erano gia' stati 1 anno o piu' all'estero o erano in procinto di partire a studiare all'estero? 2 i bambini giapponesi sono adorabili. Sono gli unici che in questa società sono sinceri. A un bimbo delle elementari cui il mio partner local student aveva chiesto, durante la lezione, "ti interessa l'Italia?" ha risposto "no, chenneso io dell'Italia" ahahah mito! E cosi ho capito, anche grazie a una coincidenza, che il tatemae e honne (facciata e vero sentimento) non hanno a che vedere con l'essere ipocriti, ma con l'essere "adulti" o meno, in Giappone. Ossia un adulto giapponese che non sa abilmente nascondere quello che pensa, è ritenuto infantile, non ipocrita. Nuance. I bambini pero' ovviamente ancora non hanno questa "capacità" e sono pertanto sinceri. E io dico che coi bimbi giapponesi ci "vado d'accordo". 3 mi sono divertita un sacco a fare lezione, e alle medie è andata talmente bene che per un istante mi è balenata in mente l'idea di diventare maestra (non in Italia che si fa la fame!!!), tanto è stato soddisfaccente. I bimbi ti danno qualcosa che gli adulti ti tolgono...
Nel dettaglio:
Alle elementari- Avevo 6 bimbi. Gli ho fatto trovare l'Italia sul mappamondo, indovinare quante ore d'aereo ci vogliono (la prima proposta: 2 giorni interi!! ahah), poi insegnato i saluti e a presentarsi in italiano, fatto farsi presentare, poi gioco del "contenuto della scatola": c'è una scatola con un buco per inserire la mano, e dentro ci sono tot oggetti da indovinare solo toccandoli. Gli oggetti erano peperoncino, 1 penna, 1 fusillo, aglio, 1 chicco di caffé e una conserva di pomodori. Di conseguenza ho spiegato un po' i pasti in Italia, e fatto vedere foto mie della pasta etc. Poi ho proseguito con le foto e il loro commento, cosa che ha richiesto parecchio tempo. Naturalmente ho portato di tutto, dai paesaggi, alle città, alle "cose giapponesi in Italia". Infine ho fatto vedere un pezzettino di"Una tomba per le Lucciole" in italiano. Dopo era la pausa pranzo e voi non potete capire che figata!


Al liceo- trauma. Ma eravamo cosi anche noi? Entriamo in classe silenzio pesantissimo. Sono 35 giapponesi/e che ci guardano come a dire "speriamo sia interesante". Il problema è che tipo dalle 12h15 alle 13 abbiamo mangiato alle elementari, poi ci siamo spostati in bus al liceo, e subito arrivati senza preliminari saluti nè niente ci hanno portato in classe e mollato li per la serie "vi diamo in pasto alle belve, buona fortuna" XD XD XD Terrorizzante. Quindi presi dal panico, e aggiungendoci che io avevo cambiato programma la sera prima perchè il primo programam era troppo difficile (fare una vera e propria lezione magistrale raccontando la mia esperienza con le lingue straniere, il perchè ero in Giappone, i stereotipi sul Giappone e quello che pensavo da quando ero qui) ci siamo impapinati. E' andata malino insomma...ma a tutti i gruppi pare sia andata male. Per quanto uno potesse impegnarsi a spiegare qualcosa le reazioni erano pari a nulla...silenzio, freddo, gelo! Chiedevi qualcosa e non rispondeva nessuno. Aiutooooo.
Quindi è stato un trauma, ma è servito a prepararci meglio per il giorno successivo, anche se in realtà non c'era bisogno di stare sulla difensiva perchè quelli delle medie sono stati di gran lunga quelli con la miglior attitudine!
Medie- Subito grande differenza rispetto al giorno precedente: in questa scuola ci hanno accolti a suon di "benvenuti waseda! vi stavamo aspettando!" su striscioni.


Questa è stata la mia esperienza a Matsudai, cittadella sperduta nella campagna.
Prima di tornare a Tokyo ho avuto altre 2 fortune: vedere il paesaggio magnifico delle risaie in pendenza, e parlare con un "kikokushijo", uno del nostro team che è stato 8 anni in Inghilterra ed è tornato in Giappone solo per le medie tipo...e che pensa cose molto interessanti!

12 avril 2009
Note di viaggio, parte sesta.
E' rimasto in sospeso l'ultimo giorno a Kyoto.
E' stato dispersivo perchè mi rimanevano le zone piu' esterne della città, leggi il santuario di Inari a sud, e il Kinkakuji e Ryoanji a nord ovest. Siccome non ho noleggiato la bici, per il gran male al ginocchio che mi era venuto causa cattiva regolazione dell'altezza del sedile, mi sono mossa in bus, ma è stato scomodissimo, lungo e noioso. Soprattutto per il caldo che ha colpito Kyoto quel giorno. Ad ogni modo è stata una giornata soddisfacente, in primis perchè ho affrontato davvero il santuario di Inari scalando il monte fino in cima. Ci ho messo tutta la mattina. Il santuario di Inari è famoso peri torii rossi, e vi è sacra la divinità della volpe (per il raccolto). I turisti turisti si fermano giu', io invece ho affrontato la salita e di questo sono fiera e contenta. Sembrava davvero un altro mondo su per il monte, nella foresta...cosi' lontano dal mio quotidiano da farmi sentire estranea a tutto.
D'altra parte poi ho visto il Kinkakuji (padiglione d'oro), finalmente..Dal punto di vista "affettivo" ci tenevo. Di Mishima mi sono stufata prima di averlo letto, per la stanchezza nel sentire i giapponesi commentare "Mishima? ma scrive in un giapponese talmente artificiale, verboso...", ma la curiosità per aspetti suoi piu' "concreti" rimane. E cosa c'è di piu' concreto che di vedere il padiglione che ha ispirato una delle sue opere maggiori che ho pure letto?
07 avril 2009
Note di Viaggio, parte quinta
Dal 20 al 23 marzo ho fatto un Homestay nella provincia di Mie, vicino a Nagoya (che pero' è una provincia diversa). Ripensandoci a distanza direi che non è stato nè positivo nè negativo nel complesso, ma di sicuro all'epoca non mi sono sentita per niente a mio agio. Questo ovviamente non significa che non abbia fatto esperienze interessanti, anzi: non dimentichero' mai le 2 notti nel futon su materasso (comodissimo!) e il bagno, cosi rilassante che anche se sono diventata rossa come un aragosta mi ha creato dipendenza!
Di Nagoya non ho visto nulla il 20, tranne il castello e che sembra una città pulitissima.
La mia homestay family era avanti con gli anni, lui politico amante del golf, lei prof di piano amante di viaggio all'estero. Non posso andare d'amore e d'accordo con persone cosi, sopratutto se danno l'impressione di sapere gia' tutto e di non ascoltare quello che cerchi di raccontargli. La figlia, trentenne ancora in casa dei genitori e impiegata nell'azienda del padre - la crisi economica colpisce ovunque- era una persona completamente diversa con e senza trucco. Responsabile di Go-kon e incontri per matrimoni combinati, l'unico giorno in cui mi ha degnato rivolgermi la parola e interessarsi un minimo alla mia persona è stato quando mi ha portato, senza per altro avvisarmi, a uno di questi go-kon! E questa sicuramente è l'esperienza piu' strana e divertente che abbia fatto da un po. Cioè immaginatevi. Go-kon è dating organizzato, ma non speed-dating. 10 adulti, 5 maschi, 5 femmine, tutti giapponesi sui 30 anni, tranne la sottoscritta che decisamente non c'entra niente nè di fatto nè per il modo di pensare (ste cose in Italia non ci sono e se ci sono io sicuro non partecipo/parteciperei), ad una lezione di cucina tibetana. L'assurdo che si materializza. Questi uomini che cercano di fare colpo, alcuni che se la menano perchè pensano di essere degli chef, altri che sembrano disdegnare l'intero evento, le ragazze che invece sono timidissime, sembrano costrette a stare li..una gabbia di matti. Davanti a me durante la preparazione dei tortellini tibetani poi c'era mister sono bello simpatico e soprattutto nessuna mi resiste...sorriso da "ciao piccola"-.- Il genere di maschio che a me da' solo voglia di smontarlo perchè in realtà non ha nulla di attraente! Comunque dopo aver passato la domenica mattina a fare tortelli tibetani e rispondere a domande di gruppo tipo "il tuo attore preferito" e "cosa fai nel tempo libero", siamo andati a bere un caffé. Gli uomini hanno risposto tutti all'appello- te pareva- le donne invece , quelle intelligenti, se la sono svignata con qualche buona scusa, visto che avrebbero raccolto ben poco. La sottoscritta non è stata informata nè nulla e doveva partecipare per forza, quindi mi sono dilettata nella misura del possibile all'osservazione della fauna umana di questo strambo posto perso nella campagna giapponese- posto che non capivo un tubo di quello che dicevano nel loro simpatico dialetto. Piu o meno pero' sono riuscita a seguire la conversazione, che verteva sul bellimbusto di prima, e ad un certo punto mi hanno pure chiesto il mio parere su di lui: ci si puo' uscire? ...Con poca diplomazia ho detto che sembrava uno che amava menarsela, e la battuta ha fatto ridere tutti, meno male.
Quindi quella giornata li sicuramente è stata molto interessante. Guarda un po' te cosa deve fare la gente per trovare qualcuno. Il genere di esperienza che mi ha fatto riflettere sulla mia stessa situazione.
Per il resto ho potuto sentire giapponese dei vecchi, dei trentenni e dei bambini della provincia di Mie. E mi sono scoraggiata un sacco perchè ancora non capisco quanto vorrei...
Il motivo percui l'esperienza è stata un po' cosi cosi' è che questi collezionavano studenti stranieri e gli facevano fare a tutti lo stesso percorso, con notevole tedio: castello di Nagoya, serra a fiori da qualche parte nella campagna (chissa perchè poi!), discussioni infinite sull'europa, da parte loro pero' non mia!..Il secondo giorno ho scoperto che non erano mai stati in svizzera e che mi avevano "scelta" per la mia nazionalità. Poi quando hanno iniziato a chiedermi se fossi impegnata quest'estate ho fatto 2 piu 2..
Il motivo percui l'esperienza è stata un po' cosi cosi' è che questi collezionavano studenti stranieri e gli facevano fare a tutti lo stesso percorso, con notevole tedio: castello di Nagoya, serra a fiori da qualche parte nella campagna (chissa perchè poi!), discussioni infinite sull'europa, da parte loro pero' non mia!..Il secondo giorno ho scoperto che non erano mai stati in svizzera e che mi avevano "scelta" per la mia nazionalità. Poi quando hanno iniziato a chiedermi se fossi impegnata quest'estate ho fatto 2 piu 2..
Ho mangiato un sacco e molto bene. Ho visto cos'è una vera colazione giapponese, finalmente: una fettina di pesce ( abbastanza secco), zuppa di miso, riso con uovo crudo mischiato a salsa di soia e mangiato con alga nori. Una delizia!
Non è sarcasmo.
Non mi è piaciuto che parlassero tra di loro riportando quello che dicevo, o facendosi domande alle quali io potevo rispondere, se solo me le avessero poste.
Mi hanno prestato un libro interessantissimo 日本文化を英語で紹介する辞典 dizionario per presentare la cultura giapponese in inglese, che, trovo, spiegasse concetti abbastanza difficili in modo sia chiaro che non stereotipato. Cosa rara e utile.
Anche se tutti lo sapranno vorrei descrivere il bagno giapponese, perchè è davvero una figata. Il bagno è diviso in due, una parte con il lavandino ed altro, un altra parte separata da porta scorrevole o quello che è, dove c'è la vasca e una parte per lavarsi con la doccia, fuori dal bagno. L'acqua era a 41 gradi e per questo sono diventata rossa, ma non era per niente doloroso o sgradevole, dal momento che mi sono lavata e sciacquata con la doccia prima di entrare, ed anche la doccia doveva essere parecchio calda. Tuttavia non è possibile stare piu di 5 minuti le prime volte: mi veniva da svenire..il risultato è che uno ne esce completamente stanco e rilassato allo stesso tempo, e quindi è perfetto prima di andare a dormire...davvero se ne avro' mai i mezzi vorro' un bagno giapponese in casa mia in futuro!
もちごめ mochi
Note di Viaggio, parte quarta
Il 18 marzo mi sono mossa da Kyoto, per vedere il castello di Himeji, classificato patrimonio artistico/culturale mondiale (mi sono dimenticata come si dice correttamente in italiano..O_o) e fare un giro a Osaka.
A Himeji, oltre della bellezza assoluta del castello in sè, ho potuto commuovermi del gruppo di bambini giapponesi delle elementari in gita, che a vedermi si sono messi tutti ad esclamare "hello! good morning!" ad alta voce e tutti gioiosi. Gli avranno detto di fare cosi quando vedono un bianco. Al mio rispondere scoppiavano grida di gioia. Tenerissimi. Non faro' fatica ad avere un istinto materno quando sara' il momento!
A Himeji, oltre della bellezza assoluta del castello in sè, ho potuto commuovermi del gruppo di bambini giapponesi delle elementari in gita, che a vedermi si sono messi tutti ad esclamare "hello! good morning!" ad alta voce e tutti gioiosi. Gli avranno detto di fare cosi quando vedono un bianco. Al mio rispondere scoppiavano grida di gioia. Tenerissimi. Non faro' fatica ad avere un istinto materno quando sara' il momento!
Per Osaka avevo poco tempo quindi mi sono limitata al castello e al tempio Shitenno-ji. Tuttavia al Shitenno-ji era giorno di festa e c'erano mille bancarelle, la gente se ne stava andando eppure l'atmosfera era particolare..
Direi che l'impressione che ho avuto di Osaka è stata "città grande ma molto diversa da Tokyo, un po' sporca, meno alienante forse". E la gente di Osaka, molto "down to earth". Colori vivaci, chiaccherata facile e prorompente..niente del ritegno e contegno dei fashion-addicts di Tokyo.
Strada vicino alla stazione Tenno-ji.
Entrata del tempio, al tramonto.
Bancarelle in via di chiusura..
Madre e figlio.
Tramonto al ritorno verso Kyoto.
Una stazione in mezzo a Osaka e Kyoto, dove mi sono persa..scesa dal treno che penso fosse sbagliato (probabilmente no ma va be!) per risalire sul prossimo..momenti in cui ti senti completamente solo.
25 mars 2009
Note di Viaggio, parte terza
Note di Viaggio, parte seconda
Il mio bolide :P
17 marzo.
Dopo una serata meno tranquilla del previsto in compagnia di roomates americane e canadesi tra cui una 40enne ancora non sposata che rompeva i coglioni a tutti con i suoi racconti del perchè lei e lui ancora non si sposassero e che sciorinava stereotipi ad una velocità impressionante, sono uscita la mattina presto del giorno successivo che c'era ancora un gran sole. Ho fatto colazione con un caffé e una pasta del conbini, e visto il tempo ci ho messo poco a decidere che quel giorno io me la sarei girata in bici 久しぶりに come si dice qua (ossia, da tanto che non lo facevo, finalmente..!). Ho quindi noleggiato il bolide nella foto sopra e mi sono girata tutta la parte est di Kyoto: dal Kiyomizu-dera al Ginkaku-ji, passando per il palazzo imperiale al ritorno.
Dopo una serata meno tranquilla del previsto in compagnia di roomates americane e canadesi tra cui una 40enne ancora non sposata che rompeva i coglioni a tutti con i suoi racconti del perchè lei e lui ancora non si sposassero e che sciorinava stereotipi ad una velocità impressionante, sono uscita la mattina presto del giorno successivo che c'era ancora un gran sole. Ho fatto colazione con un caffé e una pasta del conbini, e visto il tempo ci ho messo poco a decidere che quel giorno io me la sarei girata in bici 久しぶりに come si dice qua (ossia, da tanto che non lo facevo, finalmente..!). Ho quindi noleggiato il bolide nella foto sopra e mi sono girata tutta la parte est di Kyoto: dal Kiyomizu-dera al Ginkaku-ji, passando per il palazzo imperiale al ritorno.
Ciclabile vicino al fiume.
Tipica strada nella parte nord-est di Kyoto, direi.
E per concludere la pausa pranzo in bellezza, un bel gelato al té verde..mmm quant'è naturale questo colore ahah!!
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