29 janvier 2009

Codici


Stare in mezzo ai giappi non è facile.
Se mi vedessi da fuori probabilmente sarebbe addirittura piu' lampante e l'avrei capito prima. Perchè io non sono giapponese. Io sono profondamente diversa, a cominciare dal mio aspetto fisico che tradisce un pensiero diverso, una estraneità. Quando dico che mi vergogno a far capire quello che sto leggendo sulla metro o che mi vergogno ad andare in posti dove si mangia prevalentemente carne perchè è cibo inadatto alle ragazze, non lo dico per fare scena, ma perchè è vero. E l'altro giorno ero per la prima volta ad Ebisu, aspettavo un amico ed ero l'unica occidentale in tutta la stazione, scoprendo cosi che era uno dei posti di Tokyo a non essere particolarmente cosmopolita, uno pensa che sia esaltante essere diversi, ma qui no. In America o in Europa, se sei diverso dalla folla, ne vai fiero, a testa alta. Qui ti devi nascondere, essere diversi non è di certo un vanto. Se vado in giro con il cappuccio in testa i giorni in cui non sono vestita e truccata perfettamente, è perchè qui le ragazze non sanno cosa siano le scarpe da ginnastica e la piega dei capelli non fatta. E non sono "le fighettine" che sono cosi, bensi tutte.

Ma insomma cosa posso fare? Gli occhi ce li ho azzurri, i capelli chiari e la corporatura non fine. End of the story. Mi rimane solo da avere dei modi che non facciano scappare questi occhi a mandorla a gambe levate.

Si perchè arrivano i "un mio amico giapponese ha detto", e i "secondo i risultati dell'intervista fatta ai miei amici giapponesi" etc. che confermano l'impressione che abbiano paura di noi occidentali.

Poi, capire i giappi non è facile, e gia' si sapeva. Oggi ho chiesto a un mio amico come dire via messaggio ad un tizio che insomma "no" non sarei andata a berci fuori insieme. La risposta è stata: se vuoi rispondere alla giapponese, devi dire "scusa ma quel giorno ho un impegno con le mie amiche". Questo in giapponese significa, come mi assicuro' il mio amico: "ho il tipo". E non verro' considerata una contapalle, per giunta.

Fate voi.

Ma una cosa sono riuscita a capirla (e scusate se è poco!!). Chi mi saluta di fretta, quasi furtivamente, è chi rivedo spesso, ogni settimana. Chi si dilunga in sorrisoni e promesse e cerimonie del tipo "ci rivediamo eh" di qui di qua di la, non si fa mai piu' vivo.

Chiamatele contraddizioni. E' semplicemente un altro sistema.

26 janvier 2009

"Vacanze" giapponesi.

Da oggi sono ufficialmente in vacanza fino al 6 di aprile.
Se volete tirarmi i cancheri, fatelo ora o mai piu'.
Tuttavia, siccome io sono come sono e il mondo gira in un certo modo, ecco quello che ho previsto di fare:
- Studiare kanji. Kanji, kanji e ancora kanji. Perchè tutti i nodi/problemi del giapponese prima o poi vengono al pettine sotto forma di ideogramma.
-Studiare per il noryoku shiken.
-Viaggiare. Costi quel che costi, un viaggio come dico io me lo voglio fare. Idee? Prendere il treno fino al Kyushu e poi risalire fino a Tokyo. Una volta calcolato quanto mi costera' valutero' se andare anche a nord di Tokyo in separata sede (considerando che non ho giacche invernali, potrebbe rivelarsi una scelta infelice).

E tanto altro ancora...girarmi Tokyo dove ancora non sono andata, prendere Dvd da Tsutaya con un amico, leggere quello che riesco ma leggere...uscire con amici giapponesi...e tante piccole cose che faranno volare questi 2 mesi...

22 janvier 2009

Ore giapponesi libere

Primo argomento: pensiero occidentale e pensiero orientale sul lavoro.
Il titolo è un po' pretenzioso, non penso di arrivare a tanto. Era per spirito di sintesi. Esprit de géométrie & co.
Ma qualche parere e spunto ce li avrei.
Da una chiaccherata con un compagno di studentato coreano risulterebbe che gli orientali preferiscono ammazzarsi letteralmente dal lavoro mentre sono giovani e farsi un pacco di soldi per poi goderseli durante la vecchiaia piuttosto che fare questa strana cosa a cui agognano molti occidentali che è trovarsi un lavoro che piace e che dia soddisfazioni. In effetti il mio commento è stato, con la solita foga italiana anche un po' terrona "MA CERTO che vogliamo un lavoro che ci piaccia, chè siamo masochisti?!?!". Chissa' perchè l'ipotesi lavoro piacevole-redditizio non è stata contemplata da nessuna delle due parti. Sarà che ci ossessionano con questa crisi economica mondiale e calo delle assunzioni e disoccupazione e giovani laureati che non trovano lavoro? Per lo meno, a me ossessionano, e hanno anche un po' rotto le palle, perchè mi sono ritrovata a rendermi conto di essere convinta di non riuscire a trovare lavoro nemmeno io, in un certo senso. Ma sto divagando. Comunque a quanto pare gli orientali affrontano la questione con l'obbiettivo di fare i soldi e poi goderseli. Noi occidentali invece vogliamo fare qualcosa che ci piace e goderci la vita anche da giovani, tra l'altro se uno schiatta a 40 anni con 40 miliardi in banca e 30 ore di straordinari a settimana, cosa si è goduto? Ma sto essendo poco obiettiva. La questione, ripensandoci, dovrebbe proprio essere cosi, trend e mode ed eccezioni a parte, visto che ad esempio uno come Nietzsche nell'anticristo, aforisma 12 (non siate impressionati, è l'unico che mi ricordi), diceva in sostanza chi te lo fa fare di fare qualcosa se a proposito non provi un personale intimo interesse piacere? E uno come Confucio forse non l'ha mai pensato, anzi. E questo è uno.
Due, un mio compagno di classe cinese alla presentazione di orale ha riportato i risultati di un'inchiesta secondo la quale i giapponesi dicono di scegliere il lavoro per la natura/sostanza/contenuto stessi del lavoro (仕事の内容)mentre i loro vicini coreani e cinesi affermano candidamente di sceglierlo in base al reddito.
Mi piacerebbe poter dire che i giapponesi, tra gli asiatici, sono i piu' educati e idealisti e percio' hanno mentito dicendo "contenuto del lavoro" pur scegliendo in base al "reddito".
Ovviamente la condizione ideale per tutti sarebbe avere un lavoro figo e fare i soldi, ma in assenza di questo, cosa scegliere? Oppure per cosa protendere, visto che non sempre ci è dato di scegliere...?

Secondo argomento: comunicazione di servizio.
Da una settimana o due ho cambiato la visualizzazione del numero di post di questo blog riducendola a 3 per pagina. Questo è per permettere a tutti di accorgersi che in fondo alla pagina ho aggiunto un video di Youtube. E' un fanvideo di poco valore a dire il vero, con la solita canzone smielosa e scelta di immagini super melodrammatica, ma era l'unico sul film in questione che ho trovato: GO. Ora che ci penso, forse dovrei mettere la locandina del film...Ad ogni modo è un film che mi ha veramente colpita e fatto pensare, lo consiglio a chiunque si interessi di questioni di nazionalità e identità. Il regista è Isao Yukisada se non sbaglio, realizzato nel 2001. Storia di un ragazzo nato e cresciuto in Giappone ma di origini coreane e percio' discriminato nonchè soprannominato 在日韓国人 ossia coreano residente in Giappone. E' un problema sociale realmente esistente, s'intende. La frase che ho riportato sopra il video puo' essere tradotta come "La nazionalità te la puoi comprare facilmente. Se ci sono i soldi...E' cosi' per l'America, è cosi' per la Russia. Se solo il mare fosse un po' piu' bello oggi....Mah, affacciati e guarda il mondo. Dopo, da solo, decidi." Siccome io ho idee e definizioni personali su "nazionalità", "identità" e "senso di appartenenza", questo film mi ha ispirata parecchio, dando un punto di vista diverso sulla questione.


Terzo argomento: cibi tipici e kitsch.
I giapponesi con la loro ossessione degli esami hanno creato e re-inventato dolci, snack e cioccolato per i poveracci che fanno esami. Mi spiego subito con un esempio. Kit Kat è diventato sinonimo di se mi mangi passi l'esame perchè in giapponese si pronuncia kitto kattoキットカット, cambiandolo un po' kitto katsuきっと勝つ ossia sicuro vinco. Eh beh. Ma questo è solo uno dei mille esempi! Anzi, questa era una re-invenzione. Di sana pianta invece ci sono dei biscottini ripieni di crema al cioccolato a forma di Koala, con ovviamente tanti Koala disegnati sulla confezione, per un gioco di parole: netetemo ochinai 寝てても落ちない anche se dormi non cadi. Solo che cadere si usa anche per "non passare" un esame..anche se dormi passi....Devo continuare?

Infine, questa bevanda dal colore poco invitante è, in realtà, molto buona: sa di gelato al tè verde, ed è calda.


Ultimo argomento: 一番悪いレベールで経験しておけば・・・
Sono le parole di un mio amico giappo che vive a Milano. Non riesco proprio a tradurle bene, ma grosso modo nel loro contesto significano "se uno fa un'esperienza orrenda, dopo tutto gli sembrerà il paradiso". E' oltre un anno che aspetta il permesso di soggiorno, nonostante abbia riempito e riempa tutt'ora le condizioni per stare in Italia, e se non lo rinnova presto (cosa che non puo' fare visto che non ha l'originale), verrà espulso, come gli hanno detto in Questura l'altro giorno, dopo mille appuntamenti in cui gli veniva solo detto "no, oggi non possiamo fare niente, la tua pratica è in fase di rigetto, ciao". Un pensiero a lui e a tutti gli immigrati non clandestini che in Italia vivono un inferno per l'incompetenza di chi si occupa delle pratiche. E non è un'esagerazione: mia madre ad esempio quando venne in Italia per la prima volta per ricongiungimento familiare, a Milano non ricevette il permesso per 3 anni. Vai Italia...cosi ti vogliamo...E non inferisco oltre raccontandovi l'estrema efficacia e cortesia degli addetti alla Questura a Tokyo.

18 janvier 2009

Pretesti e scuse?

2 curiosità.
Io una volta sola ho comprato dei libri qui. La cassiera mi chiese una cosa che non capii subito, cioè, "vuole che lo copra con una fodera?". In effetti sulla metro e altrove, sembra che tutti leggano lo stesso libro. Questo è dovuto al fatto che molto cleveramente (come si dice in italo-inglese) le dimensioni dei libri sono le stesse, piu' o meno. E c'entra anche il fatto che ci sono queste famose fodere - tutte uguali!- beige con 2 righe verdi che ricoprono le letture giapponesi. Una volta ne parlai per caso con la mia amica A. che fa un lavoro part time in una libreria. Dice che quasi tutti i clienti vogliono la fodera. E' per proteggere il ibro.
Io non vorrei dire ma tutti i libri qui hanno GIA' una fodera, avete presente quella fodera dei libri in edizione ancora da "best-seller"? Quella cosa di plastica odiosissima perchè inutile anzi dannosa, ti scivola, ti si spiegazza, fa strane pieghe, insomma..quella gia' c'è. Quella che la cassiera mi proponeva era un'altra cosa. Stiamo parlando di una fodera simile a quelle che in Italia si mettono sui libri alle elementari, perchè altrimenti rischiano sul serio di deteriorasi.
Beh io dico che è un pretesto!!!
Che tanto non ci crede nessuno che un adulto, per giunta giappo, vuole la fodera perchè pensa di rischiare di macchiare il suo libro di caffé o tè. Io dico che è per non far capire agli altri cosa sta leggendo.

E siccome io la fodera a quel tempo non la chiesi, sono giunta a non leggere nella metro perchè mi vergogno che gli altri possano sapere cosa leggo!!!
(Anche perchè insomma, mi sto limitando al piu' semplice e banale che ci sia - densha otoko- un po' come se in Italia qualcuno leggesse qualcosa dal titolo "TVTTTTB" ..).

Ormai sono 4 mesi che vivo qui e ho notato che i giappi amano i pretesti e le scuse, purchè validi, nonostante secondo il mio occhio siano ovvi! Ad esempio leggevo questo romanzo densha otoko, che è tratto pari pari da un forum su internet (Giulio non rabbrividire :D Qua siamo gia' all'era del keitai shosetsu, ossia romanzo sul cellulare...). Trattasi quindi di contenuti e linguaggi estremamente giovani etc etc etc. E tu guarda caso quando si tratta di uscire con una tipa, un ragazzo si tira mille trip per scovare la scusa migliore per ottenere un secondo appuntamento.
Ad esempio:
Lui: "Grazie mille per le tazze da té che mi hai regalato. Sono veramente eccezionali. Al punto che usarle quasi sarebbe peccato!"
Lei: "(risatina da femmina giapponese). Sono contenta che ti siano piaciute."
Lui: "A proposito di tazzè, tu sei piu' caffé o té?" PRETESTO DEL CAZZO NUMERO 1. A proposito di tazze????
Lei: "(prosegue del tutto naturalmente, perchè insomma non è successo nulla di strano) A me piace il té, lo bevo spesso"
Lui: "Lo fai da te?"
Lei: "Si, si possono trovare ottime foglie da tè, e con quelle.."
Lui: "Io bevo soltanto nescafé (STEPHI SCOPPIA A RIDERE LEGGENDO..CIOE' MA QUANTO SEI SFIGATO). Se ti va, la prossima volta che vai a comprare le foglie da té ti posso accompagnare." MA CE LA FACCIAMO??? QUESTO ERA IL PRETESTO DEL CAZZO NUMERO 2.
Lei " Ma certo! Quando facciamo?"
Lui: "(con tono noncurante) Beh, il giorno xxx di settimana prossima , che ne dici?"


E simili e affini.
E a riprova del fatto che questo è veramente il loro modo di agire...

Lezione di espressione scritta. La prof. si è persa da qualche parte, tutti cazzeggiano. Io parlo con il volontario del mio gruppo. Volontari sono studenti giappi che decidono di venirci a dare una mano etc.
Io e lui: Si parla di tutto un po'. Ad un certo punto:
Lui: " Pero'. Sei piuttosto brava a parlare giapponese!"
Io: "Mah, insomma...ancora non ci siamo!"
Lui: " Ti piace l'alcool?"
Io: "...(questo salto non mi torna...) Si, si. Ad esempio l'umeshuu mi piace un sacco."
Lui: "Ah....l'umeshuu....ma...e la vokka?"
Io: "vokka?"
Lui: "...." (scribacchia su un foglio VODKA).
Io: " Ah si! Vodka! Mmm, si, cosi cosi. Preferisco il rum."
Lui: "Ah il rum. Buono si. Se ti va una di queste volte usciamo a bere?"
XDDDDDDDDDDDD

Eh si certo...

14 janvier 2009

Me le sogno di notte!

Venerdi ho una PRESENTAZIONE per la quale -mi spiace ma non ci sono altri modi per dirlo- mi sto cagando sotto.
Trattasi di parlare 10 minuti in un aula grande, in tono e modo formale, con tanto di power point e domande finali da parte del pubblico (la classe)...
Io sia per il contenuto - la base è un report che abbiamo scritto su un argomento a scelta, report sudatissimo frutto di 3 mesi di lavoro di cui sono piu' che stufa- sia per power point, idee proprio zero...fino a ieri sera.
Sono andata a letto che ero morta, appena toccato cuscino ero sicura di addormentarmi all'istante, ma un'idea si è fatta strada e allora ho preso un foglio, una penna, un romanzo come scrittoio e nel letto buttato giu' lo schema della mia presentazione.

Non c'è che dire, me le sogno di notte ormai...

12 janvier 2009

Ricordi d'infanzia


Ieri a livello linguistico mi è successa una cosa notevole, che li' per li' mi ha colpita e che spero di riuscire a spiegare in modo adeguato perchè chi non ha mai vissuto all'estero potrebbe non averlo mai provato.
Per la prima volta da un sacco di tempo stavo chattando su msn con un mio amico giapponese di lunga data. (Alcuni di voi sapranno chi è...=P). Tanto per rendere l'idea, lui mi scriveva in francese (perchè abita in Francia da ormai alcuni anni) e io rispondevo in giapponese. So che visto cosi dall'esterno sembra una stranezza vana, in realtà pero' la comunicazione cosi tra noi due funziona al meglio, e meglio di prima tra l'altro (prima= quando chattavamo in francese e basta).
Il motivo di questo mio scrivergli in giapponese nonostante la mia lingua madre sia il francese pero' è anche un altro: che il mio cervello ora è in mode "giapponese" e cosi mi piace, perchè mi sta venendo piu' naturale..ad esempio mentre scrivo questo brano inciampo su modi di dire che mi vengono prima (e per alcuni secondi soltanto) in giapponese e che non posso tradurre pari pari: ad esempio " e cosi mi piace" fa un po' schifo, ma perchè nella mia mente era そのままsono mama...e via dicendo. E quindi quando ho voluto scrivergli "il mio cervello ora è impostato sul mode giapponese", ho iniziato a scrivere la frase, che in giapponese suona come "la di me ora testa è su mode giapponese impostata", e ho messo l'ultima parola "impostata" per totale istinto eppure con la certezza che fosse giusta. In altre parole: se prima di quell'istante qualcuno fosse entrato in camera mia e mi avesse chiesto "Stephi come si dice impostare, impostazione in giapponese che mi serve saperlo?" io non l'avrei saputo, ma li' per li' inconsciamente ricordandomi ho potuto inserire la parola giusta. E voi direte come sarebbe a dire ricordandoti??? Eh si, ricordandomi, perchè la parola era da qualche parte nella mia mente. Non sapevo dove ma c'era. Al che attonita ho guardato la mia frase e poi ho pensato come cazzo ho fatto a sapere settei(impostazione)?! E ho capito: è in una frase che sento sempre sulla metro. "...Esclusa l'area dei sedili riservati agli anziani, impostate il cellulare sul mode silenzioso".

CIOE' CAPITO????????????

Per i nipponisti, la frase che ho scritto ieri in chat è: 今の私の頭が日本語モードに設定・・
E la frase della metro: それ以外の場所では、マナーモードの設定の上・・・

Tra l'altro il significato l'ho interamente dedotto, perchè non è che sono mai andata sul dizionario a verificare settei perche lo sentivo sulla metro! Quindi prima ancora di essere conscia del significato, per cosi dire, l'ho riusata. Ed era un uso corretto (senno' il mio amico me l'avrebbe fatto notare). E' stato come un flash quel momento in cui mi è balzata la parola in mente mentre in un certo senso pensavo di non saperla.

Ma mi saro' spiegata?....
Perchè se no non ha senso XD
Comunque la cosa che mi ha colpito e che volevo dirvi, è che questo tipo di processo, che qui per la primissima volta mi succede con questa allucinante chiarezza, ossia sicurezza che quella parola era giusta, da bambina mi succedeva tutto-il-tempo. Da bambina ho imparato cosi le lingue dei paesi in cui improvvisamente io e i miei traslocavamo. Pero' questa capacità che è innata in ciascuno di noi ( a patto di venirci esposti, alle lingue straniere) via via si perde e gia' a 10 anni è la fine. Da li' in poi ci tocca lo studio. Poi se uno è dotato o ha orecchio magari fa meno fatica, pero' di questi processi qua ne fa meno, mentre da piccolo erano la base dell'apprendimento...

11 janvier 2009

髪の毛を切っちゃった理由


先日はじめて日本の美容院に行った。

髪型変わったより髪の毛をはじめて本当に切っちゃったということだ。今本当に短い!
なんでそうしたのか別に彼氏と家族に言いたくないもん・・・だって、だから日本語で述べる。
理由を聞くとおかしいかバカ!思ってしまうかもしれない。
将来のことですごく不安で、混乱して、愛してる事や人と別れるのが一番怖いことなの。
だから、今からその愛してる事から別れられるようになったらいいんじゃないかと思って、本気で練習として髪の毛を切っちゃった。そうすると、別に髪の毛を切りたくなかったのに、今の髪の毛を考えずに、残っている髪の毛そのまま将来に向けて行く。練習だ。そして時々自分のイメージとか変わるのが悪くない。それも変化に慣れるということでしょう・・・
やっぱり女の子の考えでしょう 笑

でもすごく怖くて、自分の気持ちを元気にさせたい。「愛してることはいなくても大丈夫」と考えるようにならなきゃいけない・・・
そういう必要があって悲しいね。悲しい。でもその状態はある日、いつか無くなって、もっといい状態が来るでしょう。

10 janvier 2009

E' buon senso, dopo tutto!


Dando uno sguardo cosi', d'insieme, al mio blog, potrebbre sembrare che non faccio che criticare i giapponesi e i loro modi. In effetti criticare viene molto facile, come azione, in generale. Pero' primo non è mia intenzione, secondo quando ci sono cose da lodare...ora per esempio mi sono venute in mente 2 cose.

Prima cosa, un tempo (ormai i tempi sono cambiati he he) mi chiedevo come mai fossi l'unica sfigata a non uscire con l'ombrello i giorni in ciu pioveva. E intendo ben dire: come mai fossi l'unica che al mattino non ha l'ombrello e poi al pomeriggio si fa lavare mentre tutti, tranquillamente, lo tirano fuori, il maledetto aggegio! Cioè cos'è han tutti il sesto senso oppure si guardano la meteo alle 7 del mattino prima di uscire di casa?!
Ebbene nè l'uno nè l'altro, perchè la meteo...ce l'hanno sul telefonino!!!
E da ora, ANCHE IO (LOL).
Mi sono up-datata con la modernità giapponese e ho chiesto a un mio compagno di classe che ha il mio stesso modello di cell di fare il set-up per avere la meteo. In effetti li in un angolo dello schermo da sempre c'era questo riquadro colorato che diceva "no data"; ora dice "oggi---(nuvoletta)" poi passa a "domani---(sole)" e ritorna ad oggi e via di seguito. Sono furbi questi giapponesi! Zurui!
E l'altro ieri le previsioni per il giorno seguente erano pioggia, cosi ieri sono uscita con l'ombrello e in effetti durante la giornata è piovuto e sono riuscita a non farmi lavare...sapete com'è...sempre per la questione dei bagagli io con me ho un solo paio di scarpe, se mi si bagnano come faccio...=P


Altra cosa: le uscite.
All'inizio faceva molto strano. "A che ora ci troviamo allora?"- "Alle 18 in piazza!". Se a Bologna (o Treviso, o Roma che sia) un vostro amico dice cosi, pensate che probabilmente deve andare a trovare i nonni in ospizio, o fare il babysitter. Qui invece è normale. La sera non si esce, per dire, alle 22h30. Si esce alle 18. Alle 19h30 con la gente proprio avanti!!! All'inizio faceva troppo strano. Sembrava rovinare il sabato sera. Pero' sono giunta a capire e approvare. Qui tutti i treni si fermano all'una di notte al massimissimo. Il che non permette certo di uscire a cenare e bere con calma se ci si trova alle 22h, per dire. L'uscita in discoteca è una cosa a parte, ma per tutte le altre tipologie di uscite, alla fine è logico uscire presto, saziarsi presto, avere un paio abbondante di ore per divertirsi e poi poter comodissimamente tornare con l'ultimo treno. Perchè stare fuori a gelarsi il c**o fino alle 4h30, dopotutto? : )

08 janvier 2009

Buone e cattive impressioni


sui giapponesi a livello umano.

Sul volo del ritorno ero di fianco a una coppia(?) di amici(?) giapponesi. Dopo aver tirato fuori Kitchin per passare il tempo e infondermi i pattern di frase che i giapponesi ritengono cosi inaccessibili agli stranieri e che proprio per questo io voglio imparare (per poi poter dire: tiè! la tua lingua non è in-imparabile come ti vantavi che fosse), la mia vicina mi ha rivolto la parola chiedendomi se studiassi giapponese. No, arabo. Carina comunque. Da li abbiamo discusso di questo e di quell'altro, lei e il suo amico erano parecchio eruditi, qualunque argomento si tirasse fuori avevano un parere...e conoscenze. Lui conosceva Umberto Eco (laureato in legge), lei aveva studiato i mosaici di Ravenna (laureata in ingegneria meccanica)...una coppia brillante insomma. Abbiamo parlato principalmente di studio all'estero (lei aveva studiato a Parigi per un anno e mezzo), e di letteratura, essendo la mia specialità all'uni. Ottima impressione, aiutata dal fatto che pensavo di aver dimenticato gran parte del giappo, invece dai, non era troppo peggio del solito.

Peccato abbiano rovinato questa bella e per forza di cose effimera chiaccherata con la solita immancabile indesiderata e inutile promessa di risentirci con annesso scambio di meishi (carta da visita). Coronata con la proposta di andare da amici loro a fare la cerimonia del té! Ma cos'hanno questi giapponesi? Perchè a Tokyo è cosi difficile far conoscenza con qualcuno - sul campus dell'uni piena di gente della mia età per dire- e poi invece quando te ne trovi che ti parlano, esagerano in questo modo??? Ma io non vado alla cerimonia del tè con uno sconosciuto conosciuto in aereo neanche in Italia! E se ci siamo incontrati su un aereo, appunto, ti auguro buona vita e mi rassegno senza difficoltà al fatto che è tutto qui! Che è tutto questo..eccessivo attaccamento al momento, per quanto bello sia stato?! Sarà che non ho energie da sprecare, in nessun campo. Ho determinate cose da fare, determinati obiettivi da raggiungere...ma se ci penso neanche in Italia mi ritrovo con una persona che non conoscevo ad uscire facendo finta di..non so cosa, a meno di esserci visti un paio di volte ed aver assodato che si potrebbe andare d'accordo e si potrebbero avere cose in comune. Quella chiaccherata è stata cosi bella cosi com'era. Perchè appesantirla dell'obbligo di scrivere un'email di ringraziamenti -forzatura- e dichiarazione di disponibilità ad uscire a fare le cose proposte in modo cosi improvviso?

C'è un che di irritante e irragionevole nell'abisso tra estrema chiusura e forzata disponibilità. Vie di mezzo, inesistenti. Come quelle 3 tipe che mi impezzarono in piena Waseda Dori quando tornavo dalla spesa semplicemente chiedendomi se fossi studentessa di scambio alla Waseda- una straniera vicino all'uni per loro siginificava che probabilmente lo ero e di fatto ci hanno azzeccato. E da li, in mezzo alla strada, io con la spesa in mano, mi hanno chiesto cosa pensavo del Giappone, come mi trovavo, cosa facevo a lezione, cosa ne pensavo rispetto all'Italia. Bene. (O male?). E alla fine ecco: dai che ci rivediamo e ci racconti tante cose sull'Italia. Okkei. Scambio dei numeri. Purtroppo in quel periodo ero stra-impegnata - come tutti hanno potuto constatare, studio, ho esami ogni giorno e lavoro pure- e ho dovuto rifiutare inviti su inviti, cosa che mi infastidisce perchè non vorrei essere messa nella condizione di dover dire di no! Al che al loro insistere ho dato le motivazioni piu' sincere sul mio rifiutare: niente soldi, cambio pessimo, niente tempo. Cosa hanno risposto secondo voi? Che mi invitavano a casa a cena!!! XDDD Ovviamente ho rifiutato, imbarazzatissima.

Altra cattiva impressione. Arrivata alla stazione di Shinjuku dopo un volo e un viaggio in treno estenuanti, mi trascino al binario 14 (o 15?) della linea Yamanote per arrivare fino alla fermata di casa. Sulla metro, neanche pienissima, entro, faccio per andarmi a sedere a un posto libero ma un uomo di mezza età, un salary man all'apparenza, si precipita e davanti al mio naso (in francese si dice cosi) si fionda sul posto libero, facendo apposta a non guardarmi in viso. Gli astanti fanno finta di niente. Avevo la valigia e la cera di una che non ha dormito molto, lui niente. Pessima impressione.

日本人との関係についての印象は

日本に戻ってきた日、飛行機には隣の座席の方は二人の日本人の友達だった。時間つぶしのためにキチンを読んでから、その二人は私に声をかけてくれた。いろいろ話した。教育が高いレベールの二人と何でも話せた。だからとてもいい印象に残った。けれども、機内の短い話は足りないらしい。めいしの交換だけしなくて、また会って一緒にその二人の友達の家へ茶道をしに行こうということもその二人が言ってしまった。なんで・・なんで私と同じように学生である人でいっぱい早稲田キャンパスでは友達ができないの?しかもなぜ日本人が声をかけてくれるとき、そんなに・・・あんまりだよね。知らない人と茶道って!なんだよ・・イタリアでも、どこの国でも、飛行機で知り合った人たちと再び合えないから、そういう約束しないのよ。

全然話せない日本人と優しすぎる日本人のギャップが大嫌い。

そして成田空港から電車にのって新宿に着いた。そこからまだ高田馬場へ行かなければならなかった。なので山の手線に乗りに行った。その時超疲れた私は込んでいなかった電車の中で座りたくて、空いている座席に寄り付いたけど、40歳ぐらいのサラリマンは私の目の前でその座席へ走って座った!私荷物も持っていたし、疲れたに見えたけど。

やっぱり日本に帰りの悪い印象だったんだ。

07 janvier 2009

"Che invidia"?!


Stare a Tokyo significa anche questo.
Una Suzuki Swift grigia che si allontana dalla stazione serpeggiando per la strada montana che porta alla casa paterna e, alla fine, al ritorno in Giappone, mentre in direzione opposta sfreccia un interregionale svizzero per Milano e, alla fine, Bologna.
Un ambiente familiare pieno di volti conosciuti -un posto rassicurante- lasciato per il vuoto delle folle di Tokyo, la lampada a neon della camera e il ronzio del riscaldamento come soli compagni di sonno.
E' uno strazio che bisogna provare per capire, percio' vorrei che tutti la smettessero di invidiarmi per sentimenti piu' difficili da sopportare che facili da dimenticare. Anche perchè nessuno mi ha mai garantito -nè puo' farlo- che questo strazio servirà mai a qualcosa. Il senno di poi giudicherà.
Coz' it's a bitter-sweet symphony this life
Trying to make ends meet
You're a slave to the money
Then you die