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30 mars 2011

Flashmob for Japan @UniGe

UPDATE 31/03 - PICTURE

Ca y est: dans une demi-heure, le flashmob pour le Japon à UniMail (Université de Genève) va débuter!

Voici l'évènement comme il est décrit sur la page Facebook:





★ MOBILISATION POUR LE JAPON ★



* Les médias n'en parlent peut-être plus, pourtant BEAUCOUP SONT ENCORE DANS LE BESOIN. Prenons, pendant 1min, le pouvoir médiatique et montrons leur que nous aussi, nous sommes capables de faire bouger les choses.*

!! Déroulement !!



- 12:00 : RDV au sein d'Unimail en face des grandes marches en mode NORMAL (Couleur vêtement reste cachée)



- 12:08: FREEZE 1min (Départ annoncé au Micro!)



- 12:09: UNFREEZE (annoncé au Micro)

=> les ROUGES se rassemblent au Centre et les BLANCS tout Autour pour former le DRAPEAU du JAPON au sein de l'Unimail.



- 12:10: Tout le monde ASSIS par terre



- 12:11: On se RHABILLE et on Repart INCOGNITO (Merci à Tous!!!)



Le tout sera bien entendu couvert :D



J'espère que j'arriverai à récupérer des photos pour vous montrer....



__________________________________________________________________________________________________

Ci siamo: tra mezzoretta inizia l'evento di mobilitazione per il Giappone organizzato dai nipponisiti dell'Università di Ginevra, e a cui prendo parte.

Scopo dell'operazione: ricordare che, anche se i media non ne parlano piu', ci sono ancora moltissime persone che hanno bisogno, nelle zone devastate da terremoto e tsunami in Giappone.

Svolgimento dell'evento: ci raduniamo (saremo circa 300) nello hall principale dell'Uni facendo finta di nulla; un organizzatore ci da' il via e staremo fermi immobili per 1 minuto; il minuto successivo ci cambiamo (rosso o bianco) e quello dopo ancora facciamo una formazione che rappresenti la bandiera del Giappone. Poi ci rivestiamo e ce ne andiamo :D

Io sono rosso! Ho qua dietro tutto il necessaire e non vedo l'ora.

Spero di poter raccattare qualche foto da mostrarvi, e spero che questa goccia d'acqua nell'oceano possa servire : )



22 mars 2011

Un blog sul Giappone

Sapete che non apprezzo molto i nipponisti, ma quando ne trovo che non sono fanatici e/o esaltati, li adoro subito.
Vi segnalo un blog che a prima vista sembra poter essere interessante. Non ho ancora avuto modo di leggere molto nè tanto meno di spulciarlo (ma ho intenzione di farlo), comunque se non altro ci presenta in questi giorni la situazione post-terremoto a Tokyo in maniera reale e realista.
Una lezione per i giornalisti, che hanno disimparato a fare il loro mestiere, o forse vengono costretti a scrivere le schifezze allarmiste e a buon mercato che troviamo nei media italiani da una settimana a questa parte.
Enjoy.

13 mars 2011

Catastrofe naturale in Giappone e reazione media italiani

Come sappiamo tutti, in questi giorni il Giappone è stato duramente colpito da un terremoto seguito da uno tsunami nella parte nord-orientale del paese in particolare.

Non spendo parole di troppo per commentare fatti che tutti conoscono e che hanno ripercussioni e conseguenze ovviamente tragiche agli occhi di tutti.

Fortunatamente i miei amici là stanno tutti bene. C'è chi rimane finché le Ambasciate non rilasceranno ordini di evacuazione, anche perché Tokyo non è rimasta colpita come altre città, e c'è chi nonostante la relativa sicurezza ha deciso di tornare a casa. I racconti che mi sono stati fatti da alcuni di essi, testimoni in prima persona del terremoto e delle scosse di assestamento nella capitale, sono apocalittici e spaventevoli. Per il resto del paese, bastino le immagini che circolano su internet.

In tutto questo però il Giappone reagisce nel modo migliore che può e certamente non si lascerà mettere in ginocchio.

Stamattina apro il sito della Repubblica e leggo "10mila morti a Miyagi".
Leggo le news dell'agenzia Kyodo, in giapponese e inglese.
C'è un errore. I morti accertati sono 1000. Si parla di un bilancio che probabilmente raggiungerà le 10 mila vittime, ma che in nessun caso è stato confermato. Ho scritto alla redazione, per farlo notare. Forse ingenuamente, forse inutilmente....stasera già il tono era un po' più decente. Il titolo "oltre 10 mila morti", ma il sottotitolo "3000 accertati ma se ne temono oltre 10 mila". Grazie.

Notare la differenza. Notare l'allarmismo e la disinformazione da noi, paese che dopo i terremoti colloca gli sfollati in tendopoli e poi container per 15 anni, nei confronti di un paese che costruisce persino i cestini per strada con tecniche anti-sismiche, e che si rifiuta di cadere nel sentimentalismo e qualsiasi altro -ismo, a favore della sobrietà che si impone naturalmente in casi come questi.

11 novembre 2010

"Aiutiamo gli insegnanti a svolgere meglio il loro lavoro"

"Ultimamente si vedono spesso ai telegiornali presidi che chinano il capo. Insegnanti del liceo che all'esame di metà semestre hanno assegnato un problema posto così: “Chi ha ucciso il Preside?”. Maestre delle elementari che hanno fatto scrivere ai loro allievi frasi di minacce nel contesto del corso di morale.

Se sommiamo quelli delle elementari, delle medie e del liceo, ci sono in Giappone 100 mila insegnanti. Quelli che pongono ora problema sono solo una manciata. Di questi, ci saranno state persone che già di loro non sono adatte all'insegnamento.

Tuttavia, ciò che emerge da diverse fonti è l'ombra di un corpo insegnante talmente esausto da non riuscire neppure ad ammonire o consigliare i colleghi che hanno comportamenti tali per cui feriscono i bambini o perdono di vista il buon senso.

Capita, quando si entra in aula docenti per raccogliere documentazione, di sentrisi come se si stesse in un Internet Café. Anche dopo il tramonto, si vedono qua e là professori che stanno in silenzio di fronte ai loro schermi di computer accesi. Sono impegnati in lavori d'ufficio quali mandare rapporti al Consiglio Scolastico Provinciale e calcolare le spese di mensa.

Secondo un'inchiesta del Ministero dell'Educazione del 2006, gli straordinari ammontano a 42 ore mensili, 5 volte quanto quelli di 40 anni fa. C'è poi anche un aumento di problemi di bullismo tra bambini, di pretese da parte dei genitori, e di allievi stranieri. Nonostante il carico di lavoro degli insegnanti stia aumentando, a causa di difficoltà incontrate dalla finanza pubblica il numero di professori viene controllato. Al solo pensiero di aumentarlo, gli enti locali [le scuole N.d.T.] decidono di passare all'assunzione di insegnanti non professionisti che si accontentano di uno stipendio basso.

Sono aumentati i congedi – talvolta sconvolgenti nella vita di un professore - e così anche gli insegnanti che hanno perso le speranze. Sono in 12 mila in tutto il paese, scuole private e pubbliche di ogni livello incluse, ad abbandonare la professione prematuramente, e l'anno scorso si è registrato un nuovo record di neoassunti autolicenziatisi entro un anno dall'assunzione (317 in tutto).

Di conseguenza c'è poco da stupirsi se i giovani brillanti che ambiscono alla carriera di professore diminuiscono. Lo smezzamento di candidature all'esame di Stato nelle province è sintomatico. Trovo sia grave anche il problema della “crisi degli insegnanti”, tra i tanti problemi che circondano l'educazione.

Quello che si sta perdendo, secondo le parole di un veterano dell'insegnamento è, oltre allo yutori – la libertà e flessibilità, lo spazio vitale per esercitare la professione al meglio* - , la pratica che fa parte della “cultura degli insegnanti” di emulare il migliore per fare progressi. I veterani parlano della loro esperienza, e i giovani fanno le loro richieste di consigli. Si studia insieme il modo di far lezione, e si trova una soluzione, uno stratagemma. In passato, anche in tali condizioni, si trovava sempre un professore che aveva problemi [con una classe, N.d.T.]. Ma ora la comunicazione tra i membri del corpo insegnante si sta sempre più impoverendo.

Oltre a prendre i dovuti provvedimenti nei confronti dei professori che hanno causato l'attuale problema, bisognerebbe rivedere la cooperazione tra ricercatori e insegnanti. Oltre a questo, bisognerebbe fare della scuola un luogo dove si educa. Sarebbe opportuno farsi aiutare molto di più dalle persone in sito che possono dare una mano.

Occorre accellerare la messa in atto del piano per il “Miglioramento del numero e della qualità degli insegnanti”. Ma il Ministero delle Finanze disapprova il piano del Ministero dell'Educazione. Anche le discussioni in merito a come modificare la formazione, l'assunzione e i corsi di aggiornamento degli insegnanti sta prendendo molto tempo. Ancora non è chiaro in che direzione andrà l'idea della revisione del sistema dell'Esame di Stato, nata con la proposta di escludere i professori problematici.

A criticare gli insegnanti e mettere loro pressione e basta non si arriverà a nessuna soluzione."


*Mia aggiunta tra i trattini, per yutori che non è direttamente traducibile ed è la parola chiave, che fa peraltro riferimento alla dicotomia tra insegnamento tradizionale – rigido e severo – e insegnamento più transigente, yutori kyoiku per l'appunto – di recente introduzione in Giappone.


Mia traduzione dal giapponese di un articolo intitolatoどうした先生?ゆとりを取り戻せる改革を un commento alle recenti problematiche scolastiche giapponesi pubblicato sull'Asahi, sezione 社説 il primo novembre 2010. Scusate ma non ritrovo il link diretto.

15 août 2010

"Torna il Gay Pride a Tokyo, ma gli omosessuali giapponesi non sono liberi"

Quest'anno si terrà la settima edizione del Gay Pride a Tokyo, 3 anni dopo quella del 2007. In Giappone sono pochi gli omosessuali a rivelare le loro preferenze ad amici e colleghi.

"Genji trovò quel giovane uomo più attraente di sua sorella". Che si tratti del Genji Monogatari, l'opera di letteratura classica composta da Murasaki Shikibu nell'XXI secolo o dei racconti a valenza storica del Giappone (Kojiki, Nihonshoki), l'omosessualità nella cultura tradizionale non era nulla di cui vergognarsi.

Eppure, mentre è in corso questo week-end la settima edizione del Gay Pride a Tokyo, molti giapponesi omosessuali non osano affermarsi. Dall'occidentalizzazione del 20esimo secolo, essere omosessuali significa temere lo sguardo degli altri attorno a sè e al lavoro.

"So benissimo di essere gay, e lo so da quando facevo le elementari. Ma continuerò a portare a casa delle ragazze per sembrare "normale" agli occhi dei miei" confessa Sota Aoki all'agenzia Reuters.

"Ora i miei fanno pressione affinché io mi sposi, e ci sto pensando seriamente. Ma non voglio finire come molti dei miei amici che si sono sposati e hanno avuto figli. Ora saranno costretti a mentire per il resto della loro vita."

Il caso del giovane Sota, 24 anni, non è un caso raro in Giappone. Confessare la sua omosessualità ai suoi genitori corrisponderebbe a rovinare i loro sogni di discendenza.

Ni-chome, centro della cultura gay a Tokyo.

Più che altrove i giovani tra i 20 e i 30 anni qui sono vittime di pressioni per sposarsi e fondare una famiglia. Il paese ha un tasso di natalità estremamente basso, che fa diminuire la popolazione. Ma neanche l'ambiente di lavoro aiuto gli omosessuali ad assumere la loro identità.

"Conduco due vite separate, racconta Yuu, che preferisce non dare il suo cognome all'agenzia Reuters. Di giorno sono un perfetto "salaryman" in un'azienda di web design e nessuno conosce il mio segreto. Di notte però vado a Ni-chome dove lavoro come barista. Sono sette anni che ho questa doppia vita."

Ni-chome, nel quartiere di Shinjuku, è famoso come rappresentate della cultura gay a Tokyo con la più alta concentrazione di bar gay del Giappone. E' qui che si svolgeranno gli eventi principali della manifestazione di questo fine settimana.

Noriaki Fushimi, attivista per i diritti degli omosessuali, vi terrà oggi un discorso sul futuro del movimento omosessuale in Giappone. Domenica la manifestazione continua con bancarelle di cibi e bevande durante il Rainbow Festival.

La tradizionale parata passa questo pomeriggio attorno al parco Yoyogi. Negli ultimi tre anni l'evento era dovuto essere annullato per mancanza di personale. L'ultima parata ufficiale si è svolta nel 2007. Quest'anno sono attesi 5000 partecipanti.
Traduzione di un articolo su www.aujourdhuilejapon.com

10 juin 2010

Yes we...kan




Trovata mediatica molto simpatica per il nuovo primo ministro Naoto Kan: le magliette "Yes we Kan", modellate sullo slogan di Obama "Yes we can"!
(Leggi articolo qui in inglese).
Dopo un primo ministro che non brillava per la sua leadership, ecco un'idea carismatica!

Voici une idée sympathique et indice de charisme pour le nouveau premier ministre Naoto Kan: des t-shirts "Yes we Kan", un jeu de mots construit d'après le slogan du président américain "Yes we can"!
(Ici l'article en français).
Nous espérons tous qu'il s'agisse du signe prémonitoire du leadership du nouveau chef du gouvernement!

09 juin 2010

日本は観光立国へ Giappone e turismo

Ecco per voi il sunto di un breve documentario di questo mese - disponibile sul sito "Government Internet Television" - sull'intenzione del Giappone di usare il turismo per rilanciare l'economia. Ciò che mi ha colpita è che a parte i turisti stranieri che verranno incoraggiati a recarsi in Giappone, si parla molto anche di turisti giapponesi! Intervista al Ministero dei Trasporti.

"L'obiettivo del Giappone è di sviluppare il turismo come motore di crescita economica. L'obiettivo è di 30'000'000 turisti entro il 2030, con tre tappe intermedie la cui valutazione permetterà di riaggiustare l'obiettivo in caso di bisogno.
Oggetto di questo provvedimento sono anzitutto i turisti stranieri, asiatici e soprattutto cinesi per la maggior parte. Soltanto una minima parte dell'immensa popolazione cinese è stata in Giappone finora. Il potenziale ovviamente è enorme.
Concretamente si tratterebbe di fare in modo che la gente abbia voglia di conoscere il Giappone, quindi di fare pubblicità mirata e attraente e inoltre di semplificare l'ottenimento del visa turistico. Per quest'ultimo elemento, si sta lavorando in collaborazione con il Ministero degli Esteri.
Inoltre ci si propone di lasciar perdere il tradizionale turismo fatto finora a favore del turismo ecologico, sportivo, culturale. Le arti giapponesi sono uniche e vanno sfruttate in questo senso. Così come i giapponesi vanno all'estero per vedere l'Opera, gli stranieri vengono per le arti giapponesi.

Per quanto riguarda il turismo nazionale, si parla molto in questi giorni della ripartizione delle vacanze [dei giapponesi] in fasce diverse a seconda delle località. Spostare le vacanze dell'Obon e di fine anno è difficile, tuttavia si sta pensando di ripartire in 5 fasce durante l'anno la famosa "Golden Week".
Chiaramente molte persone oggi rinunciano ad andare in vacanza durante la Golden Week perché è affollato e perché si pagano i prezzi di alta stagione, ma ripartendola in 5 fasce si dovrebbe poter evitare o minimizzare entrambi i problemi. Tuttavia è molto probabile che questo ponga problemi sul posto di lavoro, invece. I Ministeri coinvolti stanno lavorando a delle soluzioni per permettere che la maggioranza di noi tutti possa effettivamente partire in vacanza."

Fine delle comitive-express per le capitali europee?
Io non credo. Dopo tutto spostare la Golden Week non significa - purtroppo per i giapponesi - allungarla!

08 juin 2010

"La lista dei kanji della lingua giapponese aumenta"


Per la prima volta in 29 anni, la lista dei caratteri cinesi della lingua giapponese si allunga. L'uso dei computer e dei telefonini ha modificato il rapporto con la scrittura.

Tra non molto bisognerà essere in grado di leggere 2136 caratteri cinesi per poter leggere il giapponese d'oggigiorno. La lingua giapponese comprende 4 sistemi di scrittura: il sillabario detto hiragana per le parole di origine giapponese, quello detto katakana per le parole di provenienza straniera, i caratteri latini chiamati romaji e quelli cinesi chiamati kanji.

L'attuale lista di kanji che gli studenti giapponesi devono imparare prima della maturità ne comprende 1945. Tuttavia, molti altri caratteri più complessi vengono utilizzati in alcuni campi di specializzazione quali la filosofia e le scienze. I dizionari di kanji ne raccolgono di solito più di 4000. Secondo l'agenzia stampa Kyodo, dopo 5 anni di studi il Consiglio per gli Affari Culturali avrebbe consegnato al Ministero dell'Educazione una relazione in cui si propone di aggiungere 196 caratteri e toglierne 5 dalla lista dei 1945.

Alcuni dei nuovi caratteri sono complessi e composti da molti tratti. Il Consiglio per gli Affari Culturali giustifica la sua proposta di aggiunta facendo notare che l'uso di computer e telefonini facilita la scrittura dei caratteri. "Non è utile saper scrivere tutti i caratteri a mano" spiega uno dei membri del Consiglio all'Agenzia.

La riforma verrà applicata entro la fine dell'anno. Si tratta della prima modifica della lista ufficiale dei caratteri cinesi da 29 anni a questa parte, la terza dai tempi della Grande Riforma avvenuta dopo la seconda guerra mondiale nel '45.

04 juin 2010

Naoto Kan è il nuovo primo ministro del Giappone / Naoto Kan élu nouveau premier ministre au Japon


Oggi, venerdì 4 giugno, l'onorevole Naoto Kan, vice primo ministro e ministro delle finanze sotto il governo Hatoyama, è stato eletto nuovo leader del Partito Democratico (DPJ) e poi nuovo primo ministro.

Articoli e video in merito: La Repubblica, YouTube.

Le vendredi 4 juin, Naoto Kan, vice premier ministre et ministre des finances du gouvernement Hatoyama démissionnaire le 2 juin, a été élu nouveau représentant et leader du Parti Démocrate (DPJ) et ensuite nouveau premier ministre du Japon.

Les articles et les vidéos: Le Monde, YouTube.

02 juin 2010

Dimissioni di Hatoyama / Hatoyama démissionne

(Nihon Keizai Shinbun)

Hatoyama si è dimesso dalla carica di primo ministro a causa del non avvenuto spostamento della base americana di Futenma al di fuori della provincia di Okinawa, motivo dell'abbandono della coalizione al governo da parte del partito social democratico, nonché per le accuse di finanziamenti illeciti al partito (problema detto "dei soldi e della politica") che avevano coinvolto il segretario Ozawa di cui Hatoyama chiede le dimissioni. Si parla già di Naoto Kan, vice primo ministro nonché ministro dell'economia e della finanza, come di un probabile successore.

(Leggi l'articolo della Repubblica.)

Si termina in sconfitta la sfida di Hatoyama, il primo primo ministro giapponese di cui ho seguito volentieri le vicende e il blog perché era di centro-sinistra e parlava chiaramente.


Le premier ministre japonais Hatoyama a démissionné à cause du non-déplacement de la base américaine de Futenma hors de la province d'Okinawa, problème qui a mené le parti social-démocrate a quitter la coalition du gouvernement, et aussi à cause du problème d'accuses de financement illicite de parti ("affaire d'argent et politique") qui concernent le secrétaire du parti Ozawa, à qui Hatoyama demande de démissionner également. On parle de Naoto Kan, le vice premier ministre et ministre de l'économie et de la finance, comme potentiel succésseur.

(Voici un article du Monde qui résume parfaitement la situation.)

La tentative de guider le pays se termine par un échec pour Hatoyama, le premier premier ministre japonais dont j'ai suivi avec plaisir les affaires et le blog grâce au fait qu'il était de centre-gauche et qu'il parlait clairement.

(Asahi.com e un video del discorso di Hatoyama - in giapponese)

11 mai 2010

池上彰の学べるニュース

Volevo segnalare un programma televisivo giapponese che mi piace molto: Ikeami Manaberu Niuusu, una specie di talk-show in cui, settimanalmente, viene spiegato un argomento di attualità in modo che anche "i comuni mortali" (la mia prof. dice "gli stupidi e ignoranti") possano capire, quindi un programma particolarmente indicato per chi, se non quella del cervello, ha la barriera della lingua :-)
Qui il sito ufficiale.
Se lo cercate così 学べるニュース 池上彰+動画 in Google, dovrebbero saltarvi fuori link di siti dove vedere delle puntate; altrimenti se ne trovano anche su YouTube.
A me è servito per capire e imparare qualcosa di più su argomenti quali l'educazione/il sistema scolastico dal dopoguerra a oggi (con particolare attenzione al binomio ゆとり教育 e 詰め込み*) e il finanziamento della costruzione di autostrade (difatti il Partito Democratico si è proposto di rendere gratuite le autostrade di tutto il paese).
Interessante, divertente, pedagogico.

*ゆとり教育(yutori kyouiku)= educazione che pone al centro l'individuo - educazione introdotta per imitazione dell'America e del suo "pensiamo con la nostra testa"
詰め込み教育(tsumekomi kyouiku)= educazione basata sulla mera memorizzazione di dati - educazione di stampo tradizionale in Giappone

22 avril 2010

Ironia del destino

Ultimamente, essendo abbastanza intrippata con la prossima tappa della mia vita che, mi auguro, sarà l'apprendimento del mestiere di interprete, mi sono un po' documentata sulle possibilità di lavoro.
Ne risulta che il mio profilo, con qualche aggiustamento da arrecarvi negli anni (tipo recuperando il mio tedesco, che appresi da bimba e che è sepolto da qualche parte nel mio cervello), è quello del candidato a trovare lavoro sul mercato privato come freelance e nelle istituzioni europee piuttosto che all'ONU. Per lavorare come "staff member" all'ONU infatti, bisogna avere nella propria combinazione linguistica ben 3 delle lingue ufficiali - Francese, Inglese, Arabo, Russo, Cinese, Spagnolo - e io ne ho soltanto due.
Preso coscienza di dove mi potrebbe portare il mio lavoro, è riemerso il problema della nazionalità, che per lunghi anni è stato un tema per me di grande importanza. E che avevo sepolto per il troppo dolore di avere un passaporto di un paese di cui non so nulla e dove non ho mai vissuto (la Svizzera) e l'identità e il senso di appartenenza ad un altro (l'Italia). Come mai ho riesumato questo argomento doloroso? No, non sono masochista. Perché a quanto pare, nelle istituzioni europee si può lavorare come staff member (cioè avere un contratto di lavoro vero e proprio e non vivere di missioni come fanno i freelance) solo e soltanto se si ha la nazionalità di uno dei 27 paesi membri. Si presume che prima o poi uno nella vita prenda dimora fissa ed eserciti un'attività remunerata stabile che gli possa garantire sicurezza, cosa di cui io, vagabonda, prevedo di aver bisogno più di chi mi invidia una vita passata a scorrazzare tra un continente e l'altro.
Voi capite che io in quanto svizzera che ha sempre anelato a e avuto diritto alla cittadinanza italiana, mi mangio le mani ma appena un pochino.
Quando avevo tentato una domanda di naturalizzazione in virtù del fatto che riempo BEN 2 delle condizioni necessarie e sufficienti per diventare italiana - parentela con una nonna italiana e residenza ininterrotta di oltre 10 anni sul territorio italiano - con mio grande sdegno e disappunto me la si negò perché mi mancava il requisito di essere una lavoratrice che paga le tasse da 3 anni prima della domanda o avere i genitori in tale situazione se si è studenti.
Ironia della sorte: mio padre ha lavorato in Italia e pagato le tasse per tipo 20 anni ma è rimpatriato in Svizzera esattamente 3 anni prima del mio primo ingenuo tentativo di ottenere il passaporto italiano. Io non mi ero mai informata prima, i miei genitori neanche, nessuno poteva sospettarlo. La mia domanda non è stata accolta. Parlo di circa 3, 4 anni fa.
Me ne sono fatta una ragione pensando che non appena sarebbe stato possibile mi sarei messa a lavorare in Italia e dopo i regolamentari 3 anni avrei fatto domanda e poi ottenuto questo benedetto passaporto. Non prendo in considerazione, per una questione di principio e convinzioni mie, l'ipotesi di ottenere la cittadinanza attraverso il matrimonio, e comunque anche lì ci vogliono dai 2 ai 3 anni dalla cerimonia prima di far domanda.

Oggi compro il giornale e vado a leggerlo ai giardini.
E' una bella giornata di sole, si sta bene.
Scopro un articolo sulla naturalizzazione di circa 40'000 stranieri in Italia per il 2009. Scopro 3 fatti rivoltanti.
Innanzitutto in Europa l'Italia è fanalino di coda per questo fenomeno. Su 60'000 domande ne sono state accolte 40'000, mentre in Francia si viaggia sui 140'000 l'anno.
Secondo, per chi pensa di fare il furbo e sposarsi solo per ottenere la cittadinanza è stato varato un "pacchetto sicurezza" che impone di aspettare 2 anni se si vive in Italia 3 se si è all'estero prima di poter fare la richiesta. E' una posizione che condivido, tutto sommato. Peccato che ci sia un lato schifoso a tutto questo: per sposarsi bisogna presentare il permesso di soggiorno.
E in tutto questo ho scoperto che il tempo medio necessario allo stato italiano per analizzare e approvare le domande è di...4 anni, sia nel caso di naturalizzazione per matrimonio che per residenza.

Facendo un paio di conti cosa ne posso dedurre?
Ho ora 24 anni di cui 12 in Italia e una nonna italiana. Prima di diventare italiana, se la legge non cambia, dovrei aspettare, se tutto va bene:
-2 anni prima di laurearmi
-più altri 3 anni dalla laurea ponendo che riesca a trovare subito lavoro e ad esercitarlo in Italia come freelance, il che è molto più facile da scrivere che da fare
-più 4 anni perché la richiesta mi venga approvata
totale: 9 anni. Cioè, in altre parole, se io sono la candidata ideale per un dato tipo di impiego per svolgere il quale mi laureo a 26 anni, potrò pensare di occupare quel posto a partire dai 34 anni circa. E nel frattempo sarò virtualmente costretta/bloccata in Italia nonostante potenzialmente ci potrebbero essere proposte di lavoro più interessanti all'estero.

Non so se sperare in un'adesione della Svizzera all'UE oppure ad un cambio di condizioni di reclutamento in seno alle istituzioni dell'UE stessa, perché la questione della naturalizzazione è decisamente cavillosa, frustrante ed ingiusta.
Del resto, il fatto che gli svizzeri possano lavorare all'UE in quanto freelance sottolinea la loro sostanziale idoneità: se uno fa bene il suo lavoro, ha superato gli esami di accreditamento, ha residenza fissa e paga le imposte in un paese dell'UE e per giunta ha avuto una educazione più europea che svizzera, perché non deve poter lavorare nelle sue istituzioni?

Non avendo più fiducia né speranza nell'Italia spero nell'Europa come luogo dove le cose si fanno intelligentemente.

Ironia del destino? Il mio cognome è italiano.

19 mars 2010

Une lesson qui nous vient des japonais: l'avenir du nouveau parti au pouvoir pourrait intéresser les tories.

Les japonais adorent remarquer les ressamblances entre leur pays et l'Angleterre. Les deux occupent des îles situées à l'extrémité d'un continent avec lequel les relations sont parfois compliquées. Les deux sont des monarchies constitutionnelles avec un système parlementaire. Les deux peuples, dit-on, donnent beaucoup d'importance à la tradition, aux bonnes manières, aux jardins bien soignés, et au thé.

La comparaison ne s'étend d'habitude pas jusqu'aux partis politiques. Mais dans la semaine où David Cameron a lancé une campagne électorale avec le slogan “votez pour le changement”, les points en commun sont devenus plus difficiles à ignorer. Le premier ministre japonais, Hatoyama Yukio, a remporté une victoire écrasante en août 2009 grâce à un mantra similaire qui demandait du “changement de régime”. Sa performance au pouvoir suivant l'élection est une lesson a ne pas rater pour les tories.

Après être parvenu a démoniser le gouvernement sous le Parti Libéral-démocrate pour avoir guidé le pays pendant des décennies de gâchis, incompétence et corruption, le Parti Démocrate japonais de Hatoyama a vite dégringolé vers ses propres scandales. Le secrétaire général et stratège électoral principal, Ichiro Ozawa, a été pris dans une enquête sur des financement politiques. Depuis, des irrégularités financières concernant d'autres membres du parti ont été devoilées, et l'image de Hatoyama n'est pas sortie indemne des questionnements sur un héritage de part de la mère, précédamment gardé au secret, de 900 millions de yen. Tout comme Cameron, le premier ministre vient d'un background privilégié et est vu par beaucoup de japonais comme une sorte d'aristocrate.

Les critiques sur le Parti Démocrate japonais (centre-gauche) vont jusqu'à la politique économique, avec la déflation, les révenus qui tombent et une dette nationale qui arrive presque à 200% du PIL qui contribuent à augmenter cette impression que la nation entière s'envase façon GB. Ce n'est pas un hasard, et c'est d'ailleurs très irritant, si la Chine cette année va dépasser le Japon en tant que 2ème économie mondiale.

Parmi les problèmes que les tories pourraient rencontrer si ils prennent le pouvoir en Angleterre, les promesses du nouveau gouvernement de faire passer des réformes de budget, de redonner la priorité aux dépenses publiques, d'introduire des subventions pour les enfants et d'élargir le nombre d'écoles gratuites restent irréalisés et probablement infinanciables. En plus de tout ça, un changement controversé en matière de politique sur l'immigration se profile.

Jusqu'à maintenant, le Japon -cette nation volontairement homogène- a imposé de sévères limitations sur tout afflux d'étrangers. Mais une population vieillissante et une main-d'oeuvre qui fait défaut signifient que le pays a besoin de plus de travailleurs.

Les défenseurs du Parti Démocrate disent que le parti est sincère quand il affirme vouloir aider les gens et éviter que les puissants bureaucrates décident de tout en politique. Mais quelques erreurs au niveau intérieur en plus de la perspective d'un humiliant pas en arrière – ou d'un face à face dangereux- avec les Etats-Unis à cause du problème de relocalisation d'une base militaire à Okinawa ont eu un poids non négligeable sur la position publique du nouveau gouvernement.

A peine 6 mois après l'élection, le taux d'approbation a chuté à environ 40% alors qu'on spécule sur le fait que les partenaires de la coalition pourraient s'envoler et Hatoyama démissionner.

Comme il l'a souvent été le cas en GB dans de circonstances pareilles, le Parti Démocrate dispose d'une grande consolation. Au moment même où il se bat, ses concurrents sont obligés de se confronter, une situation d'opposition bien inhabituelle.

Yoichi Masuzoe, le leader plus populaire du Parti Libéral-Démocrate, a averti cette semaine qu'il pourrait bien former un parti de rupture. L'opinion pense que le Parti Libéral est “le parti bizarre et stupide” maintenant, a-t'il remarqué, et si il ne change pas rapidement il risque de ne plus jamais réussir à regagner du pouvoir. Cameron et les siens espèrent que c'est le même avenir qui guette le labour de Brown après les élections, et viceversa. Le nouveau parti au pouvoir du Japon est en difficulté, et nous promet des problèmes aux urnes en juillet. Mais ses opposants sont même encore plus mal en point.

Traduction d'un article paru sur The Guardian le 5 mars.


15 mars 2010

Challenge 25

チャレンジ25 - Charenji 25, Challenge 25. E' la sfida che si è posto il governo giapponese con l'adozione di un provvedimento per abbassare di 25% rispetto agli anni 90, ed entro il 2020, le emissioni di CO2.
In questo spot televisivo "motivazionale" potete sentire la voce di Hatoyama che dice: "Se non fermiamo ora il riscaldamento globale, l'ambiente della Terra si distruggerà. Per il futuro dei bambini, raccogliamo insieme la sfida di tagliare di più del 25% la CO2".

Serendipity - Ciò che ho imparato finora preparandomi agli esami di ammissione per scuola interpreti.

Sono ormai 4 mesi che mi preparo in modo sistematico per gli esami di ammissione a scuola interpreti e benché solo il futuro mi dirà se saranno serviti a farmi passare gli esami, posso già tirare qualche conclusione positiva.
Quando ho iniziato a pensare di diventare interprete, e che mi sono informata visitando i siti ufficiali delle scuole interpreti, ero una persona che di quello che succedeva nel mondo non sapeva assolutamente nulla. Ero una persona che non si curava neanche di quello che capitava al vicino di casa, figuriamoci la politica e le questioni internazionali! Ora, l'interprete è una figura che per quanto riguarda i requisiti linguistici parla alla perfezione la sua lingua madre, se la cava del tutto egregiamente in una lingua straniera e ne capisce perfettamente un'altra (o due), e che per quanto riguarda gli altri requisiti è sempre informato dell'attualità ed ha doti di analisi del discorso oltre che una grande capacità mnemonica.
Perciò, quando ho letto che per prepararsi agli esami di ammissione bisognava leggere tutti i giorni i quotidiani in tutte le lingue di lavoro, e se possibile confrontare anche il modo in cui un dato argomento veniva trattato in tale e tal altro quotidiano, senza dimenticare di leggere un settimanale a settimana e un mensile al mese in tutte le lingue, ero molto poco fiduciosa nelle mie possibilità di riuscita. Mi sembrava un ostacolo insormontabile. Ogni tanto mi capitava, è vero, di prendere in mano un giornale e leggere. Ma chi ci capiva qualcosa? La politica italiana è sempre stata un macello, e gli articoli benché completi non sono scritti per chi non sa niente: sono inevitabilmente pieni di riferimenti a fatti e persone citati nelle "precedenti puntate". Le prospettive quindi non erano molto rosee.
Ora, da quando sono tornata dal Giappone ho cercato di seguire bene o male l'attualità giapponese, francese, italiana e internazionale. Ho iniziato a leggere davvero i quotidiani tutti i giorni. Grazie al cielo qui a Bologna c'è questo posto meraviglioso che si chiama "Sala Borsa" e che è una biblioteca comunale con tutti i principali quotidiani. I miei preferiti? Le Monde, The International Herald Tribune e The Guardian. Ovviamente leggo anche Repubblica. E ho scoperto che, impegnandosi un po' all'inizio per colmare le lacune, seguire l'attualità non solo è possibile, ma è anche coinvolgente. E' come leggere un romanzo che non finisce mai. Se sei stato un minimo attento, ti ricordi i nomi di tutti i personaggi e di quello che hanno fatto prima.
Sono diventata una che legge le news e capisce un minimo cosa succede nel mondo. E' divertente, e molto gratificante. In un certo senso sono diventata una cittadina migliore, anche se posso votare solo in Svizzera, della cui attualità sono ancora un po' ignorante, per mancanza di tempo di darmi alla lettura pure del Le Temps.
E credo che questo sia positivo. Avevo iniziato a leggere i giornali perché obbligata, ma ci ho preso gusto ed è diventata una specie di igiene di vita. Anche se non dovessi entrare a scuola interpreti, non credo che abbandonerò questa abitudine.
Un'altra cosa. Leggere è un conto, capire è un altro. Allenandomi a fare un paio di traduzioni degli articoli di giornale, oppure semplicemente leggendo con calma e fermandomi per interrogarmi (da sola) su quale sia la traduzione di questa o quest'altra parola dall'italiano al francese, dall'inglese al francese e all'italiano, dal francese all'italiano, non faccio solo esercizio di traduzione, ma faccio esercizio di comprensione e conoscenza. Prima di tradurre bisogna aver capito davvero. Anche perché con due lingue romanze, il rischio di fare italianismi o francesismi che poi in realtà sono vuoti di significato, è altissimo.
Un paio di esempi? In tutto questo tempo ho imparato che globalizzazione non è globalisation bensì mondialisation, che négociation non è negoziazione bensì trattativa, che summit è vertice in italiano, che tangente si traduce con pourcentage e che benché il dizionario dica che emendamento si traduce con amendement, l'uso reale che si fa di questa parola è secondo me basso quindi bisogna stare all'erta e vedere nei giornali francesi che parola viene effettivamente usata, sarà forse modification de la loi. Ad ogni modo quando uno ha davvero capito può spesso cavarsela con una parafrasi, cosa che uno che non ha capito non riesce a fare.
Ho scoperto quindi che anche la traduzione mi piace. Ho scoperto che anche solo diventare un buon interprete in 3 lingue (che io davo per scontate), francese, italiano e inglese, è una cosa non da poco e che se non dovessi entrare alla scuola interpreti con giapponese non sarebbe una tragedia (anche se ovviamente preferisco diventare interprete anche di giapponese).
La scoperta più sconvolgente, però, non ve l'ho detta. E cioè che ho dimenticato la mia lingua madre. E' possibile. Succede. Sì, io il francese lo parlo e lo capisco senza problemi. Ma a forza di vivere in Italia, ho perso alcune sfumature e sottigliezze. Che sto cercando di recuperare, con grandi sforzi e amore per la lingua e il suo buon uso.

13 mars 2010

A proposito del secondo "Hato Café"

Desidero inaugurare il secondo Hato Café - Café presso la mia Residenza Ufficiale in occasione dei quali sono invitate diverse persone a partecipare.

In occasione del primo Café, quello sul tema dell'educazione dei figli, molte persone hanno partecipato e ho potuto ascoltare pareri davvero preziosi. E' stato un giorno davvero significativo in cui nella residenza dall'immagine sempre così severa risuonavano le voci dei bambini.

Dunque, per il secondo Hato Café vorrei invitare alla Residenza tutti coloro i quali, per lavoro o in quanto studenti, hanno a che fare con il mondo della produzione agricola.

Io penso che l'industria agricola abbia grandi potenzialità. L'industria giapponese della produzione e distribuzione di beni alimentari è una delle maggiori al mondo, e, avvicinandosi all'industria del turismo, sarà molto fiorente anche all'estero con i prodotti agricoli di un Giappone sicuro e saldo. Vorrei pensare assieme a voi a come costruire questo futuro.

Naturalmente desidero anche che mi informiate del severo mondo dell'agricoltura e del cibo, eventuali punti di disaccordo sull'attuale azione del governo e richieste di alleggerimento delle regole.
I am looking forward to it.

Post sul blog di Hatoyama del 12 marzo.

12 mars 2010

Les problèmes de la princesse Aiko et de sa mère, Sa Majesté Masako.

Une princesse bousculée, une lourde couronne.

Article de Martin Fackler, The New York Times- Tokyo Journal, 12 mars 2010. Traduction par moi-même.

Quand un fonctionnaire de l'Agence de la Maison Impériale a annoncé la semaine passée que la princesse Aiko refusait d'aller à l'école parce qu'elle avait été intimidée par ses camarades, il a fait bien plus que revéler un problème banal qu'affronte un membre de l'ancienne et reservée monarchie du Japon.

Il a aussi revélé un nouvel aspect d'un des drammes plus captivants mais mystérieux au Japon, la dépression et réclusion durée 7 ans de la mère d'Aiko, la princesse héritière Masako, qui fut une diplomate formée à Harvard. Aiko est fille unique de la princesse Masako et de son mari, le prince héritier Naruhito, largement reconnue comme un des rares motifs de joie pour la triste princesse héritière.

Cet episode a de nouveau soumis la triste histoire de la princesse Masako au regard sévère de la presse populaire. Les médias ici ont représenté en 1993 son marriage comme le compte de fées d'un roturier qui épouse un prince, mais ils ont ensuite pris une attitude de plus en plus critique face à son incapacité de donner au trône un héritier mâle. On estime que la pression toujours plus forte a laquelle elle a été soumise est une des raisons principales qui l'ont menée à ce qui a tout l'air d'avoir été une dépression nerveuse.

Depuis l'annonce de la semaine passée, la princesse Masako est reapparue pour accompagner sa fille à l'école et même assister aux cours. Certains commentateurs se sont essayés à des spéculations sur le fait que les problèmes de la mère auraient pu rendre Aiko trop sensible ou emotionellement fragile.

La question en ce moment est de voire si la nouvelle que sa fille a été intimidée va rendre les japonais plus compatissants vers son sort, ou uniquement alimenter les critiques. Certains affirment que l'état d'Aiko ne fera qu'augmenter les demandes de la part du parti conservatoire aux père Naruhito, 50 ans, de renoncer à succeder à son père, l'Empereur Akihito, 76 ans.

“Beaucoup de gens ne vourront pas qu'une famille en telle mauvaise forme devienne l'Empereur et l'Impératrice” a dit Akira Hashimoto, un ancien camarade d'école de l'Empereur Akihito qui a écrit plusieurs livres sur la famille impériale. “Si les problèmes d'Aiko persistent, cela ne fera qu'augrmenter la pression sur le prince héritier Naruhito.”

L'attention de laquelle bénéficie à nouveau la famille des héritièrs au trône a repris vendredi, lorsque le fonctionnaire principal de l'Agence de la Maison Impériale, qui gère les affaires concernant le prince héritier et sa famille, a annoncé à une conférence de presse de routine qu'Aiko restait à la maison à cause de maux d'estomac et crises d'anxiété. Le fonctionnaire, Issei Nomura, a ensuite revélé que l'agence croiyait que la princesse avait subi des comportements violents de la part de garçons dans son école primaire, même s'il n'a pas donné de détails.

Ce défoulement apparamment imprévu est sans précédants parmi les cercles très restreints de la famille impériale japonaise, si liée aux traditions, et il a immédiatement déclenché une couverture médiatique fanatique des médias japonais. Certains reportages ont critiqué Nomura pour avoir réagi de façon excessive à un problème commun que beaucoup de parents d'autres classes sociales doivent affronter.

Toutefois les mots les plus crûs ont été addressés à l'école primaire Gakushuuin, crée il y a plus d'un siècle pour éduquer l'artistocratie d'avant-guerre du Japon. Des tabloids ont rapporté avec ton scandalisé comment l'école avait laissé que des élèves courent, crient en classe et se bagarrent dans la cour – une cohue normale dans d'autres écoles, mais inacceptable dans une école partonnée par la famille impériale.

En réponse aux commentaires de Nomura, un directeur de l'école, Motomasa Higashisono, a dit que Aiko avait pris peur car deux garçons avaient failli la heurter par accident alors qu'ils couraient à travers le corridor pour aller au réfectoire.

“D'après ce que j'ai cru comprendre, il n'y a pas eu d'actes de violence ou intimidation à l'égard de son altesse la princesse Aiko” a dit Mr. Higashisono. Malgré cela on a parlé de la possibilité que la famille impériale coupe ses relations avec l'école à cause de cet incident.

De façon indirecte, cette saga a aussi augmenté les préoccupations de quelques conservateurs sur la question si le prince Naruhito est apte a monter sur le trône ou pas. Certains observateurs de la Cour, comme Hashimoto ont commencé à se demander comment le prince pourrait s'occuper de ses tâches en tant que Empereur alors que sa femme en est incapable et que sa fille ne peut pas aller à l'école.

Naruhito a partagé le blâme à sa femme de ne pas avoir eu un garçon, ce qui a causé un débat très politique sur le fait de casser avec des siècles de tradition et permettre ainsi à une femme de monter au trône japonais, une des monarchies plus anciennes au monde. Ce dèbat s'est terminé il y a trois ans quand la femme du petit frère du prince héritier, le prince Akishino, a donné naissance à un fils, assurant ainsi au moins pour une génération la succession avec un héritier mâle.

D'autres, toutefois, disent que l'incident à l'école pourrait avoir l'effet contraire, c'est à dire de faire éprouver au public de la compassion pour princesse Masako. Si elle était perçue comme une mère préoccupée qui affronte les intimidations à son enfant, un problème bien trop commun dans le système éducatif très stressant du Japon, cela pourrait la faire sembler moins distante.

“Cela impressionnera le public, le fait que Masako a des problèmes comme nous tous”, a affirmé Takeshi Hara, un professeur spécialiste de la monarchie à l'Université Meiji. “Cela pourrait apporter plus de soutient à elle et au prince héritier”.