15 mars 2010

Serendipity - Ciò che ho imparato finora preparandomi agli esami di ammissione per scuola interpreti.

Sono ormai 4 mesi che mi preparo in modo sistematico per gli esami di ammissione a scuola interpreti e benché solo il futuro mi dirà se saranno serviti a farmi passare gli esami, posso già tirare qualche conclusione positiva.
Quando ho iniziato a pensare di diventare interprete, e che mi sono informata visitando i siti ufficiali delle scuole interpreti, ero una persona che di quello che succedeva nel mondo non sapeva assolutamente nulla. Ero una persona che non si curava neanche di quello che capitava al vicino di casa, figuriamoci la politica e le questioni internazionali! Ora, l'interprete è una figura che per quanto riguarda i requisiti linguistici parla alla perfezione la sua lingua madre, se la cava del tutto egregiamente in una lingua straniera e ne capisce perfettamente un'altra (o due), e che per quanto riguarda gli altri requisiti è sempre informato dell'attualità ed ha doti di analisi del discorso oltre che una grande capacità mnemonica.
Perciò, quando ho letto che per prepararsi agli esami di ammissione bisognava leggere tutti i giorni i quotidiani in tutte le lingue di lavoro, e se possibile confrontare anche il modo in cui un dato argomento veniva trattato in tale e tal altro quotidiano, senza dimenticare di leggere un settimanale a settimana e un mensile al mese in tutte le lingue, ero molto poco fiduciosa nelle mie possibilità di riuscita. Mi sembrava un ostacolo insormontabile. Ogni tanto mi capitava, è vero, di prendere in mano un giornale e leggere. Ma chi ci capiva qualcosa? La politica italiana è sempre stata un macello, e gli articoli benché completi non sono scritti per chi non sa niente: sono inevitabilmente pieni di riferimenti a fatti e persone citati nelle "precedenti puntate". Le prospettive quindi non erano molto rosee.
Ora, da quando sono tornata dal Giappone ho cercato di seguire bene o male l'attualità giapponese, francese, italiana e internazionale. Ho iniziato a leggere davvero i quotidiani tutti i giorni. Grazie al cielo qui a Bologna c'è questo posto meraviglioso che si chiama "Sala Borsa" e che è una biblioteca comunale con tutti i principali quotidiani. I miei preferiti? Le Monde, The International Herald Tribune e The Guardian. Ovviamente leggo anche Repubblica. E ho scoperto che, impegnandosi un po' all'inizio per colmare le lacune, seguire l'attualità non solo è possibile, ma è anche coinvolgente. E' come leggere un romanzo che non finisce mai. Se sei stato un minimo attento, ti ricordi i nomi di tutti i personaggi e di quello che hanno fatto prima.
Sono diventata una che legge le news e capisce un minimo cosa succede nel mondo. E' divertente, e molto gratificante. In un certo senso sono diventata una cittadina migliore, anche se posso votare solo in Svizzera, della cui attualità sono ancora un po' ignorante, per mancanza di tempo di darmi alla lettura pure del Le Temps.
E credo che questo sia positivo. Avevo iniziato a leggere i giornali perché obbligata, ma ci ho preso gusto ed è diventata una specie di igiene di vita. Anche se non dovessi entrare a scuola interpreti, non credo che abbandonerò questa abitudine.
Un'altra cosa. Leggere è un conto, capire è un altro. Allenandomi a fare un paio di traduzioni degli articoli di giornale, oppure semplicemente leggendo con calma e fermandomi per interrogarmi (da sola) su quale sia la traduzione di questa o quest'altra parola dall'italiano al francese, dall'inglese al francese e all'italiano, dal francese all'italiano, non faccio solo esercizio di traduzione, ma faccio esercizio di comprensione e conoscenza. Prima di tradurre bisogna aver capito davvero. Anche perché con due lingue romanze, il rischio di fare italianismi o francesismi che poi in realtà sono vuoti di significato, è altissimo.
Un paio di esempi? In tutto questo tempo ho imparato che globalizzazione non è globalisation bensì mondialisation, che négociation non è negoziazione bensì trattativa, che summit è vertice in italiano, che tangente si traduce con pourcentage e che benché il dizionario dica che emendamento si traduce con amendement, l'uso reale che si fa di questa parola è secondo me basso quindi bisogna stare all'erta e vedere nei giornali francesi che parola viene effettivamente usata, sarà forse modification de la loi. Ad ogni modo quando uno ha davvero capito può spesso cavarsela con una parafrasi, cosa che uno che non ha capito non riesce a fare.
Ho scoperto quindi che anche la traduzione mi piace. Ho scoperto che anche solo diventare un buon interprete in 3 lingue (che io davo per scontate), francese, italiano e inglese, è una cosa non da poco e che se non dovessi entrare alla scuola interpreti con giapponese non sarebbe una tragedia (anche se ovviamente preferisco diventare interprete anche di giapponese).
La scoperta più sconvolgente, però, non ve l'ho detta. E cioè che ho dimenticato la mia lingua madre. E' possibile. Succede. Sì, io il francese lo parlo e lo capisco senza problemi. Ma a forza di vivere in Italia, ho perso alcune sfumature e sottigliezze. Che sto cercando di recuperare, con grandi sforzi e amore per la lingua e il suo buon uso.

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