01 août 2009

Pro e contro

Le domande mi sorridono cinicamente: non si puo’ rimandare in eterno, autodifendendosi con un cosidetto desiderio di non tirare conclusioni affrettate. Soprattutto perché chi non ha vissuto la vorrà sapere. Le domande sono lecite quindi, e le risposte, tanto, dovvrebbero esserci: bisogna fare chiarezza. Cosa mi è piaciuto del Giappone, cosa no, ora che sono tornata?

Sul posto in sé non riesco ad andare oltre al banale “all’inizio anche andare al supermercato è un’avventura, perché tutto è diverso, a partire dal paesaggio urbano.” Voglio dire, se sono queste le info che vi servono, compratevi una guida. Io preferisco rimandare ad una bella sessione di esibizione guidata dei miei 30 giga di foto.

Sul resto, invece, si puo’ discutere.

Alla pole position di “mi è piaciuto e sarebbe da importare in italia” senz’altro l’immancabile educazione, cortesia nei modi e rispetto per interlocutore. L’efficienza degli uffici, di tutta l’amministrazione, e la professionalità e cordialità degli addetti. Mai, nella posizione di avente diritto, mi si è mancato di rispetto. Non ho neanche passato piu’ di 15 minuti ad uno sportello anche per fare documenti molto importanti. Del resto il problema in Italia è che l’addetto che hai di fronte non rispetta te e le tue richieste (viste come irragionevoli e arroganti pretese) perché è il primo che, i tuoi diritti, non li conosce (ogni riferimento alle procedure per il permesso di soggiorno è puramente voluto). In Giappone invece si ha sempre a che fare- almeno questa la mia impressione- con gente che sa quello che ti è dovuto e collabora con te, non ti rema contro. Poi per mettere i puntini sulle i mi sento in dovere di puntualizzare che se sei nel torto, invece, “cause toujours tu m’interesses” non sarai ascoltato, non faranno eccezioni, non ti faranno un favore, non avranno nessun lato umano e comprensione per la tua situazione.

Alla pole position del “non mi è piaciuto, difatti per questo sono contenta di essere tornata” l’altro lato della medaglia. Cortesia? Sempre, certamente. Ma distanza. Per le relazioni personali, troppi sforzi non remunerati. Gente che non si apre, che rimane sul superficiale, che sembra non aver bisogno di amici, di confidenze, di rapporti umani insomma. Non sapro’ mai se è perché sono straniera io o se anche tra di loro è così. Mai perché i giapponesi, in questo ambito, del mistero fanno uno sport nazionale. (Non credo che amino essere capiti, perché questo li svelerebbe.) Fattacci loro. Sto andando fuori tema, comunque questo è quanto.


6 commentaires:

  1. Anonymous3/8/09 13:25

    ..siamo giunti alla lucidità del tirare le somme finale, ee??! Bene!!

    Bé, dai... Ci dovevi andare, tu, in Giappone. Ci dovevi andare!

    A presto! Un abbraccio. Salutami Leo, quando lo senti.. che a me non risponde

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  2. si ma stiamo a vedere quante fasi da "somme finali" ci saranno..

    sì che ci dovevo andare, qualcuno ha mai avuto dubbi? il giapponese si impara solo lì!! :P

    Ti saluto Leo mercoledi quando lo sento, comunque sta bene : )

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  3. Alessandra4/8/09 11:53

    la somma finale la tiri fra un anno esatto...quindi polleggio :O)

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  4. La somma finale la tiro tra un anno a contare da ora, dici?
    Come mai?
    Cmq polleggio sì :D

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  5. alessandra4/8/09 17:00

    perchè è la mia teoria! :O) Ci si mette un anno a metabolizzare un anno all'estero e a capire cosa si è fatto di preciso...almeno io ci metto un anno! ihihih lo so sono lenta! CIAO!

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  6. umm... concordo al 1000% sul lato negativo che ci hai citato... comune tra l'altro parzialmente ai cinesi -_-

    Odio questa cosa, e mi ha fatto soffire davvero molto, sia quando ero all'estero, che in Italia. È veramente tedioso e frustrante vedere tutti i propri sforzi nell'amicizia scontrarsi contro un muro di piume e perdersi in una bolla di sapone.

    またね。
    ヤコポ

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