25 octobre 2009

I vantaggi dell'ora legale annullati automaticamente in Giappone

Nella notte fra ieri e oggi in Europa siamo passati all'ora invernale.
Oggi su Le Monde, noto quotidiano francese, leggevo un trafiletto che spiegava che a questa "forzatura", istituita nel 1976, c'era spiegazione: permette di risparmiare l'equivalente del consumo elettrico di una cittadina di 250 000 abitanti.
Caspita, mi son detta. Ma allora se il motivo è cosi' "ecologico" (ed economico), perchè i giapponesi non ci hanno pensato, o quantomeno non hanno aderito?
Semplice..probabilmente perchè con la quantità di conbini, karaoke e altre strutture e locali aperti di notte o 24 ore su 24, i benefici tratti dallo spostamento dell'ora legale verrebbero comunque annullati.

Di qui la non partecipazione?
Ma tant'è: il fuso orario col Giappone di conseguenza è di 7 OPPURE 8 ore.


24 octobre 2009

Parole per il matrimonio&co

Tanto per fare un'analisi sociologica partendo dai termini esistenti e usati dal popolo giapponese...sapete come dicono divorzio?
Certo c'è il vocabolo corretto, the proper word mi verrebbe da dire in inglese, che è 離婚 rikon composto dagli ideogrammi di allontanarsi + il secondo ideogramma di 結婚 kekkon matrimonio. Ma c'è anche バツいち batsu ichi, che ad immagini potrebbe venire rappresentato tranquillamente da una croce seguita da un numero 1. Croce 1. Cioè sbaglio 1? Errore 1? Cosa andata a male 1?In giappone si segna la risposta giusta con un tondo, e quella sbagliata con una croce. E Vero e Falso si dice, appunto Maru e Batsu. Tondo e croce.
Per chi è divorziato per la seconda volta バツに batsu ni, cioè croce 2. E via dicendo.

Poi c'è il 結婚活動 kekkon katsudo abbreviato in 婚活 konkatsu. Consiste in diverse forme di dating finalizzate al matrimonio. Le agenzie prepostevi organizzano incontri a pagamento per trovare l'anima gemella. Un po' come lo speed dating. Simile è il 合コン go kon, che pero' a dedurre dal nome non è finalizzato al matrimonio ma solo a trovare qualcuno. Di solito il go kon è sotto forma di incontri informali di un numero pari di persone di entrambi i sessi in piccoli gruppi. Io una volta sono stata costretta a partecipare...Fu una cosa simile a quella che vedete all'inizio di questo video: un go kon di cucina http://dailymotion.virgilio.it/video/x9a4ok_1329002a_shortfilms ma forse alcuni di voi lo ricorderanno http://lapeppapolide.blogspot.com/2009/04/note-di-viaggio-parte-quinta.html
Per concludere con qualcosa di piu' tradizionale invece vi ricordo l'esistenza dell'Omiai お見合い che è invece l'incontro di due persone, spesso ad opera dei loro genitori, per un matrimonio combinato.

Interessante no? C'avrei potuto fare la tesi. Ma le buone idee vengono sempre troppo tardi.


Al momento sto guardando un dorama (serie televisiva) che ha per oggetto un konkatsu. Il titolo gioca sulla somiglianza di questa parola con とんかつ tonkatsu, cioè la carne impanata alla giapponese per intenderci. Il protagonista guarda caso deve fare konkatsu, e ha un padre che gestisce un negozio di tonkatsu. Ecco la "locandina", dove tutti i partecipanti al konkatsu mangiano tonkatsu.

Non faro' "l'analisi sociologica", perchè l'argomento richiede un po' di ricerche, ma questo è quello che ho imparato là sui termini e su certe pratiche inerenti al matrimonio.

16 octobre 2009

Esamificio

Ce l'avevano raccontato e noi un po' non ci avevamo creduto: in Giappone sin dalle elementari ci sono mille test e esami e classifiche, che servono a entrare nelle scuole piu' prestigiose. Ho scoperto stasera che è vero e molto piu' terrificante di quanto immaginassi:

https://www.yotsuyaotsuka.com/toitsutest/index.php

A questo link trovato la pagina che annuncia un test per i bimbi delle elementari. Non ho letto nel dettaglio, pero' da quello che ho capito io è un test che serve a valutare le capacità scolastiche dei bimbi e ne stila una classifica a livello nazionale.
Nazionale. Gia' questa parola è grave.
Poi, da quest anno, possono farlo anche quelli della seconda. Terrificante.
E la pubblicità che si alterna sullo schermo mi presenta visi di bellissime bambine, a volte con accanto un "lo faccio anche io" e a volte un piu' spaventoso "3 novembre. Testiamo il Giappone". Le prime righe di spiegazione che incontro recitano "non abbiamo futuro se ognuno dei nostri figli non cresce". Ah e dimenticavo, il test è gratuito.
Vi rendete conto di cosa organizza un governo e di quanta gente è coinvolta?!...

Sono abbastanza stupita...
E' la prima volta che mi imbatto concretamente in qualcosa del genere.
Le materie in esame: per quelli di seconda e terza solo matematica e giapponese, per i piu' grandicelli invece anche "società" e scienze.
In fondo alla pagina, improbabili commenti che suonano come
テスト自体はとても難しいですが 楽しく問題を解けたようです。結果も4年の時より上がったと喜び、自信もついたようです。結果が詳しく出るので 自分の苦手分野や得意分野が分かり、今後の勉強の参考になりました。次回も是非参加させたいと思っています。"il test in sè è molto difficile ma ho potuto rispondere alle domande divertendomi. Siccome il risultato era piu' alto rispetto al quarto anno sono stato contento e la mia autostima è aumentata. Poi visto che il risultati sono dettagliati si puo' capire i propri punti deboli e punti di forza, cosa che sarà utile come punto di riferimento per lo studio futuro. Penso di voler far partecipare anche la prossima volta". Firmato "protettore" (non riesco a tradurre altrimenti il 保護者
) , affiancato da un "4a elementare". Che sia il commento di un genitore?
Ad ogni modo sono allibita...XD

L'opinione dei lettori

L' Asahi Shinbun è uno dei quotidiani più letti in Giappone. (A parte questo non so molto...se ho capito bene è più di sinistra che di destra, ma son concetti relativi quindi che alla fine non dicono nulla...).
Al corso di "Leggere i quotidiani giapponesi" che avevo frequentato, spesso leggevamo un trafiletto dell' Asahi Shinbun che si chiamava 天声人語 "tensei jingo" e che avevo identificato come "le lettere dai lettori". Ora però che ho cercato di leggerlo anche online, ho trovato la traduzione per la versione inglese, che é Vox populi vox dei.
Interessante che questo concetto esista anche in giapponese: gli ideogrammi infatti sono proprio, in ordine, divinità, voce, persona, lingua.

Per chi fosse interessato: in fondo a questa pagina web http://www.asahi.com/english/

15 octobre 2009

Aria di cambiamenti...

...nella scena politica giapponese!

Ogni tanto è bene confrontarsi anche con questi argomenti...in fondo per la prima volta da 50 anni in Giappone ha vinto l'opposizione. Per l'occasione ho deciso di tradurre il commento di un mio amico (Anthony, studia relazioni internazionali) e riportarlo qui. La fonte è: http://anthony-le-conquerant.over-blog.com/article-36290588.html

"Ecco un momento storico, che farà voltar pagina al Giappone, e che ho pensato potesse giovarvi conoscere![…]
Infatti il Giappone finora non ha conosciuto alternanza a livello politico: il Partito Conservatore, chiamato Partito Liberal Democratico (PLD), si è sempre accaparrato la carica al Cabinetto, l’organo politico supremo del paese, che dipende dal risultato delle elezioni parlamentari, dal 1955 a oggi. Tuttavia, da diversi anni numerosi ministri del PLD sono stati destituiti uno dopo l’altro, ognuno prima della fine del proprio mandato, vuoi per motivi di frode, di mancanza di risultati o semplicemente per mancanza di popolarità. E così è stato anche per l’ultimo, Aso Taro, vittima del suo carattere di “looser”, delle sue goffezze diplomatiche, della sua incapacità di tenere testa a ministri troppo chiacchieroni, e di una polemica che lo faceva passare per illetterato manco capace a leggere gli ideogrammi più comuni. Gli elettori (l’elettorato?) giapponese ha quindi reagito con un forte messaggio di stanchezza all’occasione delle elezioni dello scorso 30 agosto, comportamento anche coraggioso, conoscendo la tendenza a seguire e mantenere le cose come stanno, sia in ambito elettorale che non.

Ma concretamente, che cosa cambia? Chiederselo è lecito, perché si sa che sia di destra che di sinistra i politici giapponesi sono uomini che hanno ereditato straordinarie fortune familiari costruitesi non grazie alla recente industrializzazione del territorio bensì nel periodo feudale del 17esimo secolo. Sono quindi tutti quanti ricchi, tutti quanti laureati della stessa università, la “Todai” (Università di Tokyo) e specializzati presso qualche famosa università americana come Stanford, Harvard, Columbia o britannica tipo Oxford.
Il nuovo primo ministro non fa eccezione alla regola, visto che non solo è laureato a Todai e Stanford, ma è tra i piu’ ricchi del paese: da parte della madre ha ereditato l’impero del pneumatico Bridgestone. Siccome poi il suo partito è stato eletto per la promessa di ridurre il gap tra le classi sociali, ci si chiede come possa lui aver capito queste problematiche…
Ciò di cui invece possiamo essere certi, come assicurato dallo studioso Jeffrey Kingston, è che il ministro ha scelto “alcuni tra i più talentuosi e sperimentati e li ha messi in posti chiave” . Così abbiamo Naoto Kan all’ufficio strategie nazionali e che avrà il duro compito di opporsi alla pesante burocrazia che finora aveva funzionato in perfetta simbiosi col PLD. Missione delicata anche per l’ex-funzionario del ministero delle finanze Katsuda Okada, che si vede attribuire le relazioni esterne, che comprendono tra l’altro i casi della presenza militare americana sul territorio nipponico (48 000 soldati), l’indipendenza diplomatica dagli Stati Uniti e le agitazioni in Nord Corea. Senza dimenticare Sakihito Ozawa, per l’ambiente, che dovrà occuparsi degli impegni nipponici per il protocollo di Kyoto ossia la riduzione dell’emissione di gas a effetto serra. Caso molto importante visto che il PLD si è decisamente allontanato dagli obiettivi: nel 2008 anziché diminuire del 6% sono aumentate del 2, 3%.

Infine, la politica sociale deve non solo concentrarsi su un miglioramento delle condizioni economiche e degli stipendi senza andare a gravare sulle famiglie con nuove imposte sui consumi, ma anche iniziare ad occuparsi di argomenti cari all’opposizione che improvvisamente si ritrova in pole position: questi argomenti sono le ineguaglianze tra uomo e donna, l’alimentazione, il tasso di natalità…e di cui si occuperà Mizuho Fukushima."

Flashback

Mi è venuto un flashback assurdo.
Quando avevo 3-4 anni io e i miei ci siamo trasferiti dalla Svizzera, dove sono nata, a Milano. L'italiano ovviamente prima di allora non lo parlavo perchè benchè mio padre sia bilingue, in casa mia si parla francese (o un linguaggio tutto nostro che è un mix improbabile di francese italianizzato, ma è una cosa abbastanza recente).
Ora, io mi ricordo perfettamente di aver imparato un sacco di italiano guardando la tv, e piu' precisamente i cartoni animati. Non chiedetemi il perchè: ne ho la certezza e basta. Mi ricordo l'essere tutta assorta e soddisfatta nel godermi il cartone e allo stesso tempo sentire quell'esaltazione che deriva dalla soddisfazione "intellettuale" del riuscire a decodificare e mettere tutti i tasselli a posto. Mi ricordo. Io ascoltavo, e man mano facevo 2+2. "Questo, in questo contesto, significa questo. Era una parola nuova, mai sentita, ma ora la so".
Tuttavia mi ricordo precisamente anche - e qui sta il flash- cche 'era una parola che invece poneva problema. La sentivo, riuscivo a distinguere i suoni di cui era fatta, la pronunciavo nella mia testa, ma non mi diceva nulla. Che cavolo voleva dire? Guardavo con antipatia e risentimento la protagonista del cartone, sta maledetta bimba che diceva "genitori". E "miei genitori".
Caspita voleva dire "genitori"?!?!
Ci ho messo un po'. Credo di averlo chiesto ai miei e di essermelo fatto spiegare: da sola non ci arrivavo.
"Genitori" in francese si dice "parents". Se avessi sentito "parenti" li avrei erroneamenti presi per "genitori" e alla fine sarei arrivata al significato esatto, penso.
La mia "intuizione", molto banale, che le lingue da piccoli si imparano in automatico perché (se e solo se?) assomigliano un po' alla nostra lingua madre, verrebbe confermata da questo episodio.
Molte parole italiane somigliano al francese, "genitori" no.

Poi mi sono trasferita in Germania, dove ho imparato il tedesco perchè sono stata presa e messa in 1a elementare in una scuola tedesca, e o imparavo, o imparavo: questione di sopravvivenza. Lì è stato il contesto ad essere decisivo. Se un tuo compagno ti dice "Ich will das!" e ti indica con insistenza un oggetto, ci arrivi che significa "voglio quello".
In futuro poi ho studiato inglese alle medie, e mi sono trovata facilitata: assomigliava al tedesco, e tutto mi sembrava ovvio. Tranne "verbo in ing". Non ci arrivavo. Fissavo la pagina del libro che presentava questo argomento, di nuovo con astio, chiedendomi che cavolo potesse significare. La spiegazione della prof. è stata un sollievo.
Con giapponese, se vogliamo chiudere il discorso, è un'altra storia: non somiglia a nulla.
E lì è stato lo studio e il contesto ad essere determinanti.
Chissà se ci sono teorie di un qualche studioso che confermano tutto questo.

Ad ogni modo, "genitori" ha un'etimologia alquanto raffinata.

14 octobre 2009

Tesi 卒論

Magica parola.
Non é la causa per la quale non scrivo piu': a risucchiarmi tutto il tempo é il tirocinio curriculare, che davvero mi sta sfinendo. Torno a casa la sera ,stanca, e mi ritrovo con troppe cose da fare: tesi, studio per il proficiency di giapponese, studio per l'esame d'ammissione a scuola interpreti...che puntualmente non riesco a fare.
Per fortuna da novembre sto a casa, e sono sicura che avro' anche modo di scrivere.
La tesi sarà su Hoshi Shinichi 星新一, lo scrittore che ho scoperto primavera scorsa e che mi é tanto piaciuto. Uno che scrive roba accessibile e godibile. (No, non é scontato. Avete mai provato a leggere Murakami Haruki o Yoshimoto Banana in giapponese?). Accessibile e godibile perché i racconti sono brevi (viene chiamato ショウートショウートの神様 il "Dio delle Short Stories"), scritti in uno stile assolutamente semplice, con pochi se non zero riferimenti culturali forti che ostacolino una comprensione immediata. Storielle col finale a sorpresa, che ti fanno riflettere ma anche sognare perché sembrano un po' delle fiabe.

Ho previsto di tradurre qualche racconto, che verrà puntualmente pubblicato qui...una cosa da prendere con le pinze, ovviamente, ma che sono sicura vi potra' distrarre e divertire - e per me costituirà magari un imput maggiore a impegnarmi a fare una "bella" traduzione.

(Che traduttori non ci si improvvisa, ma io mi butto).

03 octobre 2009

Il sottotitolo

I piu' accorti tra di voi avranno notato che ho cambiato la parte giapponese del sottotitolo di questo blog. Da ここだけの話 (koko dake no hanashi, tra me e te) a 放浪記 (horoki, diario di una vagabonda).
E' un esplicito riferimento al titolo di un'opera della scrittrice Hayashi Fumiko (1903-1951). Non l'ho letta, ma mi attira molto. I punti in comune sono tanti: donna, vagabonda, marginale, libera, sola.

26 septembre 2009

Piu' di mille

Mi sono accorta quasi per caso di aver superato le 1000 visite. E allora colgo l'occasione per ringraziare tutti i miei lettori! Un grazie di cuore con una raccolta di foto...a cuor leggero :-)

I cartelli della metropolitana di Tokyo.


"Fatelo a casa"

"Fatelo a casa".

"Fatelo di fuori".

"Fatelo in palestra".

20 septembre 2009

Qui lo dico e qui lo nego.

Vorrei parlarvi di una cosa, molto randomly: cioè cosi' come mi viene. Confusamente in mente.
Ora esiste questo fantastico aggegio che si chiama Facebook e che ci da' uno spaccato della vita degli altri, bombardandoci di immagini e foto delle vite altrui. La conseguenza è che vedo spesso le foto del mio successore, un mio amico di facoltà che sta studiando alla Waseda come ho fatto io, e che ora si trova esattamente dove ero io un anno fa.
Ho sempre pensato che chi ha già avuto dovrebbe essere contento per gli altri. Beh, decisamente si tratterebbe di una gran dote. Non avrei pensato mai che fosse cosi doloroso vedere quelle foto. I posti in cui sono stata tutti i giorni per 10 mesi mi sembrano cosi' fantastici e unici, come se non ci fossi mai stata. E le foto di posti in cui invece, non sono mai stata oppure in cui sarei voluto andare senza riuscirci - salire in cima al metropolitan building di shinjuku, fare una foto con da sfondo la statua LOVE che per me rappresentava cosi' tanto simbolicamente perchè proveniva dal primo film giapponese moderno che abbia mai guardato- vedere ste foto e pensare che in 10 mesi sono riuscita a non fare delle cose, mi fa venire addosso una gran depressione.
Tutto questo pero', sento essere profondamente ingannevole. Sembra attaccamento, che non è: 3 mesi fa non vedevo l'ora di tornare in Italia e provavo molto piu' dolore nel vedere le foto dei miei amici che si divertivano ed erano col mio ragazzo, e il corso della vita normale che andava avanti senza di me.
Pensavo cosi, randomly, stasera, e domani forse mi sentiro' diversamente chissa'. Ho una gran paura di dire quello che provo veramente riguardo a tutta questa storia del giappone, prima durante e dopo, per paura di venire fraintesa. Fraintesa perchè persino chi è stato li con me per la stessa durata di tempo ha sentimenti e modi diversi dai miei, figurarci chi non c'è stato...
Ma sto divagando e tutto questo è ben troppo personale per essere di un benchè minimo valore.
Domani, la rimpatriata.

19 septembre 2009

Altro spunto di riflessione


Barbarismo civilizzato (Nietzsche): La società moderna al massimo della sua evoluzione razionale e tecnologica è sull'orlo della distruzione e di un inevitabile e paradossale regresso ad uno stato primitivo tutto fuorché spontaneo.

A parte i riferimenti al primitivo, la prima parte della frase mi fa tanto pensare a Tokyo, metropoli, e i suoi abitanti, disperati, prigionieri in una realtà tecnologicamente e razionalmente perfetta e avanzata ma alienante.

15 septembre 2009

Giapponese ad alti...altissimi livelli!

(Si proprio)

Sapete, lo studio del giapponese è come lo studio di uno strumento: meno di
un tot ore al giorno non serve a niente - non si fanno progressi- e smettere solo un giorno fa perdere la mano.

Per inciso, la mia coinquilina che studia pure lei giapponese, ha il nintendo DS e *meraviglia delle meraviglie* mille giochi di lingua giapponese e ideogrammi. Perchè ovviamente il giapponese non è facile nemmeno per i suoi parlanti.
A parte che uno quando è immerso nelle cose non vede prorpio quello che gli sta sotto gli occhi- leggi: quando abitavo a Tokyo avrei potuto procurarmi comodamente sia il DS che i giochi giapponesi di lingua giapponese - disponibili solo sul mercato giapponese- così appropriandomi di un valido, ludico e alternativo strumento di studio.
Comunque questo giochino qui,
kokugo, la denominazione ufficiale dell'insegnamento di lingua giapponese nelle scuole, dopo un test di ingresso volto a giudicare le mie competenze in grammatica, ideogrammi, linguaggio onorifico, modi di dire e significato delle parole, mi ha inserita in un bel livello 5 su 6 dove 6 è base e 1 il piu' difficile. Commento aggiuntivo: あなたの日本語能力は小学校卒業レベルです。Il tuo livello di giapponese è da licenza elementare. Questo mi riconforta!
Sono passata al giochino successivo, ignorando kokugo che dai, è fatto per i giappi, sono capitata su un gioco per allenarsi con gli ideogrammi
che pero' misteriosamente non ti fa sostenere il livello successivo nonostante tu abbia passato l'esamino di quello precendente. Cosi sono ancora al livello 10 su 10 (elementare-base ovviamente!) che mi chiede come si scrive "pioggia" e come si legge "2" quando io fino a due mesi fa studiavo i problemi ambientali, il protocollo di Kyoto e la deforestazione in giapponese, e mi vedo comparire la scritta ステファニーさん、後2回の合格で昇級ができます ossia Sig.Stephanie, dopo aver superato altre 2 volte il test puoi salire di livello. Ho spento.
Insomma molto accomodanti questi giochi.
Ho deciso che li integrero' allo studio del proficiency di giapponese, così, giusto da non dimenticare le basi, visto che pare non le abbia...XD

p.s. non so perchè blogger mi carica le prime due foto storte : (

12 septembre 2009

Letteratura di viaggio

I testi di viaggio ereditano da Erodoto il metodo della comparazione per cui quello che lo sguardo europeo incontra nel Nuovo Mondo è soprattutto cio' che puo' essere confrontato con quello che già si conosce e cio' che viene escluso o taciuto si deve percepire come inesistente. E' per questo che tali testi si delineano anche come manuali che insegnano a guardare, ma anche ad osservarsi, immaginarsi, identificarsi e differenziarsi dall'"altro", fornendo materiale informativo e creando pero' al contempo un'illusione che deve risultare credibile proprio perchè si fonda sulla certezza di un confronto: un confronto che è sempre funzionale al consolidamento dell'identità di chi osserva. La maggior parte di queste opere ha la pretesa di diffondere il nuovo tra un pubblico di lettori che, paradossalmente, desidera essere sedotto da una novità che, il piu' delle volte, si aspetta.

(Grassetto e corsivo miei, tratto dal saggio "Orrore e meraviglia: percezioni europee del selvaggio antropofago" di G. Golinelli)

[Quante volte ho scritto per ridefinire la mia identità?
Quante volte avete inconsciamente voluto capire quello che già conoscevate, e ignorato quello che vi era del tutto ignoto?
Il confronto con l'altro è una delle pratiche piu antiche dell'uomo eppure una nelle quali è piu negato in assoluto: secoli di colonizzazione, ferite di decolonizzazione, alleanze e comunità linguistiche e culturali non hanno insegnato ancora a nessuno ad accettare l'altro per com'è e a non vederlo con gli occhi con cui vogliamo vederlo.
Il risultato? Razzismo e xenofobia ancora esistenti ovunque nel mondo]

09 septembre 2009

Sradicamento

"Come ci si poteva definire originari di Tokyo? Inoltre, l'odierna Tokyo non è posto in cui si possa metter radici. E' un campo sterile che ha perso il profumo della terra. Non c'è pioggia e non c'è aratro che possa renderlo di nuovo fertile.
L'unica cosa che non manca sono le comodità della vita moderna. Tokyo assomiglia a un'automobile di lusso: per quanto possa essere di livello eccelso e con tutti i comfort, le persone non possono vivere solo al suo interno. Ognin tanto ci salgono, la usano perchè è molto comoda, ogni tanto la lavano e ci vanno in giro. Ma poi quando arriva il suo momento, o quando se ne stancano, ne comprano una nuova.
Ecco, Tokyo è questo genere di città. Ogni tanto la gente sale sulla macchina che si chiama Tokyo, e ci salgono in tanti, perchè ha tanti optional che altre automobili non hanno, anche se certo non ha molta personalità. Pensano che comunque, appena ne avranno l'occasione, la cambieranno. Ma
spesso, pur continuando a pensarlo, ci restano tutta la vita.
Ma la gente non pianta radici in un posto che vuole lasciare. La gente non chiama casa in un luogo da cui progetta, prima o poi, di andarsene. Per questo motivo, la maggioranza di quelli che vivono a Tokyo si sente sradicata, e si attacca al luogo d'origine dei genitori, o persino dei nonni, e lo fa proprio. Com'è inevitabile pero', questo tipo di legami è fragile, ed è destinato a divenire semper piu' debole col passare del tempo. Di conseguenza, sono sempre di piu' gli individui che si sentono come erba falciata, precari, senza radici. E Honma si sentiva proprio cosi'.
Quando per lavoro gli capitava di incontrare qualcuno che, per le strade della metropoli, parlava con cadenze e accenti che suggerivano origini lontane, Honma si sentiva all'improvviso un po' solo."

Tratto da "Il passato di Shoko" di Miyabe Miyuki, tradotto da Vanessa Zuccoli, Fannucci Editore pagg.161-162

Pur riflettendo che si, è una illusione pensare di sentirsi cittadino di e appartenente a Tokyo, non posso scordarmi l'effetto che mi faceva vederla dall'alto. La distesa a vista d'occhio di Tokyo mi ha sempre dato una stretta al cuore, un po' di angoscia e un'infinita tristezza, dovute a solitudine...perchè è impossibile non sentirsi soli, davanti a quel paesaggio...eppure quando riguardo lo stesso paesaggio oggi, tramite le foto che avevo fatto, c'è qualcos altro oltre al rinnovato sentimento di immensa solitudine. Qualcosa che a tutt'oggi non so spiegare. Certo non si puo' definire "senso di appartenenza, seppur minimo". Dev'essere il fascino, il fascino che le metropoli, grandi città come Roma, Parigi e, appunto, Tokyo esercitano sulle persone.

30 août 2009

Tristi conincidenze

Stavo guardando e sentendo le news giapponesi su internet (http://headlines.yahoo.co.jp/videonews/) quando mi sono imbattuta nella notizia di un incidente di macchina che ha comportato la morte di un ragazzo di 17 anni. Il posto era Tokamachi (十日町), vicinissimo a dove ero andata a fare Outreach (http://lapeppapolide.blogspot.com/2009/05/outreach.html) cioè a visitare le scuole.
Beh è normale: anche quella che sembrava essere una tranquillissima contrada in campagna ha purtroppo i suoi drammi.

Prossimamente su questo blog...

- Un post, che spero diventi un dibattito, sul se i giapponesi sono razzisti o meno oppure se siamo noi, gli occidentali bianchi colonizzatori a vedere in loro questo difetto che in realtà è nostro.

-Dei video tratti da YouTube stavolta SOTTOTITOLATI. Un mio esperimento, nonché modo alternativo di fare giapponese, che pero' come potete immaginare porta via un gran tempo (cfr. timing: da quale millesimo di secondo inizia la battuta etc...)

Pazientate solo un po'...

*ERRATA CORRIGE*
Purtroppo non ci sarà nessun video con sottotitoli, ancora per molto. Dopo aver sottotitolato il mio video in un programma apposito, mi sono accorta che pero' incorporare questi sottotitoli al video era tutta un'altra questione, che richiede programmi, tempo e capacità che non ho. Mi sono dovuta quindi arrendere. Posso solo invitarvi a casa mia a vedere il video :D (che, aperto nel programma per sottotitolare, naturalmente è fruibile).

26 août 2009

Paese che vai...

..usanze che trovi. Ero dietro al bar, è arrivata una cliente sulla 60ina che sembrava conoscere sia i miei che mia sorella. Dal loro allontanamento pero' ho intuito che doveva essere un soggetto particolarmente leggero da sopportare. E difatti l'intuizione non ha fallito: dopo 5 minuti mi sono ritrovata a sentire questa signora parlarmi della biancheria che compra alla coop, del fatto che la taglia alta non è il massimo perchè insomma, a quest'età, sai com'è, lo stomaco tende a cadere, allora meglio lasciargli spazio.

Mai vista prima in vita mia s'intende.
Al bar.

Per la serie ma una via di mezzo tra questo trash e l'estrema riservatezza dei giapponesi dove lo posso trovare?

09 août 2009

Ecologia alla giapponese


Sapete che cos'è?
In Giapponese si chiama ハンカチ (hankachi) dall'inglese handkerchief. Un fazzoletto di tessuto.
Ma i giapponesi non si soffiano il naso, almeno non in pubblico...quindi qual è l'uso di un fazzoletto di tessuto in Giappone?

Io ho ricevuto questo hankachi prima di andare in Giappone, e mi era stato presentato come un oggetto di uso quotidiano...indispensabile!
L'ho capito in effetti solo là, quando ho visto che, per motivi di salvaguardia dell'ambiente, nei bagni dell'Università non c'era niente per asciugarsi le mani: tutti hanno un hankachi loro personale, e si asciugano le mani con quello.
Ne esistono di tutti i tipi e colori, e qualità. Ne ho pure preso uno perchè era in regalo con la bottiglietta d'acqua che vendono nella metro. E' molto sottile, rosso con le nuvolette bianche, troppo carino. Anche se devo dire che il modello di cui vi riporto la foto è migliore come tessuto e presenta il vantaggio di essere anche una cartina ^^

Questa cosa pero' mi ha colpita sul volo del ritorno. Una volta che hai il tuo hankachi e che ti sei abituata a usarlo quotidianamente, lo vedi come il sistema migliore e più ecologico. Perchè sprecare tanta carta?

07 août 2009

L'industria del sesso in Giappone

Traduzione di un articolo di "24 heures" (quotidiano svizzero):
Il Giappone conta sul sesso per rinvigorire i suoi conti

Studio: La Banca Centrale del Giappone, a cui preme capire i mutamenti della sua economia, ha commissionato uno studio sull'industria del sesso. Un servizio come gli altri, che contribuisce alla ricchezza nazionale.
Non è detto si tratti di una storia soltanto giapponese. Abbiamo conosciuto una versione del Paese del Sol Levante da numero uno delle esportazioni, inondando il mondo coi sui prodotti finiti o beni d'equipaggiamento. Erano i tempi in cui i costi di produzione e l'organizzazione quasi marziale del lavoro sconfiggevano i concorrenti, epoca in cui il mondo invidiava al Giappone il suo surplus di lavoro.
Questi tempi furono e non sono più. Il Giappone oramai soffre da diversi anni. E sicuramente le cose non vanno meglio con l'attuale crisi economica. Il paese ha avuto un vero e proprio crollo delle esportazioni questi ultimi mesi. A giugno si era a ben -35,7% . (...)
Sembrerebbe che questo paese si de-industrializzi e vada verso una società di servizi, come fanno altri. Questo richiede pero' di rivedere un attimo la contabilità nazionale, e la ponderazione di diverse attività. E' in questo contesto che la Banca Centrale del Giappone ha chiesto un resoconto sull'industria del sesso, che potrebbe aiutare l'economia del paese.
I numeri la dicono lunga. Il numero di "maisons de passe" a Susukino, il quartiere a luci rosse di Sapporo, è esploso di un quarto in soli 20 anni. E se di questa città si parla molto nel resoconto, è perchè si tratta della capitale dell'isola settentrionale, dove il tasso di disoccupazione è sempre stato più preoccupante che nel resto dell'arcipelago. Tra il 2001 e 2007 il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 5, 5%.
Ma Susukino resiste eccome. Mentre il numero di ristoranti si è abbassato di 14%, quello delle sale di massaggi e altri sex-shops è passato da 63 a 246 dal 1989. Interrogato in merito, Tada Yonezawa, dell'Ufficio del Turismo, ha commetato laconicamente: "si vede che c'è più gente che richiede questo genere di servizi. Dove c'è domanda, l'offerta risponde."
Se i servizi occupano oggi il 60% dell'economia giapponese, quest'ultima preferisce venir valutata in funzione delle sue esportazioni e quello che ci gravita attorno. In questo ambito, l'economia è tornata ai livelli del 2003, a causa dell'attuale crisi. Ed è per questo che si è rivelato necessario lo studio dell'economia giapponese per capire le nuove tendenze. Ma Susukino non è l'unico quartiere a luci rosse del Giappone. Bisogna aggiungervi anche Kabukicho a Tokyo e Nakasu nel sud di Fukuoka. Anche se tutte queste attività economiche sono legali, la legge prevede comunque che qualsiasi rapporto più, come dire, "serio", del sesso orale venga proibito.
Ad ogni modo, in base ai risultati dello studio, la Banca Centrale del Giappone a recrutato dei pianificatori di distretti per prendere i provvedimenti necessari per permettere a questi quartieri di sviluppare (addirittura) la loro...vitalità.

Il mio commento? Nessuno...solo una cosa ho pensato che il lettore non saprà, perchè non c'è scritto da nessuna parte...
Il Giappone è un paese democratico, a quanto ho osservato: ci sono anche bordelli per donne (con puttani uomini)...che non si pensi che vanno a puttane solo gli uomini!


01 août 2009

Pro e contro

Le domande mi sorridono cinicamente: non si puo’ rimandare in eterno, autodifendendosi con un cosidetto desiderio di non tirare conclusioni affrettate. Soprattutto perché chi non ha vissuto la vorrà sapere. Le domande sono lecite quindi, e le risposte, tanto, dovvrebbero esserci: bisogna fare chiarezza. Cosa mi è piaciuto del Giappone, cosa no, ora che sono tornata?

Sul posto in sé non riesco ad andare oltre al banale “all’inizio anche andare al supermercato è un’avventura, perché tutto è diverso, a partire dal paesaggio urbano.” Voglio dire, se sono queste le info che vi servono, compratevi una guida. Io preferisco rimandare ad una bella sessione di esibizione guidata dei miei 30 giga di foto.

Sul resto, invece, si puo’ discutere.

Alla pole position di “mi è piaciuto e sarebbe da importare in italia” senz’altro l’immancabile educazione, cortesia nei modi e rispetto per interlocutore. L’efficienza degli uffici, di tutta l’amministrazione, e la professionalità e cordialità degli addetti. Mai, nella posizione di avente diritto, mi si è mancato di rispetto. Non ho neanche passato piu’ di 15 minuti ad uno sportello anche per fare documenti molto importanti. Del resto il problema in Italia è che l’addetto che hai di fronte non rispetta te e le tue richieste (viste come irragionevoli e arroganti pretese) perché è il primo che, i tuoi diritti, non li conosce (ogni riferimento alle procedure per il permesso di soggiorno è puramente voluto). In Giappone invece si ha sempre a che fare- almeno questa la mia impressione- con gente che sa quello che ti è dovuto e collabora con te, non ti rema contro. Poi per mettere i puntini sulle i mi sento in dovere di puntualizzare che se sei nel torto, invece, “cause toujours tu m’interesses” non sarai ascoltato, non faranno eccezioni, non ti faranno un favore, non avranno nessun lato umano e comprensione per la tua situazione.

Alla pole position del “non mi è piaciuto, difatti per questo sono contenta di essere tornata” l’altro lato della medaglia. Cortesia? Sempre, certamente. Ma distanza. Per le relazioni personali, troppi sforzi non remunerati. Gente che non si apre, che rimane sul superficiale, che sembra non aver bisogno di amici, di confidenze, di rapporti umani insomma. Non sapro’ mai se è perché sono straniera io o se anche tra di loro è così. Mai perché i giapponesi, in questo ambito, del mistero fanno uno sport nazionale. (Non credo che amino essere capiti, perché questo li svelerebbe.) Fattacci loro. Sto andando fuori tema, comunque questo è quanto.