Stare in mezzo ai giappi non è facile.
Se mi vedessi da fuori probabilmente sarebbe addirittura piu' lampante e l'avrei capito prima. Perchè io non sono giapponese. Io sono profondamente diversa, a cominciare dal mio aspetto fisico che tradisce un pensiero diverso, una estraneità. Quando dico che mi vergogno a far capire quello che sto leggendo sulla metro o che mi vergogno ad andare in posti dove si mangia prevalentemente carne perchè è cibo inadatto alle ragazze, non lo dico per fare scena, ma perchè è vero. E l'altro giorno ero per la prima volta ad Ebisu, aspettavo un amico ed ero l'unica occidentale in tutta la stazione, scoprendo cosi che era uno dei posti di Tokyo a non essere particolarmente cosmopolita, uno pensa che sia esaltante essere diversi, ma qui no. In America o in Europa, se sei diverso dalla folla, ne vai fiero, a testa alta. Qui ti devi nascondere, essere diversi non è di certo un vanto. Se vado in giro con il cappuccio in testa i giorni in cui non sono vestita e truccata perfettamente, è perchè qui le ragazze non sanno cosa siano le scarpe da ginnastica e la piega dei capelli non fatta. E non sono "le fighettine" che sono cosi, bensi tutte.
Ma insomma cosa posso fare? Gli occhi ce li ho azzurri, i capelli chiari e la corporatura non fine. End of the story. Mi rimane solo da avere dei modi che non facciano scappare questi occhi a mandorla a gambe levate.
Si perchè arrivano i "un mio amico giapponese ha detto", e i "secondo i risultati dell'intervista fatta ai miei amici giapponesi" etc. che confermano l'impressione che abbiano paura di noi occidentali.
Poi, capire i giappi non è facile, e gia' si sapeva. Oggi ho chiesto a un mio amico come dire via messaggio ad un tizio che insomma "no" non sarei andata a berci fuori insieme. La risposta è stata: se vuoi rispondere alla giapponese, devi dire "scusa ma quel giorno ho un impegno con le mie amiche". Questo in giapponese significa, come mi assicuro' il mio amico: "ho il tipo". E non verro' considerata una contapalle, per giunta.
Fate voi.
Ma una cosa sono riuscita a capirla (e scusate se è poco!!). Chi mi saluta di fretta, quasi furtivamente, è chi rivedo spesso, ogni settimana. Chi si dilunga in sorrisoni e promesse e cerimonie del tipo "ci rivediamo eh" di qui di qua di la, non si fa mai piu' vivo.
Chiamatele contraddizioni. E' semplicemente un altro sistema.
mi stai dicendo ciò che mi terrorizza di più del giappone...nn so se è un bene!
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