08 janvier 2009

Buone e cattive impressioni


sui giapponesi a livello umano.

Sul volo del ritorno ero di fianco a una coppia(?) di amici(?) giapponesi. Dopo aver tirato fuori Kitchin per passare il tempo e infondermi i pattern di frase che i giapponesi ritengono cosi inaccessibili agli stranieri e che proprio per questo io voglio imparare (per poi poter dire: tiè! la tua lingua non è in-imparabile come ti vantavi che fosse), la mia vicina mi ha rivolto la parola chiedendomi se studiassi giapponese. No, arabo. Carina comunque. Da li abbiamo discusso di questo e di quell'altro, lei e il suo amico erano parecchio eruditi, qualunque argomento si tirasse fuori avevano un parere...e conoscenze. Lui conosceva Umberto Eco (laureato in legge), lei aveva studiato i mosaici di Ravenna (laureata in ingegneria meccanica)...una coppia brillante insomma. Abbiamo parlato principalmente di studio all'estero (lei aveva studiato a Parigi per un anno e mezzo), e di letteratura, essendo la mia specialità all'uni. Ottima impressione, aiutata dal fatto che pensavo di aver dimenticato gran parte del giappo, invece dai, non era troppo peggio del solito.

Peccato abbiano rovinato questa bella e per forza di cose effimera chiaccherata con la solita immancabile indesiderata e inutile promessa di risentirci con annesso scambio di meishi (carta da visita). Coronata con la proposta di andare da amici loro a fare la cerimonia del té! Ma cos'hanno questi giapponesi? Perchè a Tokyo è cosi difficile far conoscenza con qualcuno - sul campus dell'uni piena di gente della mia età per dire- e poi invece quando te ne trovi che ti parlano, esagerano in questo modo??? Ma io non vado alla cerimonia del tè con uno sconosciuto conosciuto in aereo neanche in Italia! E se ci siamo incontrati su un aereo, appunto, ti auguro buona vita e mi rassegno senza difficoltà al fatto che è tutto qui! Che è tutto questo..eccessivo attaccamento al momento, per quanto bello sia stato?! Sarà che non ho energie da sprecare, in nessun campo. Ho determinate cose da fare, determinati obiettivi da raggiungere...ma se ci penso neanche in Italia mi ritrovo con una persona che non conoscevo ad uscire facendo finta di..non so cosa, a meno di esserci visti un paio di volte ed aver assodato che si potrebbe andare d'accordo e si potrebbero avere cose in comune. Quella chiaccherata è stata cosi bella cosi com'era. Perchè appesantirla dell'obbligo di scrivere un'email di ringraziamenti -forzatura- e dichiarazione di disponibilità ad uscire a fare le cose proposte in modo cosi improvviso?

C'è un che di irritante e irragionevole nell'abisso tra estrema chiusura e forzata disponibilità. Vie di mezzo, inesistenti. Come quelle 3 tipe che mi impezzarono in piena Waseda Dori quando tornavo dalla spesa semplicemente chiedendomi se fossi studentessa di scambio alla Waseda- una straniera vicino all'uni per loro siginificava che probabilmente lo ero e di fatto ci hanno azzeccato. E da li, in mezzo alla strada, io con la spesa in mano, mi hanno chiesto cosa pensavo del Giappone, come mi trovavo, cosa facevo a lezione, cosa ne pensavo rispetto all'Italia. Bene. (O male?). E alla fine ecco: dai che ci rivediamo e ci racconti tante cose sull'Italia. Okkei. Scambio dei numeri. Purtroppo in quel periodo ero stra-impegnata - come tutti hanno potuto constatare, studio, ho esami ogni giorno e lavoro pure- e ho dovuto rifiutare inviti su inviti, cosa che mi infastidisce perchè non vorrei essere messa nella condizione di dover dire di no! Al che al loro insistere ho dato le motivazioni piu' sincere sul mio rifiutare: niente soldi, cambio pessimo, niente tempo. Cosa hanno risposto secondo voi? Che mi invitavano a casa a cena!!! XDDD Ovviamente ho rifiutato, imbarazzatissima.

Altra cattiva impressione. Arrivata alla stazione di Shinjuku dopo un volo e un viaggio in treno estenuanti, mi trascino al binario 14 (o 15?) della linea Yamanote per arrivare fino alla fermata di casa. Sulla metro, neanche pienissima, entro, faccio per andarmi a sedere a un posto libero ma un uomo di mezza età, un salary man all'apparenza, si precipita e davanti al mio naso (in francese si dice cosi) si fionda sul posto libero, facendo apposta a non guardarmi in viso. Gli astanti fanno finta di niente. Avevo la valigia e la cera di una che non ha dormito molto, lui niente. Pessima impressione.

日本人との関係についての印象は

日本に戻ってきた日、飛行機には隣の座席の方は二人の日本人の友達だった。時間つぶしのためにキチンを読んでから、その二人は私に声をかけてくれた。いろいろ話した。教育が高いレベールの二人と何でも話せた。だからとてもいい印象に残った。けれども、機内の短い話は足りないらしい。めいしの交換だけしなくて、また会って一緒にその二人の友達の家へ茶道をしに行こうということもその二人が言ってしまった。なんで・・なんで私と同じように学生である人でいっぱい早稲田キャンパスでは友達ができないの?しかもなぜ日本人が声をかけてくれるとき、そんなに・・・あんまりだよね。知らない人と茶道って!なんだよ・・イタリアでも、どこの国でも、飛行機で知り合った人たちと再び合えないから、そういう約束しないのよ。

全然話せない日本人と優しすぎる日本人のギャップが大嫌い。

そして成田空港から電車にのって新宿に着いた。そこからまだ高田馬場へ行かなければならなかった。なので山の手線に乗りに行った。その時超疲れた私は込んでいなかった電車の中で座りたくて、空いている座席に寄り付いたけど、40歳ぐらいのサラリマンは私の目の前でその座席へ走って座った!私荷物も持っていたし、疲れたに見えたけど。

やっぱり日本に帰りの悪い印象だったんだ。

2 commentaires:

  1. ma phephi, come mai hai rifiutato l'invito a cena?

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  2. Ciao,
    ho avuto impressioni simili alle tue ma meno accentuate, fatto dovuto alla mia brevissima permanenza in Giappone.

    Alla fine sarà un luogo comune, ma molti di loro, una volta che sanno o hanno anche solo l'impressione di trovarsi di fronte a italiani o francesi, si "lanciano".
    La causa di questo è - forse - un mix di cause:
    1 - Gli italiani sono "espansivi per definizione", quindi ritengono di poterci dare confidenza da subito.
    2 - Gli italiani sono in qualche modo "oggetto del desiderio" quanto a presunto stile di vita (se solo sapessero...).

    Certo, la mia è un'analisi superficiale, ma se si miscelano i due punti sopra, si può ottenere un calo della nippo-inibizione da far impressione.

    Poi, almeno per quanto mi riguarda, in Giappone incroci e stazioni sono, all'ora di punta, un luogo dove vige la legge della selezione naturale più spietata...

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