22 janvier 2009

Ore giapponesi libere

Primo argomento: pensiero occidentale e pensiero orientale sul lavoro.
Il titolo è un po' pretenzioso, non penso di arrivare a tanto. Era per spirito di sintesi. Esprit de géométrie & co.
Ma qualche parere e spunto ce li avrei.
Da una chiaccherata con un compagno di studentato coreano risulterebbe che gli orientali preferiscono ammazzarsi letteralmente dal lavoro mentre sono giovani e farsi un pacco di soldi per poi goderseli durante la vecchiaia piuttosto che fare questa strana cosa a cui agognano molti occidentali che è trovarsi un lavoro che piace e che dia soddisfazioni. In effetti il mio commento è stato, con la solita foga italiana anche un po' terrona "MA CERTO che vogliamo un lavoro che ci piaccia, chè siamo masochisti?!?!". Chissa' perchè l'ipotesi lavoro piacevole-redditizio non è stata contemplata da nessuna delle due parti. Sarà che ci ossessionano con questa crisi economica mondiale e calo delle assunzioni e disoccupazione e giovani laureati che non trovano lavoro? Per lo meno, a me ossessionano, e hanno anche un po' rotto le palle, perchè mi sono ritrovata a rendermi conto di essere convinta di non riuscire a trovare lavoro nemmeno io, in un certo senso. Ma sto divagando. Comunque a quanto pare gli orientali affrontano la questione con l'obbiettivo di fare i soldi e poi goderseli. Noi occidentali invece vogliamo fare qualcosa che ci piace e goderci la vita anche da giovani, tra l'altro se uno schiatta a 40 anni con 40 miliardi in banca e 30 ore di straordinari a settimana, cosa si è goduto? Ma sto essendo poco obiettiva. La questione, ripensandoci, dovrebbe proprio essere cosi, trend e mode ed eccezioni a parte, visto che ad esempio uno come Nietzsche nell'anticristo, aforisma 12 (non siate impressionati, è l'unico che mi ricordi), diceva in sostanza chi te lo fa fare di fare qualcosa se a proposito non provi un personale intimo interesse piacere? E uno come Confucio forse non l'ha mai pensato, anzi. E questo è uno.
Due, un mio compagno di classe cinese alla presentazione di orale ha riportato i risultati di un'inchiesta secondo la quale i giapponesi dicono di scegliere il lavoro per la natura/sostanza/contenuto stessi del lavoro (仕事の内容)mentre i loro vicini coreani e cinesi affermano candidamente di sceglierlo in base al reddito.
Mi piacerebbe poter dire che i giapponesi, tra gli asiatici, sono i piu' educati e idealisti e percio' hanno mentito dicendo "contenuto del lavoro" pur scegliendo in base al "reddito".
Ovviamente la condizione ideale per tutti sarebbe avere un lavoro figo e fare i soldi, ma in assenza di questo, cosa scegliere? Oppure per cosa protendere, visto che non sempre ci è dato di scegliere...?

Secondo argomento: comunicazione di servizio.
Da una settimana o due ho cambiato la visualizzazione del numero di post di questo blog riducendola a 3 per pagina. Questo è per permettere a tutti di accorgersi che in fondo alla pagina ho aggiunto un video di Youtube. E' un fanvideo di poco valore a dire il vero, con la solita canzone smielosa e scelta di immagini super melodrammatica, ma era l'unico sul film in questione che ho trovato: GO. Ora che ci penso, forse dovrei mettere la locandina del film...Ad ogni modo è un film che mi ha veramente colpita e fatto pensare, lo consiglio a chiunque si interessi di questioni di nazionalità e identità. Il regista è Isao Yukisada se non sbaglio, realizzato nel 2001. Storia di un ragazzo nato e cresciuto in Giappone ma di origini coreane e percio' discriminato nonchè soprannominato 在日韓国人 ossia coreano residente in Giappone. E' un problema sociale realmente esistente, s'intende. La frase che ho riportato sopra il video puo' essere tradotta come "La nazionalità te la puoi comprare facilmente. Se ci sono i soldi...E' cosi' per l'America, è cosi' per la Russia. Se solo il mare fosse un po' piu' bello oggi....Mah, affacciati e guarda il mondo. Dopo, da solo, decidi." Siccome io ho idee e definizioni personali su "nazionalità", "identità" e "senso di appartenenza", questo film mi ha ispirata parecchio, dando un punto di vista diverso sulla questione.


Terzo argomento: cibi tipici e kitsch.
I giapponesi con la loro ossessione degli esami hanno creato e re-inventato dolci, snack e cioccolato per i poveracci che fanno esami. Mi spiego subito con un esempio. Kit Kat è diventato sinonimo di se mi mangi passi l'esame perchè in giapponese si pronuncia kitto kattoキットカット, cambiandolo un po' kitto katsuきっと勝つ ossia sicuro vinco. Eh beh. Ma questo è solo uno dei mille esempi! Anzi, questa era una re-invenzione. Di sana pianta invece ci sono dei biscottini ripieni di crema al cioccolato a forma di Koala, con ovviamente tanti Koala disegnati sulla confezione, per un gioco di parole: netetemo ochinai 寝てても落ちない anche se dormi non cadi. Solo che cadere si usa anche per "non passare" un esame..anche se dormi passi....Devo continuare?

Infine, questa bevanda dal colore poco invitante è, in realtà, molto buona: sa di gelato al tè verde, ed è calda.


Ultimo argomento: 一番悪いレベールで経験しておけば・・・
Sono le parole di un mio amico giappo che vive a Milano. Non riesco proprio a tradurle bene, ma grosso modo nel loro contesto significano "se uno fa un'esperienza orrenda, dopo tutto gli sembrerà il paradiso". E' oltre un anno che aspetta il permesso di soggiorno, nonostante abbia riempito e riempa tutt'ora le condizioni per stare in Italia, e se non lo rinnova presto (cosa che non puo' fare visto che non ha l'originale), verrà espulso, come gli hanno detto in Questura l'altro giorno, dopo mille appuntamenti in cui gli veniva solo detto "no, oggi non possiamo fare niente, la tua pratica è in fase di rigetto, ciao". Un pensiero a lui e a tutti gli immigrati non clandestini che in Italia vivono un inferno per l'incompetenza di chi si occupa delle pratiche. E non è un'esagerazione: mia madre ad esempio quando venne in Italia per la prima volta per ricongiungimento familiare, a Milano non ricevette il permesso per 3 anni. Vai Italia...cosi ti vogliamo...E non inferisco oltre raccontandovi l'estrema efficacia e cortesia degli addetti alla Questura a Tokyo.

1 commentaire:

  1. Aressandora22/1/09 21:18

    Comincerò a chiamarti Fosca! :O)
    Quest'analisi dei biscottini spinge eh! :O)

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