10 décembre 2009

Pensieri sparsi e critica ai nipponisti

Pensavo che studiare per il noryoku shiken mi è stato utile. Uno per iniziare a colmare le mie leggendarie lacune in kanji, due per stilare una meravigliosa lista dei termini piu' improbabili incontrati in quella occasione. E piu' precisamente impastare (neru), paghetta (kozukai), morfologia (keitaigaku), tubero (kyukon), elemento chimico (genso), stetoscopio (choshinki).

Notevolmente mi è piaciuta invece la parola hatsumimi 初耳composta da "primo" (cronologicamente parlando) e "orecchio": cioè "lo sento per la prima volta".

Pensavo anche che rimango fedele al mio primo proposito di laurearmi con una tesi di traduzione dall'originale e nella foga ieri ho scritto una introduzione "personale" e oggi ho tradotto due short stories di Hoshi.

Pensavo pure che non avevo mai pensato che in italiano si dice "la mia casa" ma "a casa mia". E non sapevo spiegare alla mia ripetente perchè il mia venisse posticipato in alcune occasioni e in altre no.

Sono stanca.

Ma suvvia, non voglio chiudere su una nota negativa!
Vi riferiro' questa perla:
All'esame del Noryoku del primo livello a Milano quest'anno c'è stato un soggetto che al termine della spiegazioni sullo svolgimento del detto esame ha pacatamente alzato la mano per chiedere "scusi ma, se si finisce con largo anticipo, si puo' uscire prima?"

...

Momento di silenzio precedente un potenziale scoppio di fragorose risate nervose.
Molti si girano a guardare il malcapitato. Tra cui me, e i miei amici, con occhi strabuzzati.

Brutta razza, i nipponisti.
Un 90% di esaltati che non posso sopportare e che danno del nipponista un'immagine da otaku che si portano dietro anche quelli che sono "normali".
Pensavo anche, ora mi sono ricordata cosi' per caso, che solo per la lingua giapponese sembra esserci tutta questa competitività e questa smania di eccellere soprattutto facendo sentire il prossimo un idiota ed esaltandosi pensando che aver letto due manga significhi aver capito tutto della cultura giapponese. Mi vergogno di essere occidentale di fronte a dei giapponesi, a volte, per questo. Forse che avendo letto i Promessi Sposi un giapponese si potrebbe permettere di affermare pubblicamente di essere figo e aver capito la cultura italiana?
Gente, ripigliamoci. Conoscere la cultura di un altro paese significa viverci anni e anni, e significa spesso purtroppo anche non conoscere la propria. Quindi che c'è da sbandierarlo?
Non sopporto l'identificazione del Giappone con le ossessioni personali e i deliri di grandezza di chi pensa di essere il dio del manga/anima/arte marziale/ikebana...Come dire: Italia è pasta, mafia, ragazzi macho e bel paesaggio. Certo, anche. Ma non solo. Ci sta dietro ben altro. Per non parlare di quelli che aprono dei siti in cui si vantano di essere i primi ed unici ad aver capito il Giappone a tutto tondo, per tutti i suoi aspetti e ci fanno la grazia di elargirci la loro sapienza....e si scopre che non sono mai stati in Giappone.
Per di piu' che la lingua è un reale ostacolo: modestamente mi sento di poter affermare che un occidentale che non parla PERFETTAMENTE giapponese viene trattatto, da chi piu', da chi meno, come un bambino. Quindi se non puoi dialogare con la gente del posto, come pretendi di accedere alla sua cultura?

Mi ricordo ancora le parole di addio di una delle mie prof. alla Waseda. Ci saluto' con "日本語はこれからだ". Letteralmente, "la lingua giapponese è da ora in poi". In sostanza, "siete dei principianti, dopo 1 anno qui avete raggiunto il livello necessario per iniziare seriamente lo studio e la comprensione di questa lingua". "E della sua cultura e tutto quello che ci sta attorno", aggiungo io.

1 commentaire:

  1. I nipponisti che non sono mai usciti dai confini del proprio comune sono i più terribili... magari sanno a memoria i nomi dei 100 personaggi del manga del momento, ma fanno fatica ad attraversare la strada.

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