30 décembre 2009

Libro "Giorni Giapponesi"


[Premessa: per problemi informatici, i font di questo post sono quasi completamente random. Non fateci caso] Sto leggendo "Giorni giapponesi - alla ricerca dell'anima del Giappone" di Angela Terzani Staude (Milano, Edizioni TEA, 1994).Ho dovuto procurarmelo, dovevo sapere cosa ne pensava qualcuno che - da occidentale anche se non nipponista - ha vissuto 5 anni in Giappone. Nonostante alcune perplessità iniziali - perplessità solo sulla forma e su alcune affermazioni che trovo un po' melodrammatiche - devo dire che si sta rilevando una lettura purificatrice. Questa signora fa un ritratto impietoso ma veritiero del Giappone. Cio' che è ancora piu' interessante pero' è che riesce a dare tante risposte, e non si limita a porre dei problemi. Quante volte ho penato a trovare una risposta ai miei quesiti sul perchè i giapponesi fanno o pensano tale o tal altra cosa, senza poterne davvero venire a capo e lasciando la questione in sospeso con un ventaglio di possibili ipotesi. In questo libro invece si trovano delle risposte. Non so se siano determinate piu' che altro dal mio bagaglio di esperienze, che confermano alcune impressioni e affermazioni dell'autrice...è ben noto che come avvenga la lettura di un libro dipenda anche dal background del lettore. Consiglio tanto questa lettura. A tutti gli appassionati del Giappone. A chi ha la curiosità e il coraggio di guardare la realtà del Giappone contemporaneo cosi' com'è. A chi non si saprebbe accontentare dello sguardo superficiale e kitsch del turista. Mi genera qualche perplessità perchè è presentato sotto forma diaristica, mentre molti interventi sembrano riscritti e rielaborati con senno di poi e tante conoscenze che mi sembra strano l'autrice avesse sin da subito. E una lieve tendenza a spiegazioni di storia e cultura un po' manualistiche. Ma tant'è. Molte inutizioni sono geniali, molte descrizioni di esperienze vanno oltre cio' che ci si aspetterebbe. La distanza temporale anche contribuisce all'effetto positivo. Mi spiego meglio. Leggete questo breve passaggio:
"In Giappone c'è aria di "crisi economica". I giornali lo scrivono, i politici lo ripetono, lo martellano nella testa dei cittadini."

Vi troverete d'accordo con me se affermo che sembra una frase scritta tra il 2005 e il 2009. Beh, è del febbraio 1987.
Questo è solo un passaggio breve e palese, ma in moltissimi punti ho avuto l'impressione che tutto fosse uguale, che nulla fosse cambiato, quindi in sostanza: il ruolo della donna, con quale riluttanza ormai svolge la sua "parte"...etc., etc., etc.

Sto imparando molte cose che hanno un aspetto familiare ma che, in fondo, si rivelano del tutto nuove.

Certo, ci sono anche punti in cui mi trovo in profondo disaccordo. Ad esempio con questo passaggio:

"Fino a un secolo fa ogni quartiere di Tokyo era un piccolo mondo a sè, ristretto come un "villaggio": Roppongi, Ginza, Shinjuku, Shibuya, Asakusa, Kanda, Meguro...Poi, con la modernizzazione, i vari quartieri si sono amalgamati in una metropoli di 12 milioni di abitanti che a prima vista ricorda l'anonima, sciatta, provvisoria periferia americana. Ancora oggi pero' ogni quartiere rotea intorno alla sua stazione metropolitana e alla sua ginza - la strada con le taverne e le botteghe delle vecchie stampe - cosi che ai giapponesi resta l'illusione di vivere ancora nell'intimità del villaggio". Quello che mi aveva colpito era proprio la differenza tra i quartieri! Altro che amalgamati...
Oltretutto, trovo umano il tentativo di voler preservare l'entità del "villaggio", proprio perchè ci si trova in una megalopoli ed uno spazio umano bisognerà pur crearselo...

Ad ogni modo è un libro che propone una chiave di lettura oggettiva e valida. Ne sono certa, pur essendo solo a metà.

Vorrei condividere meglio con voi cio' che mi suscita questo libro, ma esporre ogni mio parere su ogni affermazione e aggettivo e sottinteso che ho incontrato sarebbe troppo faticoso. Concludo lasciandovi con una frase, la frase che finora mi è piaciuta di piu' e con il sincero consiglio di leggerlo : )

"Tanto sembra faticoso ogni incontro umano che i piu' preferiscono non parlare affatto".

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