28 février 2011

Fil rouge

Il titolo della prima traduzione dal francese vista in classe questo semestre è "Boîte de Pandore".
Il vaso di Pandora sembra perseguitarmi ovunque io vada. Si materializza sotto forma di Facebook, questo strumento del demonio che ti da' l'illusione di avere una vita sociale - o di non poterne fare a meno, pena l'estromissione dai "giri" che contano - ma che alla fine ti fa odiare le persone che (pensi di) conoscere. La mancanza totale di tatto, di considerazione per l'altro vi è talmente palese che chi non se ne accorge e mi chiede perché volevo cancellare l'account mi sembra più fuori dal mondo di me - e ce ne vuole.
Poi Pandora si materializza sotto forma di frammenti di frasi, allusioni nefaste, distillati che sciolgono i miei sogni e li fanno apparire vani: "una tesi sul bilinguismo? E' banale, lo sanno tutti che è uno svantaggio essere bilingui quando si traduce".
Ho già pensato due volte di dover smettere questo Master, perché non sono adatta. Evidentemente non ho ancora trovato la mia strada. E la mia mancanza di obiettività nei miei confronti, che mi ha portata qui, lo confermerebbe. Forse a forza di chiudere un occhio o due ho perso di vista altre possibilità, altre strade di vita.

6 commentaires:

  1. Scusami ma proprio non riesco a comprendere quale sia lo svantaggio dell'essere bilingui quando si traduce. Io ci vedo solo lati positivi O.O
    Come mai questa crisi? I tuoi voti sono buoni e ti piace quello che studi, quindi mi auguro che sia solo un scoramento passeggero. Mi sembri proprio una ragazza in gamba, per non parlare del fatto che condivido in toto le tue opinioni riguardo al malefico Facebook (non ho mai avuto un account e non mi passa neanche per l'anticamera del cervello di farlo). Non sai quanto invidio il tuo poliglottismo, davvero, ma soprattutto la tua conoscenza del giapponese. Cioè, hai praticamente superato due volte l'ikkyu (anche se la seconda tecnicamente non l'hai passato è innegabile che sia comunque una vittoria. Quel punto in meno è soltanto sfiga, non significa che tu non sappia la lingua, anzi, dimostra solo come il Noryoku sia un esame un po' farlocco, dopotutto.)
    Un momento di depressione può capitare a tutti, ma tu superalo, non abbatterti e porta avanti i tuoi progetti ambiziosi, mi raccomando.

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  2. Grazie kitsune <3

    Sentire parole di incoraggiamento fa sempre bene....!
    Certo, la mia non è una crisi "seria", nel senso che in fondo non ho mai messo in dubbio che porterò a termine questa specialistica...forse è passeggera ma anche cronica :P

    Per risponderti: Essere bilingui è uno svantaggio nei mestieri delle lingue, soprattutto quando le lingue in questione sono abbastanza simili come nel mio caso francese e italiano, perché si ha tendenza a fare errori che chi non è bilingue non commetterebbe mai: ad esempio una volta ho scritto "sedentarizzazione" convinta che esistesse....invece me la sono inventata di sana pianta perché il francese è "sédentarisation" mentre l'italiano è "stile di vita sedentario". A quanto pare questo tipo di errore è grave...certo, chiunque legga capisce, ma arriccia il naso, perché da un professionista delle lingue questo non ce lo si aspetta...idealmente, chiaramente.

    A quanto pare la comunità scientifica conferma questa idea xD

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  3. Ah, adesso ho capito XD
    Ricordo di aver letto una volta, in uno dei tuoi post, la parola decollaggio (o comunque qualcosa di simile). Il significato era lampante, grazie anche al contesto, ma in effetti mi ha lasciato un po' così XD
    Pensandoci bene in effetti potrebbe causare qualche problema, forse facilmente risolvibile da una rilettura ad opera di un madrelingua non bilingue, suppongo.
    Ad ogni modo posso capire bene la questione, ora che mi ci fai riflettere. Ad esempio io, oltre all'italiano, l'unica lingua che comprendo al 100% (ma non so parlare XD) è il dialetto della mia zona, il modenese, che ha fra l'altro una certa assonanza con il francese. Ebbene, mi è capitato più di una volta di incartarmi sulla traduzione di termini dialettali, rendendoli con parole che più che "italiane" al massimo potevano definirsi "italiote" XD

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  4. Esatto...!
    Tra l'altro quello del "decollaggio" me l'avevano già fatto notare, ahahha sarà magari il caso di andarlo a cambiare.. :P
    In teoria dovrei rileggermi io e trovare i miei errori, ci sto lavorando sopra...
    Ma studi a Bologna?

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  5. Guarda, secondo me quello è l'unico errore palese che hai fatto finora, o almeno è il solo che ricordi. Non posso giudicare il tuo francese, ma il tuo italiano è perfetto, quindi non credo sia il caso di perdere tempo a spulciare tutto il blog XD
    Io ho studiato giapponese a Venezia, ma per cause di forza maggiore (lavoro) ho dovuto abbandonare, e con pochi rimpianti, devo dire. Studiando la lingua da autodidatta sono arrivata a sapere più cose rispetto a quante ne avrei potute imparare al terzo anno di Cà Foscari, senza contare che le materie erano troppe e troppo dispersive. Ricordo ad esempio l'allucinante corso di Lingua giapponese classica, con annesso l'infernale esame finale: sputare sangue per imparare cose che, a conti fatti, serviranno ben poco (il giapponese classico penso sia conosciuto da una fetta davvero esigua della popolazione giapponese e, a meno che non si voglia intraprendere studi classici/letterari non ha senso metterlo in curriculum di default), toglieva tempo ed energie allo studio della lingua moderna, "viva". Non avendo la possibilità di andare a impararla in loco mi ero iscritta principalmente per questo motivo, e devo dire che è stata una mezza delusione XD
    Aggiungiamoci poi il fatto di essermi resa conto che in Italia con una laurea in giapponese ci si fa meno di niente et voilà, l'entusiasmo iniziale è evaporato come neve al sole.
    Comunque sia, quello del traduttore è un mestiere che mi affascina da sempre, ed è per questo che, anche se commento di rado, seguo con sincero interesse le tue vicende^^

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  6. Capisco...!
    Sì, la CaFoscari ha un'ottima reputazione, ma come dici le troppe materie possono essere dispersive, e alcune palesemente inutili, come il giapponese antico...capisco la tua amarezza nel non aver potuto studiare meglio la lingua "viva" là. Però è anche vero che lo studio da autodidatta è quello che ti porta più avanti di tutti - fino ad un certo punto, poi viene il soggiorno in loco. Niente sostituisce l'impegno e la motivazione personale, nemmeno un ottimo corso universitario!
    Mi fa piacere che segui il blog e che hai interesse per la traduzione, cercherò - come era comunque intenzione ma mi hai fatto tornare la voglia - di scrivere più in dettaglio cosa facciamo anche durante questo secondo semestre! :)
    Comunque anche tu non lasciar perdere i tuoi sogni...anche se la laurea in giapponese non porta nemmeno ad avere un posto al mac donalds fare/studiare quello che si ama è gratificante e anche solo per quello vale la pena...!

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