Stasera leggevo il discorso di Kawabata Yasunari tenuto per il premio Nobel che ricevette per la letteratura nel 1968. Vi è citata una poesia di Ono no Komachi appartenente al Kokin Waka Shu, un'antologia imperiale di componimenti poetici compilata nel X secolo e che avevo studiato l'anno scorso. Mi è piaciuta cosi tanto...
Tanto lo pensai Che come m'addormentai Ecco m'apparve Se lo sapevo un sogno Chi si svegliava mai
Dal mio amore Per le strade del sogno Vado e rivado Ma un solo sguardo desto Piu' di tutto questo vale
Allora l'ho cercata nell'antologia grazie all'indice degli autori, e ho trovato una poesia simile. Non sono sicura che si tratti della stessa, perchè c'è solo la prima strofa. E la traduzione è diversa, forse semplicemente perchè opera di qualcun altro? In giapponese (antico) la poesia che ho trovato è la numero 552, del 12esimo libro dell'antologia e recita:
思いつつ 寝ればや人の 見えつらむ 夢と知りせば 覚めざらましを
Ma la traduzione è:
Forse perchè mi corico Sospirando per lui, Mi è apparso nel sonno? Avessi saputo ch'era un sogno, Mai mi sarei svegliata.
Il commento (di Ikuko Sagiyama) alla poesia è "La poesia apre una serie di tre componimenti di Komachi col motivo dell'incontro che avviene nel sogno. la poesia rovescia la credenza comune dell'epoca secondo la quale, se si vede qualcuno in sogno, è segno che quest'ultimo pensa intensamente al dormiente."
Gli altri 2 componimenti della trilogia recitano: うたたねに 恋しき人を 見てしより 夢てふ物は 頼みそめてき
Da quando vidi Nel sonno leggero Il mio adorato, Cominciai a confidare Nel sogno fuggevole
いとせめて 恋しき時は むばたまの 夜の衣を 返してぞ着る
Quando mi opprime La brama tormentosa, Mi affido all'incantesimo Di indossare a rovescio La veste da notte
"La poesia si basa sulla credenza secondo la quale, se si dorme indossando la veste al contrario, si puo' incontrare nel sogno la persona amata"
Nato a Tokyo nel 1879 (anno 12 dell'era Meiji) Nagai Sokichi usa lo pseudonimo di Kafu (vento sul loto) ispiratogli da un amore adolescenziale in ottemperanza alla tradizione Edo che vuole che i letterati usino un nom de plume. I suoi pseudonimi sono variati, eccentrici e spesso giochi di parole che non esita a usare per titoli di opere; ad esempio Kinpu Sanjin (il dilettante di Kinpu) gioca sul fatto che la seconda lettura di Kinpu sia Kanetomi, il quartiere in cui è nato. Avrebbe voluto essere un Edokko, figlio di Edo. Nato nel distretto di Koishikawa da una famiglia di proprietari terrieri origniaria dalla provincia pero', non ha la provenienza tipica per esserlo, oltre ad essere nato nell'era Meiji. Il padre Kagen è un funzionario della nuova burocrazia Meiji e rappresenta sia lo spirito di rinnovamento che Kafu tanto odia, sia la morale confuciana con la quale è stato educato. Le prime opere, di cui non rimane nulla, risalgono al periodo della scuola media e sono racconti a imitazione di Tamenaga Shunsui, autore di romanzi popolari del periodo Tokugawa. Nagai non ama lo studio e preferisce dedicarsi al Shakuhachi (flauto di bambu a 5 fori) o al Kiyomoto (teatro dei burattini, rappresentazione accompagnata dallo shamisen), infatti fallisce nello studio del cinese all'Università di Tokyo e prende lezioni presso un maestro di rakugo nel 1899 finchè suo padre non interviene a fermarlo. Negli stessi anni diventa allievo di Hirotsu Ryuro, uno scrittore del genere hisan shosetsu (romanzo tragico) di cui si sente l'influenza nelle prime 2 pubblicazioni di Nagai, "Oboroyo (notte di nebbia)" del 1889 e "Hanakago (cesto di fiori)" del 1899. Nel 1901 diventa giornalista dello Yamato Shinbun e inizia la sua fase di sperimentazione letteraria e indagine sui canoni della letteratura europea moderna. Legge Zola in inglese. Tra il 1902 e 1903 pubblica saggi e traduzioni sul naturalismo. Lo shizenshugi e naturalismo francese sono molto diversi pero', e Nagai seguira' addirittura un percorso diverso da tutti gli altri naturalisti giapponesi, che approdera' al romanzo autobiografico. Nel 1902 scrive una prefazione alla sua opera "Jigoku no hana (I fiori dell'inferno)" in cui dichiara la sua adesione al zolaismo. Per lui, la natura umana è fondamentalmente bestiale e desidera indagarne gli aspetti piu oscuri, come la lussuria e la violenza, cercando di mostrare come derivino dall'eredità dei nostri antenati e dall'ambiente in cui ci troviamo. In realtà pero' Nagai non recepisce proprio questo determinismo "europeo", e in generale tutti i naturalisti giapponesi si limiteranno a descrizioni accurate, non derivate dai postulati di una vera e propria scienza "deterministica". Rimane un grande amore per il dettaglio e per descrizioni minute di cio' che ha visto, quasi come in un dipinto. Questo è evidente in Bokuto Kitan del 1936 (Una strana storia al di la del Sumida) in cui descrive i vecchi quartieri di piacere di Tokyo che si trovano nello Shitamachi, in modo talmente dettagliato che l'ambientazione diventa la vera e propria protagonista. A Bokuto Kitan ritornero' pero' dopo. Nel 1903 il padre lo manda all'estero a studiare, avendo abbandonato ormai le speranze di farne un burocrate come lui. Cosi, Nagai finisce in America in diverse città, e termina il college nel 1905. Inizia a lavorare all'ambasciata giapponese di Washington e poi per una banca giapponese e nel 1906 ottiene il trasferimento in Francia, dove rimane fino al 1908. Nel 1907 pubblica America Monogatari, una raccolta di 14 racconti e 7 saggi che vertono soprattutto su lavoratori e prostitute giapponesi emigrati in America. Dice che le loro storie di per sè bastano e quindi aggiunge pochi commenti in quanto narratore. E' in questo periodo che inizia a usare l'artificio stilistico della narrazione a piu livello, o racconto nel racconto. Nagai è in grado di apprezzare la cultura occidentale e la sua modernizzazione, che secondo lui è frutto di una naturale evoluzione, e ama anche la libertà nei rapporti sociali, impossibile in Giappone col confucianesimo. Tuttavia l'apprezzamento dell'Occidente lo porta a guardare con distacco la patria. Piu che criticarla pero', lamenta un mondo ormai perduto. Nel 1909 pubblica Furansu Monogatari, che include due brani colpiti da censura perchè narrano le notti parigine di un giovane diplomatico giapponese. Cita Parigi come miglior esempio di una modernizzazione realizzata con armonica fusione di passato e presente che non distrugge la cultura classica, a differenza di quanto è avvenuto in Giappone. Nel 1910 esprime finalmente compiutamente la sua idea in Reisho (Sorrisi beffardi): l'imitazione acritica dell'Occidente è un fenomeno superficiale che impoverisce la cultura tradizionale e non approfondisce debitamente il pensiero moderno. Nello stesso anno diventa professore di francese all'università Keio, dove fonda la Mita Bungaku, rivista letteraria in opposizione alla Waseda Bungaku. La sua è di orientamento antinaturalista, infatti pubblica un saggio (Furansu no shizenshugi to sono hando) in cui ridefinisce le proprie posizione rispetto a Zola. Le caratteristiche della sua narrativa sono: - Si rivolge al passato poichè deluso dal presente, ma ignora l'ambientazione storica per rivolgersi a un passato ancora vicino, quello dei quartieri di piacere nello Shitamachi, che pur degradati dalla modernizzazione recano ancora tracce della tradizione. E di fronte all'inevitabile progresso, evoca nostalgicamente. Il tragico incidente Kotoku jiken pero' lo segna. Dopo la repressione e condanna a morte di socialisti anarchici, si sente a disagio nel suo ruolo di letterato, come spiega in "Hanabi", perchè dovrebbe parlare ma forse non trova il coraggio di prendere posizione. E si riduce al silenzio o a una letteratura di puro intrattenimento come ad esempio il gesaku. Il distacco dalla vita sociale diventa l'unica cosa che lo accomuna davvero con l'epoca Edo, in cui le condizioni erano simili: niente reale libertà di pensiero. La crisi è anche privata, con due matrimoni falliti. Nel 1916 da' le dimissioni dalla Keio e alterna momenti di florida produzione letteraria a momenti di totale inattività. Si mette a frequentare i café di Ginza e le Moga (modern girls) e viene per questo criticato da altri scrittori, che trovano il suo stile di vita dissoluto. Negli anni del militarismo e della guerra sceglie il silenzio, e anche se non aderisce alla Società per la letteratura al servizio del paese, non appartiene neppure al gruppo di comunisti ridotti al silenzio; percio' la fine della sua carriera è all'insegna del successo e dei riconoscimenti.